Campagna di disobbedienza civile di massa intralcia uno dei massimi inquinatori europei

Sarah Freeman-Woolpert

All’ultimo weekend d’agosto tende da circo rosse e gialle sono sorte sul paesaggio agrario renano della Germania dell’ovest, al convergere di oltre 6.000 attivisti per la giustizia climatica per una serie di giornate attive di protesta contro l’attività mineraria carboniera nella regione, comprensiva di una campagna di disobbedienza civile denominata Ende Gelände (Fine territorio, ossia Fin qui e non oltre), in cui 3.000 partecipanti venerdì e sabato hanno illegalmente ostruito l’infrastruttura mineraria carboniera.

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Con addosso sacchi di paglia per proteggersi dai manganelli della polizia e accompagnati da una banda di ottoni in marcia e clown, gli attivisti si sono sparpagliati in squadre per i campi attorno alla miniera di lignite Tagebau Garzweiler e la centrale elettrica di Neurath. Un gruppo è entrato nella miniera stessa, dove altri stavano sdraiati sui binari per inscenare un blocco che impedisse la consegna del carbone sui treni alla centrale. La miniera e quattro centrali della zona sono gestite dal gigante tedesco dei servizi pubblici RWE, e la miniera di lignite è una delle massime fonti di emissione di carbonio in Europa.

I partecipanti erano organizzati in 10 gruppi d’azione, detti “dita”, ciascuno dei quali aveva programmato in anticipo la propria strategia deliberando in assemblee democratiche la propria linea d’azione. Entro ciascun “dito” gli attivisti si erano suddivisi in gruppi d’affinità per discutere fino dove fossero disposti ad arrivare in caso di confronto con la polizia e per mantenersi in contatto durante le azioni.

Solo il venerdì, gli attivisti hanno bloccato i binari per nove ore, inclusi i treni per la consegna del carbone dalla vicina miniera di Hambach, causando la riduzione del 37% dell’attività della centrale di Neurath. A complemento delle azioni Ende Gelände ci sono state azioni indipendenti, compreso un gruppo di ciclisti che hanno sconvolto il traffico viaggiando in formazione da “massa critica”, e un gruppo di arrampicatori, “Robin Wood,” che spenzolavano dai ponti sulla ferrovia. Presso la foresta di Hambach, l’organizzazione ambientalista Friends of the Earth ha organizzato una catena umana di 3.000 persone creando una “linea rossa” simbolica contro l’estrazione di carbone.

Charlie, un anarchico auto-proclamato che ha chiesto di non essere identificato col nome completo, ha detto che il blocco della ferrovia era la sua prima partecipazione – “tesissima” – a un atto di disobbedienza civile. Il suo gruppo, il Dito Rosa, partì in bus venerdì mattina, proseguì poi a piedi per i campi verso la ferrovia – per trovarsi a fare i conti con la polizia, che “ha cominciato immediatamente a spruzzarci addosso irritanti” racconta “facendoci correre, cadere e bastonandoci”; per finire poi “imbottigliati” da un cordone di polizia, fino al rilascio con la scusa di passare a una manifestazione autorizzata a pochi kilometri da lì sotto scorta. Ma poco dopo il gruppo le è sfuggito correndo per la campagna verso un altro gruppo che stava bloccando i binari, venendo inseguito dai furgoni della polizia e perfino da ufficiali in collaborazione con coltivatori locali a bordo di trattori e aratri multipli davvero agili nello sbarrargli la strada.

