La causa climatica dei cittadini | Legambiente

Famiglie che vedono le proprie vite messe a rischio dagli impatti dei cambiamenti climatici, dentro e fuori dall’Europa, hanno adito oggi alla Corte di Giustizia europea contro il Parlamento e il Consiglio europei, per denunciare l’inadeguatezza del target di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030.


Questa causa, presentata il 24 maggio 2018, intende sollecitare i tribunali dei Paesi dell’ Unione Europea, sottolineando il fatto che – mentre il cambiamento climatico è stato riconosciuto come un problema fin dal 1992 –   non sono ancora state intraprese iniziative adeguate a proteggere i diritti fondamentali delle persone ricorrenti: diritti già violati dagli impatti del cambiamento climatico.  (http://peoplesclimatecase.caneurope.org/)

Questa iniziativa, promossa a livello internazionale da CAN – Climate Action Network (http://www.climatenetwork.org/), è sostenuta in Italia da Legambiente, che sul suo sito (http://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/la-causa-climatica-dei-cittadini) porta la testimonianza delle famiglie ricorrenti.

Tra le famiglie ricorrenti anche quella italiana di Giorgio Elter, che racconterà la sua esperienza e la sua storia il 29 maggio a Torino presso la sede di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, insieme al vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini e al presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Fabio Dovana. L’azione legale della famiglia Elter è infatti sostenuta dall’associazione ambientalista, che è membro di Climate Action Network Europe.

“L’Italia sta facendo troppo poco, e troppo lentamente, per ridurre le sue emissioni di CO2, come dimostrano i dati che riportano addirittura un aumento nel settore energetico –ha dichiarato Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente -. Dobbiamo rafforzare l’azione per il clima e innalzare gli obiettivi UE 2030 in coerenza con l’accordo di Parigi. Legambiente sostiene pienamente l’azione legale della famiglia Elter, che può aiutarci a mobilitare i cittadini e a esercitare una crescente pressione sui governi affinché adottino politiche ambiziose in materia di clima ed energia e l’Europa diventi un esempio internazionale”.

Le famiglie ricorrenti ritengono che la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 sia inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà. Esse sostengono che, a fronte di quanto sancito dal diritto europeo e internazionale, questo obiettivo di riduzione sia troppo basso; sottolineano che l’Unione ha il dovere legale di non causare danni e di proteggere i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Nel consentire ulteriori emissioni e non esercitando il proprio potere decisionale al meglio delle possibilità, la Ue sta invece ledendo i loro diritti fondamentali. Chiedono alla Corte di sancire che la questione del cambiamento climatico ricade nella sfera dei diritti umani e che la Ue ha la responsabilità di proteggere i loro diritti, quelli dei loro figli e delle future generazioni.

Le famiglie ricorrenti, le cui condizioni di vita sono tra quelle che gli effetti del cambiamento climatico mettono più a rischio, sono:

  • genitori che vivono in piccole isole al largo della costa tedesca del Mare del Nord le cui condizioni di salute, proprietà e occupazione (come l’agricoltura e i servizi turistici) sono e saranno messe in pericolo dall’innalzamento del livello del mare e dalle mareggiate che raggiungono aree più interne;
  • figli e genitori che vivono nel sud della Francia e nel sud del Portogallo le cui condizioni di salute, proprietà e occupazione (come l’agricoltura) sono messe in pericolo da ondate di calore e siccità;
  • figli e genitori che vivono sulle Alpi italiane le cui proprietà e opportunità occupazionali (come i servizi turistici) soffrono per l’assenza di neve e di ghiaccio;
  • figli e genitori che vivono nei Carpazi rumeni, i cui mezzi di sostentamento e la cui occupazione tradizionale (come l’agricoltura e la pastorizia) sono messi a repentaglio dalle temperature più elevate e dalla penuria di acqua;
  • figli e genitori che vivono nel Kenya settentrionale, la cui salute e istruzione sono danneggiate da ondate di calore, siccità e desertificazione.

Queste famiglie sono accompagnate in questa azione da numerose ONG, da avvocati e scienziati, che credono fermamente che l’UE possa e debba essere più ambiziosa rispetto al suo obiettivo sul clima al 2030. Sono rappresentate dal professore di diritto tedesco Prof. Gerd Winter, dall’avvocato ambientale di Amburgo Roda Verheyen e dall’avvocato londinese Hugo Leith.

Gli scienziati del think tank scientifico Climate Analytics forniscono un background scientifico interdisciplinare a questo caso legale per fornire prove chiare di come le famiglie subiscano i cambiamenti climatici e per mostrare che cosa si può fare per ridurre le emissioni oltre l’obiettivo europeo attuale del 40% di riduzione rispetto alle emissioni del 1990 entro il 2030.

L’ONG tedesca Protect the Planet sta finanziando tutti i costi legali del caso per evitare che problemi finanziari possano ostacolare l’azione delle famiglie. CAN Europa, cui Legambiente aderisce – la più grande coalizione di ONG in Europa impegnata su questioni climatiche ed energetiche, insieme a oltre 150 organizzazioni in 30 paesi europei, in rappresentanza di oltre 1700 ONG – sostiene la coraggiosa azione delle famiglie ricorrenti e riconosce l’urgenza di agire per proteggere i loro diritti fondamentali.

Ecco le dichiarazioni delle famiglie sulle proprie situazioni e sulle ragioni dell’azione legale. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito People’s Climate Case

Il nonno della famiglia francese, Maurice Feschet, ha dichiarato:

“In 6 anni la nostra perdita di raccolto nella Provenza francese è stata del 44%, a causa degli impatti dei cambiamenti climatici che ci colpiscono sempre più duramente. C’è l’urgenza concreta che la politica europea faccia un passo indietro e consideri i principi della democrazia. L’UE deve ascoltare i cittadini che sono colpiti dai cambiamenti climatici e mettere in atto le misure necessarie per proteggerli”.

