Sii più forte delle tue paure. Un anno da Peer

Seduti al tavolo del bar della scuola, ci guardiamo negli occhi e decidiamo di voler raccontare quello che avevamo vissuto insieme durante l’anno, cercando di metterlo in parola.

Nessuno di noi sa scrivere, nessuno lo ha mai fatto ma decidiamo di provarci lo stesso.

Siamo emozionati, prendiamo un foglio e una biro e iniziamo a tirare giù delle idee.

Cos’è la peer? Come descrivere quello che abbiamo vissuto insieme in questo intenso anno? Inizia Leranto che ridendo dice: “Peer, peer to peer? Beh, prima di tutto non è uno scioglilingua; lo dico perché inizialmente io pensavo lo fosse, poi ho scoperto cos’era veramente”, “ Sì, è vero, ci siamo avvicinati alla Peer, all’educazione alla pari senza avere idea di cosa fosse, inizialmente per dirla tutta pensavamo solo ad un modo veloce per fare ore di alternanza, poi quando lo abbiamo capito, abbiamo pensato… che fortuna! meno male che l’abbiamo scelto”.

Piccole esperienze, piccoli momenti che uniti ci hanno permesso di formarci per riuscire a parlare con i ragazzi più piccoli delle dimensioni della violenza, quella violenza che ogni giorno, sia noi che loro, viviamo nelle nostre classi, sui social e nelle strade dei nostri quartieri.

Perché abbiamo scelto di farlo? Perché abbiamo deciso di diventare degli “educatori alla pari?”. Scoppiamo a ridere, nessuno di noi si riconosce veramente in questo termine così adulto, così neutro.B uttiamo giù tante idee, da chi spiega di aver iniziato a fare la peer solo perché sembrava una cosa figa, a chi invece molto seriamente dice di averla iniziata per aiutare il prossimo; alla fine, siamo tutti d’accordo su un pensiero di Desirée “Abbiamo deciso di iniziare quest’avventura perché avevamo voglia di fare la nostra parte, di provare a fare qualcosa per cambiare le cose e non aspettare che sia qualcun altro a farle per noi. La peer ci dà la possibilità di spenderci nel nostro contesto, nelle nostre scuole ed essendo coetanei delle persone che andiamo ad incontrare loro ci ascoltano di più.”

Abbiamo iniziato con delle formazioni, i facilitatori del Centro Studi Sereno Regis venivano a scuola da noi una volta a settimana e per due ore facevamo attività, discutevamo e riflettevamo sul significato dell’odio, delle parole e delle azioni che mettiamo in atto sia nella vita reale che quella virtuale. Sono stati momenti preziosi in cui parlare e riflettere di cose importanti non aveva il solito sapore di noioso, ma sapeva di divertimento e voglia reale di entrare in azione.

Alla fine delle formazioni è arrivato il momento più intenso e difficile, ma anche il più bello: era tempo dell’azione, tempo di entrare nelle classi prime del nostro istituto e creare una relazione con loro per riflettere insieme sui mille volti della violenza.

Eravamo molto emozionati e a tratti preoccupati. Tanti pensieri e tanta voglia di farcela, entrare in quelle classi richiedeva molto coraggio e noi, ogni volta, mentre stavamo per entrare nelle aule dove si svolgevano gli incontri, pensavamo di non averlo. “Ci ascolteranno? E se fanno casino mentre cerchiamo di parlare? Oddio non me la sento, sembreremo il professore di matematica che viene a fare la ramanzina!”, ma poi, bastava un attimo, bastava superare il ciglio della porta per ritrovare subito tutto il coraggio smarrito e ricordarsi che avevamo tutte le competenze per farcela.

Abbiamo incontrato più di 600 studenti in meno di 4 settimane, siamo entrati nelle loro classi, ci siamo seduti con loro e abbiamo discusso insieme sul ruolo dell’odio e delle discriminazioni nella quaotidianità delle nostre vite. Ogni incontro era un mondo a sé e ogni classe ci stupiva.

Ripensando a quei momenti, Denis e Exaucée dicono: “Abbiamo incontrato tantissimi ragazzi, con alcuni si è creato un bel legame, con altri è stata dura. Ci sentivamo un po’ come dei professori, ora capisco la fatica che fanno loro tutti i giorni ad entrare in relazione con noi. Non è stato facile ma sono stati momenti fondamentali, da alcuni degli studenti incontrati sono emerse delle richieste di aiuto e consigli per superare situazioni di violenza e discriminazione e ora non li lasciaremo soli.”

Siamo molto orgogliosi del percorso fatto e nonostante le fatiche incontrate in questi mesi ancora ci rimane la voglia e la passione di continuare a fare la nostra parte, di incontrare gli studenti più giovani per dire e dimostrare loro con le nostre azioni che, insieme, possiamo ritrovare il coraggio di non tacere e affrontare le nostre paure. Uniti possiamo fare la differenza.

Autori: Stefano, Giorgia, Desirée, Denis, Leranto, Exaucée, Roberta, Mattia, Ilaria

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