È la verità che fa liberi. Dalle fake news al giornalismo di pace per una informazione responsabile | Segnalazione redazionale

Renato Butera e Paola Springhetti (a cura di), È la verità che fa liberi. Dalle fake news al giornalismo di pace per una informazione responsabile, LAS, Roma 2018, pp. 324, euro 23,00

L’avvento di Internet e dei media sociali ha cambiato il modo di fare informazione e di usare i big-data per il controllo degli utenti della rete. Per di più, la sovrabbondanza delle informazioni ha reso più difficile identificare la qualità delle notizie e spinto verso un confronto in cui sospetto e acredine stimolano il meccanismo del fascino e dell’accettazione o, al contrario, del rifiuto a priori, favorendo la contrapposizione tra tifoserie a scapito dello sforzo critico del pensiero.

Tempestività e istantaneità della pubblicazione hanno inficiato il dovere della verifica soprattutto per chi pubblica, ma anche per chi legge. Il lettore o lo spettatore si trovano a volte di fronte alla sospensione del giudizio in merito alle informazioni ricevute, rischiando di cadere nel paradosso della credibilità: le notizie cioè sono valutate incredibili, ma tuttavia probabili o possibili. In questo clima prolificano le notizie false (fake news) il cui obiettivo è quello di creare intenzionalmente distorsione della verità e conseguente disinformazione, allo scopo di far montare un clima di sospetto, brodo di coltura congeniale a tesi di complotto, violenza verbale, esasperazione della conflittualità, accecamento ideologico.

A partire dal messaggio di papa Francesco per la 52. Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali svoltasi il 13 maggio – nel quale si auspicava l’avvento un giornalismo «di pace» ma «non buonista», «ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti» – la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’UPS propone con questo libro un contributo sul tema a cura di docenti e specialisti della materia.

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