Le donne devono avere più autorità per la ricostruzione della Siria

Il Comitato Consultivo delle Donne Siriane vuole parità di coinvolgimento tra donne e uomini per una transizione pacifica del paese Sawsan Zakzak, membro del comitato, ha portato avanti la causa all’ultimo incontro di Ginevra e ha parlato della sua rilevanza con “News Deeply”.

Una rifugiata siriana indossa una sciarpa con scritto “libertà”, durante le manifestazioni di Atene, richiedendo diritti per le donne, l’8 marzo 2017, in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

Martedì a Ginevra è iniziata l’ultima sessione dei colloqui di pace in Siria e Sawsan Zakzak continua a lavorare dietro le quinte per informare sulle prospettive, spesso trascurate, delle donne siriane e per consolidare il loro ruolo nei negoziati condotti dall’ONU per trovare soluzioni politiche alla guerra in Siria.
Per oltre trent’anni la Zakzak ha difeso i diritti delle donne in Siria, prima come membro della Lega delle Donne Siriane (la più longeva organizzazione pro-donne del paese) e poi come co-fondatrice del SWIPD (Iniziativa per la Pace e la Democrazia delle Donne Siriane), che ha unito donne siriane di ogni ceto sociale per lavorare al comune obiettivo della pace.
Oggi la Zakzak fa parte del Comitato Consultivo, che collabora con l’inviato dell’ONU in Siria Staffan de Mistura. Il Comitato è la prima organizzazione istituita con l’obiettivo specifico di difendere e valorizzare il ruolo femminile nei negoziati e nel futuro del paese.
Nel 2012 la costituzione siriana è stata modificata, aggiungendo un articolo che “garantisce alle donne pari opportunità per partecipare alla vita politica, sociale, culturale ed economica.”
La Zakzak e le sue compagne della Lega delle Donne “cercavano il miglior modo per integrare la consapevolezza di genere nella costituzione” aggiunge.
Insieme al movimento delle Donne Siriane per la Democrazia, la Lega ha scritto una dichiarazione intitolata We look forward to a Democratic Constitution (“Aspiriamo a una Costituizone democratica”) e ha lanciato una campagna sponsorizzando un ruolo attivo della donna in Siria. Dopo che la Zakzak ha fondato la SWIPD, l’organizzazione è diventata la base per il Comitato Consultivo, che è stato istituito solo nel febbraio del 2016, nonostante le dichiarazioni di Ginevra I, di Vienna 2015, e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2254, che sottolineano tutte l’importanza del ruolo della donna nel passaggio a un potere democratico.
Il comitato si consulta regolarmente con de Mistura su un certo numero di argomenti, come sollevare importanti tematiche mancanti dal negoziato, portare alla luce la posizione delle donne siriane su argomenti chiave e partecipare ai colloqui di pace.
Syria Deeply ha incontrato la Zakzak e ha discusso con lei gli obiettivi del Comitato, la sfida che dovrà affrontare per essere riconosciuto dalle parti coinvolte nel negoziato (oppure “dai negoziatori”) e il ruolo che spetterebbe (altra possibilità: “dovrebbe spettare”) alla donna nel futuro del paese.

Syria Deeply: I colloqui di pace di Ginevra puntano a stabilire una “amministrazione credibile, aperta a tutti e non settaria”, stando alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2254 (2015). Che cosa porterà il Comitato femminile all’incontro e quali sono le sue priorità?

S.Zakzak: L’obiettivo coincide con le aspirazioni delle donne siriane, che lottano per porre fine al conflitto armato, ottenere una transizione politica democratica e costruire la pace fra i cittadini .
Il movimento femminista siriano ha capito che il conflitto armato non può portare a un reale passaggio alla democrazia. Ogni scontro armato civile porta solo grandi perdite a tutti i siriani, specialmente alle donne. I conflitti interni non possono essere vinti.
Oltre all’enorme perdita umana e alla distruzione di molte parti del paese, le donne siriane hanno pagato un prezzo molto alto. Hanno perso i loro cari e sofferto per gli spostamenti forzati. Tutte le parti [coinvolte nel conflitto siriano] hanno represso, imprigionato e rapito le attiviste e persino donne coinvolte solo indirettamente, attraverso un parente maschio.
Le donne soffrono anche la fame, la povertà e gli assedi, inoltre devono fare fronte a terribili condizioni di lavoro. La maggior parte delle ragazze siriane ha perso l’accesso alle scuole e alle università. Sono progressivamente diventate vittime del traffico umano, costrette a matrimoni minorili. In più i jihadisti hanno compiuto ogni tipo di violenza sulle donne, violentandole e vedendole come schiave. Per tutte queste ragioni, in questi colloqui, come sempre, vogliamo concentrarci sul dialogo tra tutte le parti, regionali e interregionali, per terminare il conflitto e cominciare negoziati diretti per completare la transizione democratica.

Syria Deeply: Come hanno reagito le parti coinvolte nel negoziato (oppure “gli altri partecipanti al negoziato” oppure “gli altri negoziatori”) e le altre delegazioni all’inclusione del Comitato Consultivo delle Donne?

