La rete dei Musei per la Pace

Angela Dogliotti, Elena Camino

Una Conferenza Internazionale a Belfast

Dal 10 al 13 aprile 2017 si è svolta a Belfast la “9th International Conference of Museums for Peace”. Il tema principale dell’incontro era “Le città come musei viventi per la pace”.

La travagliata storia di questa città del Nord Irlanda ha reso ancora più significativa la scelta di questa sede per i numerosi partecipanti (oltre 140) che hanno alternato la partecipazione alle sessioni del Convegno con alcune visite ai luoghi che maggiormente recano i segni di un conflitto che è durato più di trent’anni.

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Nella foto si vede un particolare di uno dei lunghi muri che dividevano le zone ‘unioniste’ da quelle ‘indipendentiste’, ora tutto dipinto da murales e diventato un ‘muro della pace’.

Alla Conferenza ha partecipato anche Mairead Maguire, una pacifista britannica, cofondatrice, con Betty Williams, della Community of Peace People, un’organizzazione a favore della pace nel conflitto nordirlandese.

Mairead MaguireMaired (qui nella foto) e Betty hanno ricevuto nel 1976 il Premio Nobel
per la Pace, in riconoscimento delle loro straordinarie iniziative per risolvere in modo nonviolento il sanguinoso conflitto tra Unionisti e Indipendentisti nel l’Irlanda del Nord.

I Musei per la Pace

Si festeggia proprio nel 2017 il 25° anniversario della Rete Internazionale dei Musei per la Pace (International Network of Museums for Peace – INMP) che offre a esperti, educatori, attivisti di ogni parte del mondo l’opportunità di scambiare informazioni, condividere progetti, rafforzare collaborazioni tra strutture – alcune grandi, ben note, finanziate da enti privali e pubblici, altre piccole e basate sul volontariato – ma tutte impegnate a far conoscere e a promuovere iniziative di pace e di riconciliazione.

museipace02Sono presenti Musei per la Pace in Europa (nell’immagine la presentazione di quello inglese), in USA e in molti Paesi asiatici – soprattutto il Giappone.

La maggior parte delle comunicazioni avviene tramite il sito dell’International Network, la Newsletter e i social media, ma ogni 2-3 anni è stato possibile incontrarsi direttamente, grazie all’organizzazione di Conferenze Internazionali. Prima di Belfast, le sedi sono state in Europa (Regno Unito, Spagna, Belgio ecc.), in Corea e in Giappone.

I temi della Conferenza di Belfast

I temi affrontati nelle numerose sessioni parallele organizzate in occasione di questo Convegno sono stati molto vari: dalle problematiche che sorgono nei tentativi di dialogare in situazioni di conflitto, al ruolo dell’arte e della creatività nel favorire i processi di pace; dall’esigenza di portare alla luce tragedie dimenticate per dare voce alle vittime, ai difficili processi di riconciliazione.

Noi (Angela ed Elena), come rappresentanti del Centro Studi Sereno Regis, abbiamo partecipato a una sessione dedicata ai “Progetti di Musei per la Pace” e abbiamo illustrato il lavoro che con gli altri membri del nostro gruppo di lavoro stiamo conducendo per allestire una mostra fotografica che documenti – dei passati cento anni – gli eventi e i processi che testimoniamo l’esistenza di una storia alternativa a quella dominante. Invece di ricordare guerre, battaglie, violenze, noi intendiamo ricordare e onorare storie di coraggio nonviolento, di azioni di pace, di leggi a protezione dei diritti, di gesti di fratellanza e amicizia.

Una digressione a Bradford

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Nel nostro viaggio verso l’Irlanda del Nord abbiamo fatto tappa a Bradford, dove abbiamo potuto visitare il locale Museo per la Pace – con una sede piccola ma ricca di materiale e molto attiva – e ammirare la straordinaria Commonweal Collection , una biblioteca specializzata sulle tematiche riguardanti i cambiamenti sociali nonviolenti, che contiene più di 11.000 libri, 150 tra quotidiani e riviste, e una varietà di video e materiali educativi su pace, disarmo, ambientalismo ecc. Questa biblioteca è indipendente, ma è sostenuta e ospitata dall’Università di Bradford, in cui sono ormai numerosi i Peace Studies’: corsi universitari e temi di ricerca sulla pace e la nonviolenza.