La famiglia tedesca Recktenwald spiega perché sta facendo questa causa:

“Questa azione legale riguarda non solo la nostra famiglia e la situazione attuale, ma anche il futuro di tutti noi. Quello che succede qui, nella nostra isola e in Germania del Nord, sta accadendo in tutto il mondo. Siamo particolarmente consapevoli del cambiamento climatico perché viviamo a contatto con la natura”.

Il padre della famiglia di apicoltori portoghesi, Ildebrando Conceição, ha dichiarato:

“Oggi non abbiamo più quattro stagioni, ma solo estate e inverno. Questa situazione disturba l’attività delle api che impiegano più tempo per adattarsi alle variazioni climatiche. La diminuzione della produzione di miele, che è stata continua nel corso degli anni, ha ridotto il reddito della mia famiglia che deriva dall’apicoltura. Abbiamo avviato questa procedura legale perché non è solo un problema nazionale. Ed è necessario che l’UE s’impegni maggiormente per contrastare questa situazione che impatta sulle nostre vite e mette a repentaglio il futuro delle giovani generazioni”.

Il padre della famiglia Armando Carvalho, che ha perso la piantagione di alberi durante gli incendi boschivi nel 2017 in Portogallo, ha detto:

“Il 15 ottobre 2017, il verificarsi di un evento meteorologico anomalo ha coinciso con un violentissimo incendio che ha colpito le proprietà e il patrimonio della mia famiglia. In considerazione delle mie conoscenze in campo forestale e dell’esperienza acquisita in quei giorni nella lotta antincendio, e in linea con i miei valori di coscienza e cittadinanza, ho deciso di essere parte attiva in questa causa assumere, perché sono consapevole che spetta all’Unione europea fare da guida e agire in modo ambizioso per invertire ciò che sta accadendo in termini di impatti dei cambiamenti climatici sul suo territorio”.

Alfredo Sendim, agricoltore biologico portoghese, ha dichiarato:

“Se l’innalzamento delle temperature supererà i 2 gradi centigradi, ed è lo scenario verso cui stiamo andando con obiettivo climatico europeo attuale, la terra in cui oggi sorge la mia fattoria sarà un deserto e dovremo spostarci. Anche sotto i 2 gradi sarà, comunque, una vera sfida per via delle temperature più alte, estreme d’estate, che rappresentano una vera e propria minaccia di morte per il nostro bestiame”.

Tra i ricorrenti anche il padre della famiglia Caixeiro, Joaquim Caixeiro, che lavora nella fattoria di Sendim, e che ha dichiarato:

“I cambiamenti climatici influenzano direttamente il mio lavoro e la vita della mia famiglia rendendo la nostra attività meno competitiva rispetto ad attività simili dell’agricoltura convenzionale. Ciò che mi spinge a partecipare a questa azione legale è la paura per il nostro futuro: il mio e quello delle mie figlie”.

Il padre della famiglia ricorrente rumena, Petru Vlad, ha dichiarato:

“Anno dopo anno, le temperature aumentano, non c’è più acqua a sufficienza per le nostre mucche e le nostre pecore. Devo portare il mio bestiame da 600 metri di altitudine a 1400 metri per fargli pascolare erba decente, ma soprattutto per l’acqua. Non posso portare le nostre mandrie più su, perché oltre i 2000 metri c’è soltanto il cielo. Alcuni dicono che è una punizione divina, altri che dipende dall’inquinamento. Tuttavia, quello che posso dire, da semplice contadino senza istruzione superiore, è che non è colpa mia e che va risolto. Ed è per questo che chiedo azione: non chiedo denaro, ma protezione”.

Il padre della famiglia ricorrente keniana, Roba Guyo, ha detto:

“Nella nostra regione il caldo sta diventando sempre più estremo; il che minaccia le nostre vite a diversi livelli. Manca l’acqua da bere e per la pastorizia. E soprattutto, la salute dei miei figli è in pericolo. Soffrono a causa di queste ondate di calore estremo che affrontiamo da alcuni anni. Se la situazione non migliora e continuiamo così, siamo senza speranza”.

Legal Summary

L’ufficio stampa Legambiente 06 86268399 – 353 – Alice Scialoja 3393945428

 

 

MEDIA CONTACTS

Fabio Dovana, President of Legambiente Piemonte, [email protected] , +39 3929935376  (Please get in touch with Fabio for reaching out to Italian plaintiff family)

Goksen Sahin, CAN Europe Communication Coordinator, [email protected], +32 4 68 45 39 20

Hanna Fuhrmann, Germanwatch e.V (Germany), Public Relations Officer [email protected] , +49 (0)228 / 604 92-32 (Please get in touch with Hanna for reaching out to German plaintiff family)

Marie Pochon, Notre Affaire à Tous (France), Communication Coordinator, [email protected] , +33 6 52 26 19 41 (Please get in touch with Marie for reaching out to French plaintiff family)

Raul Cazan and Mihai Stoica, President and Executive Director of 2Celcius (Romania), [email protected] and [email protected], +40 724 427 999 (Please get in touch with Raul and Mihai for reaching out to Romanian plaintiff family)

Mafalda Sousa and Nuno Forner, Policy Officers in ZERO (Portugal), [email protected] and [email protected] ,  +351 936459045 | +351 911507704 (Please get in touch with Mafalda and Nuno for reaching out to Portuguese plaintiff families)

 

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