Dire la verità al potere. Riflettendo sulle elezioni politiche

Enrico Peyretti

Ieri sera, lunedì 26 febbraio 2018, al Sereno Regis, abbiamo fatto un bell’incontro sulle elezioni, non di propaganda, ma di auto-reciproco-orientamento. Dopo una bella relazione (che non tento di riassumere qui) di Pietro Polito, un esame approfondito non solo delle posizioni presenti, ma dei fenomeni profondi in corso, anche preoccupanti, abbiamo avuto un libero aperto scambio di considerazioni.

Qui dico in breve quel che ne ho ricavato io, per orientarmi.

1 – Politica è tutta la nostra vita in società: la conoscenza, la riflessione, le relazioni quotidiane, la partecipazione ai movimenti. Anche il sorriso è politico, cioè l’incontro umano positivo, anche con lo sconosciuto, specialmente con l’emarginato, perché è l’opposto e il primo rimedio dell’odio, in parole e atti violenti, che insozza oggi tanti momenti ed azioni sociali.

2 – E’ importante ritrovare la distinzione fondamentale, oggi occultata e inquinata, tra destra e sinistra. E’ a destra chi sopporta (o anche utilizza) le diseguaglianze ingiuste. E’ a sinistra chi ne soffre e vuole “rimuoverle” per la “pari dignità di tutti” (art. 3 Cost.).

3 – L’attività politica autentica, di ogni cittadino, appartiene all’etica umana universale – la “regola d’oro” presente in tutte le civiltà: trattare gli altri come si vorrebbe essere trattati da loro, e non trattarli come non si vorrbbe che loro ci trattassero, perché abbiamo tutti la stessa dignità  – e non è una meccanica delle forze, anche se il conto dei numeri (contare le teste invece di tagliarle) è il modo meno violento di attribuire compiti e responsabbilità, e di prendere decisioni.

4 – Dopo queste elezioni, come sempre, sarà di primaria importanza “dire la verità al potere“, cioè individuarlo dove è occulto e anonimo, sottratto alla designazione democratica, mai chiamato a rispondere democraticamente, e questo è oggi il potere finanziario totalitario e incontrollato, che svuota la democrazia, il più umano sistema politico finora costruito, e va perciò ricondotto sotto di essa.

5 – Pace ed ecologia sono i problemi e gli obiettivi planetari, che condizionano tutto, e che questa misera campagna elettorale ha del tutto trascurato, dimostrando la pochezza mentale e politica dei gareggianti. Le culture e i movimenti impegnati su pace, disarmo (anzitutto nucleare), ambiente, ecologia umana, hanno un compito di importanza politica superiore ai partiti della competizione attuale. Oggi la politica è cosmopolitica, nella comunità dei popoli. I nazionalsimi sono miseria.

6 – Il lavoro come diritto di vivere ed esprimersi, e come dovere di contribuire “al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4 Cost.) va difeso e attuato per tutti, contro gli interessi economici che ne fanno uno strumento variabile, contro le tecniche che tendono a sostituire l’azione umana (totale automazione e robotizzazione del lavoro). Compito difficile ma primario.

7 – L’astensione dal voto, e soprattutto dalla partecipazione sociale-politica, è dovuta a delusione e disgusto causati dalle classi dirigenti e dal sistema elettorale da queste voluto, è dovuta anche alla povertà e alle preoccupazioni private di molti nella vita quotidiana, alla ignoranza e confusione infuse dai mezzi violenti di comunicazione, è dovuta anche a fatalismo rinunciatario, ma c’è anche una astensione critica attiva, espressa come obiezione di coscienza (è la novità di queste elezioni). L’astensionismo va soprattutto interpretato e affrontato nelle diverse cause, per sbloccare il contributo politico di tutti i cittadini. Rimane il fatto che astenersi è regalare un punto a chi vince, senza sceglierlo.

8 – La scelta personale del voto corre oggi tra due poli: l’efficacia e la testimonianza. Il voto che cerca di essere efficace guarda, stando le cose come stanno, ad evitare il peggio e a favorire le possibilità presenti più accettabili, o meno inaccettabili, anche come pura riduzione del danno. Il voto che vuole testimoniare un’idea e una proposta giusta, anche se ora non può affermarsi come potere, non è un tradimento, non è uno spreco del voto, perché fa comunque presente una alternativa da custodire e curare.

9 – In ogni caso, dobbiamo essere presenti, attivi, informati, ricercatori, contribuire al lavoro del tempo, che non è solo distruttivo: fa cresere i bimbi e fa esperti i vecchi, che potranno non morire invano. Le generazioni possono imparare di nuovo a darsi la mano nel cammino dei popoli umani, insieme nella pace, nel colloquio delle civiltà, nella inventiva umanizzante della vita.

3 commenti
  1. Bruna Pellegrini
    Bruna Pellegrini dice:

    Astenersi dal voto è astrari dalla compagnia degli uomini che abbisognano di organizzazione concreta (la politica). Il voto di testimonianza relega nella nicchia dei privilegiati garantiti che lasciano fuori tutti quelli che han bisogno di pane, lavoro, scuola, salute,ecc. Con parole universali di libertà e giustizia fai un atto filosofico e ti disimpegni dal presente e finisce che "ti puoi credere al top ma sei in fondo alla lista" come dice Fiorella Mannoia nel bel video "Restiamo umani". Bruna Pellegrini
    .Bruna Pellegrini

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  2. Giancarla Ceppi
    Giancarla Ceppi dice:

    io invece sono convinta che l'astensionismo attivo specie di questi tempi sia l'unica risposta possibile ,o al massimo sono favorevole al voto di testimonianza . L'altro criterio è quello di votare per il meno peggio turandosi il naso .Criterio adottato dalla maggioranza dei votanti autodefinitosi di sinistra da decenni a questa parte, avallando così una sinistra che si autodefinisce tale ma al massimo può essere definita di un centrismo liberal- opportunista . Com'è opportunista colui che predicando bene razzola male e approva leggi liberticide e ,'forneriane', non creando certo posti di lavoro , evitando la chiusura o la dislocazione di attività industriali che tanto disoccupazione creano . Dando nel contempo qualche colpo alla botte dei matrimoni delle coppie omosessuali che intanto non costa niente e attira simpatie dei numerosi ipotetici futuri votanti che hanno potuto coronare civilmente il loro sogno d'amore. Da tempo è risaputo che non esiste l'autonomia della politica dall'economia . Una sinistra che tale si definisce non può avallare guerre o permettere lo scempio e la schiavitù(v.Libia ) di coloro che emigrano non certo per rubare il lavoro agli italiani ma per fuggire da una vita che tale non è .E invece lo fa e diminuisce i finanziamenti alla cultura e alla scuola aumentando nel contempo quelli per gli armamenti . Per un esempio non nostrano durante la presidenza di Obama ci sono state altrettante guerre che in quella di Bush . Quanto al voto di testimonianza io sono favorevole al partito che propone la candidatura della Lidia Menapace anche se non mi piace la denominazione Potere al popolo che si sono dati . Dare il potere al popolo oggi sarebbe dare il potere a coloro che vogliono cacciare gli stranieri dall'Italia e chiudere le frontiere e altre turpitudini del genere. Per un altro voto di testimonianza va presa in considerazione la nova formazione del Partito del valore umano ( rimanendo critica sul fatto che nel suo statuto non si esprime una posizione chiara sulla epocale problematica dell'emigrazione. )

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