Testimonianze

In questa breve visita, tra i molti aspetti interessanti che ci hanno colpito, ne segnaliamo alcuni. Il primo riguarda l’opportunità che abbiamo avuto di incontrare numerosi partecipanti che venivano dal Giappone, i quali hanno portato testimonianze interessanti, poco conosciute e molto varie. Da un lato hanno ripreso storie di tragedie di cui i giapponesi sono stati o artefici (il massacro di Nanchino) o vittime (la Battaglia di Okinawa), nella prospettiva di far conoscere queste storie – che erano state sepolte nel silenzio – e permettere perdono e riconciliazione. Dall’altra hanno sviluppato il tema dell’uso dell’energia nucleare, collegando la storia di un peschereccio giapponese colpito dal fallout durante i testi atomici degli USA nell’isola di Bikini, con il dramma del recente incidente avvenuto a Fukushima.

museipace04Il peschereccio e le peace boats. La Daigo Fukuryu Maru (Lucky Dragon) era una nave giapponese per la pesca dei tonni, che fu esposta e contaminata da radiazioni provocate da un esperimento nucleare statunitense di una bomba all’idrogeno sull’Atollo di Bikini, il 1º marzo 1954. Quando venne condotto l’esperimento, la Daigo Fukuryu Maru stava pescando al di fuori della zona di pericolo come dichiarata in anticipo dal governo degli USA. Tuttavia la potenza dell’esplosione fu almeno il doppio di quanto si era preventivato, e inoltre le condizioni meteorologiche mutarono rapidamente rispetto alle previsioni. I pescatori si resero conto del pericolo e tentarono di allontanarsi, ma persero tempo a recuperare le reti calate in mare, venendo esposti al fallout radioattivo per alcune ore.

museipace05Nella mappa visibile qui a fianco, presentata durante il Convegno, sono segnati i luoghi dell’Oceano Pacifico in cui furono pescati – tra aprile e dicembre 1954 – dei pesci radiocontaminati dopo il test atomico sull’Atollo di Bikini.

Dopo la decontaminazione il peschereccio fu ancora utilizzato, e dopo alcuni anni fu destinato alla demolizione. Ma le autorità decisero di utilizzarlo come testimonianza delle tragiche conseguenze dei test nucleari. Fu quindi restaurato e dal 1976 è esposto nel Yumenoshima Park di Tokyo. In ricordo di questo incidente (e di molti altri simili) nel corso degli anni sono stati organizzati molti viaggi di ‘barche per la pace’, alcune delle quali stanno attualmente solcando gli oceani.

museipace06Vittime innocenti . Particolarmente toccante è stata la testimonianza di alcune donne giapponesi presenti al Convegno, che hanno descritto il dolore di chi, durante il terribile tsunami che colpì le coste giapponesi nel marzo 2011, perse non solo i parenti e gli amici, ma anche gli animali domestici. Alcune di loro ricordano che durante le operazioni di salvataggio molti furono obbligati ad abbandonare i loro cani e gatti, perché non erano stati predisposti dei rifugi per loro. Una situazione analoga si verificò per chi, dovendo evacuare l’area intorno alla centrale nucleare di Fukushima, è stato obbligato ad abbandonare gli animali domestici. museipace07Una testimonianza di empatia per le creature non umane, spesso dimenticate nelle grandi tragedie umane, è rappresentata da un libretto con alcuni disegni di animali eseguiti dalle persone che così li hanno voluti ricordare.

Il nostro progetto

Partendo dalla consapevolezza che nel XX secolo si è manifestata la violenza delle due guerre mondiali, dei genocidi e delle distruzioni di massa, ma anche la novità della nonviolenza come dottrina politica, che si è tradotta in nuove modalità di lotta e di liberazione e per dare conto di tutto ciò, il Centro Studi Sereno Regis ha promosso un lavoro di ricerca e di raccolta della memoria storica dedicata alla costruzione della pace e allo sviluppo di forme di lotta e resistenza nonviolenta nel Novecento, con l’obiettivo di realizzare una mostra fotografica atta alla circolazione internazionale. Questa ricerca offrirà l’occasione per presentare alla società civile una narrazione storica finora poco visibile. Una mostra fatta di fotografie, manifesti, documenti, potrà contribuire a maturare la consapevolezza che ciascuno dispone di un potere positivo per uscire dallo stato di impotenza di fronte agli eventi negativi.

Per dare il proprio contributo civile e politico alla vita della collettività, è importante infatti saper trovare nella storia, accanto alla violenza e alle devastazioni prodotte da guerre e genocidi anche gli esempi di un diverso paradigma di pensiero e di azione, capace di trasformare in profondità le strutture stesse della nostra cultura politica per orientarle alla pace.

Invitiamo lettori e lettrici a segnalarci documenti, foto, eventi che possano contribuire ad arricchire questa mostra. Grazie.

 

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