“I trattori andavano di gran carriera a mezzo metro dagli attivisti, cercando di adunarci verso la polizia; pericoloso, sul terreno disuguale dei campi di patate: era facile cadere rischiando di venire colpiti dai trattori”. Alla fine comunque circa la metà del Dito Rosa ce la fece a raggiungere i binari, lì valutando le prossime fasi e giocando a carte nelle due ore e mezza che ci vollero alla polizia per sgombrarli, sollevandoli di peso e buttandoli senza garbo giù per la scarpata mentre i manifestanti cantavano provocatoriamente.Queste lo azioni facevano parte della campagna di Ende Gelände, a sua volta parte di una manifestazione più vasta comprendente parecchi altri gruppi, con base per l’occasione nel Campo Renano per il Clima, regolarmente registrato come raduno politico, già tenutosi da otto anni. Le azioni erano divise in tre gruppi principali: il sit-in Sostituire il Carbone (KohleErSetzen) di JunepA, rete giovanile d’azione politica; una manifestazione di protesta legalmente registrata vicino alla miniera; e la disobbedienza civile di Ende Gelände. col contorno di altre iniziative indipendenti, fra cui un progetto documentario svedese – Disobbedienza dal vivo – che trasmetteva in streaming il viaggio di quattro attivisti partecipi.

Questo è stato il terzo anno consecutivo di azioni di disobbedienza civile da parte di Ende Gelände. Nell’agosto 2015, più di mille persone entrarono nella miniera Garzweiler per azioni d’intralcio. Poi, nel maggio 2016, 4.000 persone bloccarono una miniera di carbone e una centrale in Germania orientale.L’infrastruttura carbonifera tedesca è stata presa di mira da attivisti in anni precedenti, con blocchi dei treni dalla miniera di Hambach nel 2011-2013 e il primo blocco della miniera Garzweiler nel 2014. Ora le azioni stanno diventando sempre più interconnesse, attraendo altre migliaia di partecipanti e facendosi sempre più sofisticate nella programmazione e nella strategia.

Quest’anno durante le azioni sono state fermate ottocento persone, quasi tutte rilasciate il giorno stesso dell’arresto. Parecchie centinaia hanno subito lesioni e cinque sono finite in ospedale, con denuncie di calci, colpi in faccia, e trascinamenti con il capo a urtare il terreno. Un attivista svedese di nome Karl – anche lui ha rifiutato di dare il nome completo – partecipava la terza volta consecutiva a Ende Gelände, questa volta con un’ingessatura a un braccio; mentre partecipava col gruppo Dito Blu, circondato dalla polizia vicino ai binari domenica mattina, è stato manganellato da un poliziotto. Molti partecipanti hanno messo in relazione la violenza della polizia con il sostegno finanziario e politico all’industria del carbone del paese da parte del governo tedesco, che sovvenziona aziende come RWE, dando agli ambientalisti l’impressione che la polizia stesse non solo applicando la legge, ma sostenendo attivamente RWE.

Nonostante la sua lesione, Karl ha detto che è stata una “esperienza liberatoria” da viversi da quanti altri disposti a trasgredire la legge e rischiare lesioni per attirare l’attenzione sull’urgenza del cambiamento climatico. “La disobbedienza civile è uno dei modi di cui effettivamente disponiamo per porre il problema del cambiamento climatico sul fronte primario, lì dove spesso è assente”. Ancora Karl ha detto che Ende Gelände è efficace per la struttura egalitaria col quale si sviluppano le strategie. “Quest’anno abbiamo visto molta auto-organizzazione. La polizia opera con una gerarchia, una struttura dall’alto al basso, mentre qui a Ende Gelände, abbiamo migliaia di teste che prendono decisioni”.

Una serie svariata di tattiche e un’attenta programmazione della strategia ha permesso a molti gruppi di partecipare a molte azioni con livelli diversi di rischio e preparazione. Sabato si è formato spontaneamente un gruppo – il Dito Bianco – con parecchie persone attive il giorno prima in atti di disobbedienza civile più intensi, che si è attivato per una diversione a basso rischio mirante a distogliere risorse e personale impegnati sugli attivisti che bloccavano i binari.

