Conoscere, agire dal basso. Trasformare

Alberto L'Abate

Moreno Biagioni intervista Alberto L’Abate

Di fronte alla crisi economica così come ai recen­ti terremoti, si continua a ripetere che manca­no le risorse necessarie. È vero secondo lei?

Malgrado il nostro articolo 11 della Costiruzione, vo­gliamo primeggiare nelle spese militari mentre siamo agli ultimi posti in quelle per l’istruzione e la cultura, e anche per gli aiuti al terzo mondo. Basterebbe ridurle ed eliminare del tutto l’acquisto degli aerei F35, per avere i soldi per la sistemazione idro-geologica di buona parte del nostro territorio e prevenire i danni provocati dai frequenti terremoti.

Quanto pesano l’industria delle anni e l’apparato mi­litare sull’azione di governo?

Vedendo come stanno le cose e come varie volte i mi­litari abbiano impedito, o rimandato, decisioni prese dal Parlamento, viene il dubbio di non vivere in una demo­crazia parlamentare, ma in un “regime militare”. Sem­bra che si voglia superare la crisi economica con la ven­dita delle armi, invece che con uno sviluppo economico sano. In questi anni, eravamo solo al nono posto (al pri­mo nelle armi leggere), ma nel 2015 abbiamo visto ac­crescere tre volte le” vendite grazie al fatto che si sono allentati i controlli richiesti dalla legge 185.

Quale intreccio individua tra l’attuale sistema militare ed il modello di sviluppo ormai egemone nel mondo?

È ormai chiaro che l’attuale modello di sviluppo sta concentrando la ricchezza, a livelli altissimi, solo in po­che mani, e sta impoverendo il resto del mondo. Questo accresce il numero di affamati e provoca nei nostri paesi il fenomeno della disoccupazione a causa della deloca­lizzazione delle industrie in paesi senza sindacati e dove il costo del lavoro è anche venti volte minore. Qu?esto aumento degli squilibri sociali e del numero di disoc­cupati e affamati, non può portare certo verso la pace. Intanto i paesi ricchi si armano ancora di più, stimolando gli altri a fare lo stesso. L’unico modo per uscire da questo circolo infernale è quello di dar vita ad uno sviluppo non basato sul mercato e sul capitale, ma sulla solidarietà e sull’uso di energie rinnovabili, che non ri­chiedono eserciti per comrollarle o conquistarle.

Quali alternative si possono costruire per contrastare e superare la globalizzazione del capitale?

Purtroppo, mentre si notano i morti in guerra (specie se nostri), quelli dovuti alla violenza strutturale, che provoca i morti per fame e uccide 100 volte più della violenza diretta, sono meno evidenti. Per questo è importante far prendere coscienza delle ragioni di questi squilibri per aiutare le persone ad organizzarsi e coile­garsi, far conoscere e comprendere le forme di lotta nonviolenta e una volta appresa, insegnare loro anche a cercare le soluzioni che rispondano agli interessi dell’intera umanità. Sembra difficile, ma in realtà funziona. Ci vuole un impegno diretto (vedi ad esempio gli anni di carcere subìti dagli obbiettori di coscienza al servizio militare prima di ottenere una legge che glielo permet­tesse), ed una grossa organizzazione di base come quella di Libera di don Ciotti, che ha ottenuto le leggi contro la mafia, o come quella che ha permesso la vittoria al referendum antinucleare o per l’acqua come bene pub­blico. In realtà questa globalizzazione delle lotte non­violente dal basso sta già ottenendo risultati notevoli come, ad esempio, con la campagna contro le mine an­tiuomo dei primi anni Novanta e la loro messa al bando, quella contro le armi nucleari, o l’approvazione delle­ Nazioni Unite, alla fine del 2016, di un percorso che si concluda con la messa al bando dei missili atomici. Questo è stato possibile grazie all’iniziativa di organiz­zazioni non-governative di base unite alla presa di co­scienza dei tanti paesi perifèrici che non accettano più lo strapotere dei pochi “padroni del mondo”.

È possibile rinunciare all’esercito e affidarsi, se ne­cessario, alla Difesa popolare nonviolenta? Esistono esperienze in tal senso?

È quello che Carlo Cassola avrebbe voluto facesse il nostro paese. Per quesro aveva daro vita a Firenze alla “Lega per il disarmo unilateraie”, di cui facevano parte anarchici, cattolici come padre Balducci, o nonviolenti come Pietro Pinna, associazione che è stata molto attiva anche nelle lotte contro i missili di Comiso negli anni Ott:Ottanta. Quello che Cassola avrebbe voluto facesse il nostro paese, l’ha fatto in America centrale il Costa Ri­ca. Dopo una guerra civile, che ha visro il coinvolgi­mento diretto dell’esercito nazionale, ha deciso, nel 1949, con la nuova Costituzione, di eliminare l’esercito e utilizzare i fondi risparmiati per lo sviluppo dell’edu­caztone e il miglioramento deil’ambiente. Ha anche raggiunto, recentemente, la quasi totalità di riciclaggio dei rifiuti Da allora non ha avuto più guerre, ma ha fat­to preparare la popolazione, da esperti. di fama mon­diale, alla Difesa popolare nonviolenta.

Cosa abbiamo imparato dalle lotte per impedire l’in­stallazione dei missili atomici a Comiso?

O!lesta lotta è: stata vincente perché è stata utilizzata, per anni e da tante persone, l’azione diretta nonviolenta; perché ha proposto un progetto costruttivo per dar vita ad uno sviluppo locaie che non avesse bisogno della guerra per sostenersi; perché ha suscitare la partecipa­zione popolare (in alcune manifestazioni eravamo an­che in 100mila); perché alla lotta hanno partecipato persone di tutto il mondo e le lotte contro questa scelta sono state fatte in molti altri paesi. Ma uno dei nostri baluardi è stata la difesa dell’articolo 11 della Costituzione che rifiuta la guerra di offesa, perché i missili Cruise installati a Comiso erano anni atomiche di pri­mo colpo, da lanciare prima di quelle dell’avversario, e perciò di attacco e non difesa. Infarti, sono state tolte dopo i’accordo tra Reagan e Gorbaciov, determinato in gran parte da queste lotte. Ora, al posto dei missili c’è un aeroporto civile.


Fonte: Missione oggi, marzo-aprile 2017


 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.