Torino si mobilita per la Siria

Giovedì 15 febbraio 2018, a partire dalle ore 19, si svolgerà, presso il circolo Hiroshima non amour, in via Bossoli 83 a Torino con ingresso a offerta libera, un aperitivo di raccolta fondi con prodotti tipici siriani e un concerto con diversi artisti della scena musicale torinese per sostenere la Proposta di Pace dei profughi siriani redatta insieme agli operatori di Operazione Colomba nei campi profughi in Libano.

L’iniziativa è promossa da Operazione Colomba, Acmos, Hiroshima Mon Amour, Fondazione Vera Nocentini, AltreProspettive, Centro Studi Sereno Regis, Fondazione Benvenuti in Italia, Libera Piemonte e si svolge grazie alla disponibilità del circolo e dei suoi lavoratori, nonché degli artisti (PoorManStyle Showcase, Alessandro Petullà, Quindi, VooDooDolls, Abisso04, La capitale della Birmania, DIECICENTO35, Twee) che mettono gratuitamente a disposizione i loro brani musicali e grazie alla partecipazione di diverse band delle scuole superiori torinesi che si esibiranno in apertura.

La cifra raccolta verrà totalmente dedicata al sostegno della proposta di pace e dell’operato dei rappresentanti dei profughi siriani, che incontreranno nei prossimi mesi vari parlamenti europei ed esponenti politici di rilievo internazionale.

La musica sarà intervallata da interventi delle organizzazioni promotrici ed aderenti, che spiegheranno nel dettaglio la situazione in Libano e in Siria e le finalità dell’evento. Concluderà la serata un dj set finale fino alle ore 24.00.

La proposta di pace può essere sostenuta anche tramite bonifico bancario sul conto  dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – Condivisione fra i Popoli ONLUS, via Valverde 10 – 47923 Rimini, codice IBAN: IT06E0628524201CC0017057554 e causale “Operazione Colomba in Libano (concerto Torino)”.

L’evento è organizzato da un gruppo di associazioni e fondazioni torinesi, che ha deciso di riunirsi sotto il nome “Torino For Syria”, perché i suoi esponenti e militanti sono indignati dalle morti dei cittadini siriani e dal silenzio generale in cui sono perpetrate. SI fanno portatori di questa proposta perché desiderano, fino a mettere in gioco le loro vite, che i rifugiati siriani, insieme a tutti i profughi e ai siriani tutti, possano avere giustizia, pace e dignità.

Infatti, dal marzo 2011 la guerra in Siria ha causato e continua a causare una tragedia umana di immani proporzioni. Mentre una soluzione politica non è ancora stata trovata, in Siria continuano ad aver luogo violazioni dei diritti umani, abusi, uccisioni e scontri armati in un contesto di diffusa insicurezza e assenza di ogni garanzia per la salvaguardia dei diritti delle persone. Si contano più di 300.00 morti e più di un milione di feriti. Inoltre più della metà dell’intera popolazione siriana è stata costretta a lasciare le proprie case, anche più di una volta, registrando la Siria come la più grande crisi di sfollamento globale.

I siriani sono diventati la più grande popolazione di rifugiati sotto il mandato dell’Alto Commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), un popolo in fuga dalla guerra. Gli sfollati interni alla Siria sono più di 7,6 milioni e 3,9 sono i profughi, di cui circa il 95% è accolto in cinque Paesi: la Turchia sta accogliendo oltre 1,7 milioni di rifugiati, la Giordania 628 mila, l’Iraq 248 mila, l’Egitto 133 mila, infine in Libano, un Paese di circa 4,5 milioni di abitanti, nel quale tutt’ora risiedono mezzo milione di profughi palestinesi, i rifugiati siriani registrati dall’UNHCR sono circa 1,2 milioni e molti altri sono presenti nel Paese senza registrazione. I Paesi ospitanti della regione mediorientale sono sempre più in difficoltà nell’affrontare la situazione, e gli aiuti umanitari da parte della Comunità Internazionale divengono sempre più scarsi: basti pensare che i fondi programmati dall’UNHCR nel 2015 per rispondere alla crisi regionale, dovuta all’accoglienza dei profughi siriani, sono stati coperti solo per il 10%. [Dati: UNOCHA (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, www.unocha.org/syria) e UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees, www.unhcr.org/syriaemergency.html)]

A partire dal 2013, Operazione Colomba, il corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha una presenza nell’Akkar, regione a Nord del Libano prossima al confine con la Siria.

Grazie agli anni vissuti insieme ai profughi siriani nei campi profughi del Libano Operazione Colomba ha potuto raccogliere alcune delle loro richieste, che rappresentano quelle di molti altri scappati dalla guerra in Siria per non dover essere obbligati a combattere o per non essere uccisi.

Insieme a questi Operazione Colomba ha elaborato una proposta per dar loro la possibilità di non essere solo profughi ma di esprimersi sul futuro della propria terra. Pensiamo sia importante aggiungere una componente civile al tavolo della trattative.

Uno dei punti della Proposta di Pace è la creazione di Zone Umanitarie, secondo l’esempio della Comunità di Pace di San José de Apartadò. Questa comunità, come altre esperienze indigene, contadine ed afrocolombiane che in Colombia si oppongono in maniera nonviolenta alla guerra, all’ingiustizia ed allo sfollamento forzato, resiste al terrore generato dalle azioni violente dei gruppi armati contro la popolazione civile ed alla tentazione permanente della vendetta, cosa per niente facile quando le aggressioni sofferte permangono nella più totale impunità. La Comunità di Pace di San José de Apartadò è stata riconosciuta dall’Alta Corte Interamericana ed ha chiesto una protezione internazionale disarmata, realizzata da Peace Brigades International, FOR e Operazione Colomba.

Per leggere la Proposta di Pace dei Profughi siriani: www.operazionecolomba.it/noisiriani

 

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