Il Dito Bianco ha menato un convoglio di 13 furgoni di polizia in una spiritosa caccia per le strade, accompagnato da un chitarrista e un giocoliere. Molti residenti locali uscivano a sventolare un saluto e mostrando entusiastici pollici in su agli attivisti di passaggio. Il gruppo terminò simbolicamente a Holzweiler, una cittadina abbandonata con l’ampliarsi della miniera Garzweiler. La polizia barricò le strade e disse agli attivisti di tornare indietro, benché in assenza di leggi che vietino di entrare nella cittadina. Gli attivisti si sparsero davanti alla chiesa locale, dove tennero un’assemblea democratica per decidere se cercare di forzare il cordone di polizia o tornare al campo. I membri del gruppo, tirarono fuori strumenti musicali, condivisero cibo, cantarono canzoni, si esibirono in acrobazie e tennero una sessione improvvisata di poesia, il tutto davanti al cordone di polizia. L’energia e l’entusiasmo del gruppo culminarono nella formazione di un’ampia piramide umana di fronte alla polizia in uno sciocco confronto, accolto da grida di giubilo e applausi da gente del posto sopraggiunti in auto per guardare e fare foto. Gli attivisti adattarono il popolare canto di protesta tedesco “Noi siamo pacifici, voi che siete?” in “Noi siamo svegli, che siete voi?”.

Tutti i gruppi furono accolti da ovazioni al ritorno al campo. Squadre di volontari riportarono i fermati dalla stazione di polizia, e una tenda dell’accampamento fu dedicata appositamente al sostegno psico-emotivo degli attivisti che avevano provato confronti violenti con la polizia.

Il campo servì da luogo d’addestramento, da comunità democratica e nucleo d’attività per tutte le attività del weekend, accentuando il comun sentire, l’assenza di gerarchia e una condotta di vita sostenibile, tra l’altro con pasti vegani, gabinetti di compostaggio, seminari aperti, musica dal vivo, sessioni di yoga, e una sala salti & rimbalzi per i bambini. Cucina e rigoverno delle stoviglie erano assicurati da volontari attivisti membri della comunità locale, attivi anche ai banchi informazione e per la pulizia dei bagni. Alle decisioni si arrivava in grandi assemblee democraticche con traduzione in diretta per gli interventi non in tedesco.

Prima dei giorni d’azione d’agosto, il campo è stato la sede della “Scuola Estiva di Decrescita“, programma gratuito di quattro giorni su argomenti quali sviluppo sostenibile, cambiamento del sistema e strategie organizzative. Il finanziamento della scuola estiva — che sarebbe dovuto arrivare dalla Fondazione per l’Ambiente e lo Sviluppo del Land NordRenania-Westfalia — è stato cancellato 10 giorni prima dell’inizio, comportando una perdita di 46.000 euro. I tagli sono stati evidentemente effettuati perché il programma avrebbe avuto luogo troppo a ridosso ad azioni di disobbedienza civile, che sovente i finanziatori non sono disposti a finanziare in quanto illegali.

Ende Gelände conta di continuare la disobbedienza civile ai colloqui sul clima dell’ONU a Bonn più avanti nell’anno. Secondo attivisti come Karl, il movimento per il clima non può limitarsi a promuovere il rispetto degli accordi di Parigi [dic. 2015], dovendo essere lo scopo lo smantellamento dell’infrastruttura dei combustibili fossili, dato che un aumento di 2°C della temperatura globale supera già la soglia del cambiamento climatico catastrofico. “Bisogna che agiamo verso una giusta transizione, e bisogna farlo adesso” diceva Karl. “Ecco per che cosa questa gente si mette in gioco anche fisicamente”.

Campagne strategiche di disobbedienza civile come Ende Gelände offrono un esempio di come si possano usare una vasta partecipazione e la creatività per affrontare un avversario scoraggiante, anche così potente come l’industria dei combustibili fossili.


Fonte: Waging Nonviolence, 30.08.17 – Sarah Freeman-Woolpert

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


Originally from New Hampshire, Sarah Freeman-Woolpert studied international affairs and conflict resolution at The George Washington University. She has lived for the past two years in Sarajevo and Belgrade conducting research on youth activist movements and also serves as the Assistant Editor for the Journal of Resistance Studies.

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