S.Zakzak: Per molte persone non era chiara l’idea del Comitato. Alcuni si sono preoccupati che potesse sostituire altre delegazioni. Altri ne hanno dubitato per il semplice fatto che fosse formato da donne, o perché raggruppasse donne di diverse provenienze e ideologie, nonostante la società siriana sia profondamente divisa.
Penso che adesso il Comitato sia rispettato dalla maggior parte delle parti coinvolte nelle discussioni. Il Comitato ha fornito all’inviato speciale dell’ONU (de Mistura) consigli unici, provando gli stretti rapporti del Comitato con le donne siriane e una profonda consapevolezza della tematica femminile. Inoltre il Consiglio è l’unico è l’unico organismo che riunisce le donne siriane accomunate da un solo obiettivo, porre fine alla guerra e costruire un futuro migliore.

Syria Deeply: Come incoraggiate l’integrazione delle parti che rappresentate a Ginevra? – le donne siriane nel mondo –

S.Zakzak: Uno degli obiettivi principali dei membri dei membri del Comitato è stabilire una comunicazione interattiva tra le donne siriane. Questo è il motivo per cui noi della Lega delle Donne lavoriamo per rafforzare le relazioni con le donne siriane dentro e fuori i confini del paese, soprattutto con le attiviste, le richiedenti asilo e le rifugiate in Siria e in Libano, dove operiamo.
Abbiamo organizzato una conferenza a Beirut nell’aprile del 2016, a cui abbiamo invitato alcuni membri del Comitato, un gruppo di attiviste siriane, turche e libanesi e altre rifugiate siriane in Libano. Il tema principale trattato sono stati i meccanismi di comunicazione tra il Consiglio e le donne siriane.
Siamo determinati a intrattenere incontri di dialogo tra donne dove possiamo presentare il nostro lavoro, trarre vantaggio dalle loro reazioni e comunicare i loro suggerimenti e le loro idee all’inviato speciale dell’ONU, tramite il Comitato. Vogliamo estendere gli incontri per coinvolgere donne di altre regioni.

Syria Deeply: Riflettendo sull’ultima sessione di discussione, terminata senza particolari risultati, da dove pensate di ripartire?

S.Zakzak: Nell’ultima sessione speravamo che le parti negozianti (oppure “i negoziatori”) iniziassero a discutere i principali argomenti di negoziato concordati precedentemente – forma di governo la costituzione, elezioni e misure anti-terrorismo- e riuscissero a raggiungere gli accordi iniziali su questi problemi. Ciò nonostante, causa la mancanza di coordinazione tra i negoziatori dell’opposizione, abbiamo ottenuto molto meno dell’auspicato.
Dovremmo ricordare tutti che il conflitto armato in Siria uccide sempre più siriani e provoca maggiore distruzione ogni giorno. Non credo che il desiderio di pace sia una priorità per coloro che sono coinvolti nella guerra civile. ancora troppe persone credono che la soluzione militare possa portare frutti, specialmente coloro che dispongono di supporto straniero.

Syria Deeply: Andando oltre, quale ruolo dovrebbero ricoprire le donne siriane, nella ricostruzione finale dello Stato?

S.Zakzak: Le donne dovrebbero essere le protagoniste del futuro del paese, dalla ricostruzione all’instaurazione di un clima di pace e alla riconciliazione tra le comunità. Eppure tutto dipenderà dai diritti che le donne otterranno durante e dopo questa transizione. La legge siriana non fornisce pari diritti a uomini e donne; le leggi personali in particolare, che mantengono l’egemonia patriarcale nelle famiglie. Secondo queste leggi le donne non dovrebbero lavorare ed è compito del padre o del marito di occuparsi di lei. Le leggi rafforzano lo stereotipo di una donna incapace di provvedere a sé stessa e dipendente dall’uomo. Ci sono molte altre leggi che privano le donne siriane dei loro diritti, come la legge sul delitto d’onore. Queste leggi permettono all’uomo di controllare l’istruzione, le opportunità lavorative e ogni altro aspetto della vita della donna. Inoltre, anche le convenzioni sociali penalizzano la donna. In alcune famiglie, ad esempio, le donne non accedono all’eredità, che attenendosi alla religione, è già solo metà di quello che riceve l’uomo.
Tutte queste pratiche limitano le opportunità di indipendenza e imprenditorialità femminile. Sono convinta che potremo ricostruire la Siria solo se rafforzeremo la figura della donna, garantendo la totalità dei diritti umani, adottando politiche di sensibilizzazione sui generi e incoraggiandone l’integrazione nella vita pubblica. Nessuna società può svilupparsi se più della sua metà viene dimenticata.

Intervista condotta via mail, tradotta dall’arabo e modificata per ragioni di lunghezza e chiarezza


WRITTEN BY Kim BodePUBLISHED ON?  Titolo originale: Women Must Be Empowered to Rebuild Syria: U.N. Advisor
Traduzione di Federica Cataldi e Federico Piasco per il Centro Studi Sereno Regis

 

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