Guai ai poveri. La faccia triste dell’America | Recensione di Cinzia Picchioni

Elisabetta Grande, Guai ai poveri. La faccia triste dell’AmericaEdizioni Gruppo Abele, Torino 2017, pp. 172, € 14,00

Il sottotitolo, ovviamente, si rifà a un verso della canzone di Enzo Jannacci, Messico e nuvole e il libro – proprio come erano Jannacci e le sue canzoni – tutto è tranne che divertente.

Pieno di dati (dal 1950 ai giorni nostri), professionale, scritto in modo agile e facilmente leggibile, il libro sostiene una tesi: della povertà siamo responsabili tutti, perché il “diritto” – che ha prodotto povertà – siamo noi. L’autrice si reca ogni anno in America, e ogni anno i poveri sono sempre di più, ogni anno è peggio. Come mai? L’America non è più povera, anzi è il Paese più ricco. La ricchezza è cresciuta di 3 volte e i poverissimi sono cresciuti di 2 volte (e i poverissimi non restano poverissimi, ma la loro situazione può peggiorare). Come è potuto accadere? Il presidente del Consiglio di Amministrazione di Wal-Mart guadagna in 2 giorni quello che un lavoratore guadagna in tutta la vita. Nel libro si spiega la teoria e la prassi di un paese modello (gli Stati Uniti) fondato su un modello e su un pensiero liberale economico. Un modello che ha prodotto questo: 1 bambino ogni 30 è senza casa; 1/3 degli americani è povero.

Il libro può essere letto anche secondo alcuni filoni “nascosti”: 1. Ricchezza; 2. Capitale; 3. Teoria dello sgocciolamento: quando sale l’alta marea salgono tutti, bastimenti e barchette, ma invece non è successo. Questa storia è finita; 4. Espansione del potere amministrativo che diventa potere esecutivo (regolamenti, multe, sceriffi nelle contee…  ci ricorda qualcosa, anche se qui da noi non ci sono le contee?). Leggi qua:

Introduzione

“Anna Sullivan è una signora americana di 45 anni, senza lavoro e senza casa. Anna vive a Honolulu, il paradiso del turismo opulento, in cui ai poveri di strada è data la caccia come fossero topi da allontanare. Forte delle ordinanze cittadine che trasformano in reati le innocue e necessarie attività quotidiane dei più poveri – come chiedere l’elemosina, dormire o sdraiarsi in un androne […] – la polizia locale perseguita giornalmente Anna, portandole via le misere cose […] Poco importa se a Honolulu i prezzi delle case sono alle stelle e certamente inarrivabili per oltre la metà più povera della popolazione americana. Men che meno chi governa la contea di Honolulu e la sua polizia si preoccupano che nei dormitori pubblici della città ci sia posto per accogliere Anna […] i senzatetto sono puniti per il solo fatto di esistere, perché i loro tentativi di sopravvivere rappresentano per legge altrettanti “reati contro la qualità della vita. […] Sono queste le storie della quotidianità […] dei tanti, troppi altri americani che […] vivono in condizione di fortissima precarietà. Sono le facce della povertà estrema negli Stati Uniti, una povertà che da più di quarant’anni cresce senza sosta e che al dicembre 2014 […] comprende quasi 21 milioni di esseri umani, che rientrano nella definizione di poverissimi perché hanno un reddito al di sotto della metà della soglia di povertà federale”, pp. 7 e 10.

Ecco una possibile interpretazione del titolo: guai ai poveri! Come si dice al figlio che sta per disobbedire… ma anche guai ai (verso i) poveri, nel senso che ci sono dei guai seri pronti per chi è povero: essere arrestato perché dorme in un parco (non avendo trovato posto nel dormitorio pubblico perché è pieno di altri poveri) o perché chiede l’elemosina (non avendo trovato posto nel dormitorio pubblico non può lavarsi né cambiarsi e nessuno lo assume). Ecco un bel “gatto che si morde la coda”, ma per fortuna non ha problemi a dormire fuori.

Dalla Quarta di copertina

“Mentre ciò [la povertà estrema, NdR] comincia a radicarsi anche in Italia è utile osservare come il fenomeno è governato in quella società [gli Stati Uniti, NdR], che da tempo anticipa i nostri modi di pensare, di vivere, di organizzarci. Su questo aspetto indaga il libro, descrivendo una realtà sconvolgente nella quale il diritto non si accontenta di contribuire alla creazione del povero ma gli si accanisce contro e lo colpisce attraverso lo strumento penale, trattandolo sempre più come un nemico da sconfiggere”.

L’autrice

Elisabetta Grande insegna Sistemi giuridici comparati all’Università del Piemonte Orientale. Da oltre vent’anni studia il sistema giuridico nordamericano e la sua diffusione in Europa. Fra le sue pubblicazioni: Il terzo strike. La prigione in America (Sellerio, 2007); Imitazione e diritto. Ipotesi sulla circolazione dei modelli (Giappichelli, 2000, trad. portoghese 2009) e la curatela di Le forze vive del diritto: un’introduzione.

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