Amianto e cellulari | Cinzia Picchioni

 


Scopriamo ora (da un po’ veramente) che stare esposti all’amianto era dannoso, causava il cancro, e ora è tardi: chi è stato esposto è malato (o è già morto per asbestosi). Allora, a quel tempo, quando gli operai lavoravano in mezzo alle polveri di amianto (e le portavano anche a casa, dalle mogli che lavavano le tute da lavoro), non si sapeva, o non si sapeva abbastanza, o non si voleva sapere? Su quest’ultima frase “non si voleva sapere” mi soffermerei un attimo, per una cosa che sta accadendo nel momento presente.

Non è che, tra vent’anni (come sta succedendo con l’amianto), ci accorgeremo che stare esposti alle onde elettromagnetiche dei cellulari faceva male? Non è che tra vent’anni, quando cominceranno a manifestarsi gli effetti di un uso sconsiderato dei cellulari, sarà troppo tardi, proprio come ora è tardi per l’esposizione all’amianto?

Non impariamo dagli errori del passato? Con un caso eclatante come quello dell’amianto non possiamo cercare di applicare almeno il principio di precauzione?

Lavoro e tempo libero

Oltretutto al tempo dell’esposizione all’amianto si trattava di persone che lavoravano, che magari avevano solo quello di lavoro, che non potevano fare a meno di fare quel lavoro. Si trattava di lavoro per vivere.

Il cellulare e il suo uso invece non è vitale, per la maggior parte delle persone si può fare a meno di usarlo, si può cercare di interrogarsi sull’effettiva necessità del cellulare che è e resta un bene di consumo superfluo (quando non inutile) che ci procuriamo perché crediamo sia indispensabile (e ormai è diventato quasi vero, ma è una forma mentis alimentata da schiere di persone che si convincono o si lasciano convincere che davvero “non puoi più farne a meno”).

Pubblicità e status symbol

Eppure lo sappiamo come funziona (lo sappiamo?) no? La pubblicità crea il bisogno, i consumatori chiedono il prodotto, l’industria lo produce perché è sicura di venderlo perché prima c’è stata la pubblicità perché prima c’è stata la creazione del bisogno (anzi, in questo meccanismo si va avanti e indietro, continuamente: la pubblicità crea sempre più bisogno, anche quando il prodotto vende già, l’industria continua e produrre anche quando non c’è più bisogno, perché ormai “si fa così” e infatti le aziende falliscono, chiudono, i direttori si suicidano…).

Possiamo fermarci un attimo per favore? Stiamo parlando di un oggetto (e dell’uso che se ne fa) potenzialmente pericoloso; e non è accertatamente pericoloso solo perché è da troppo poco tempo che si usa e non ci sono dati sufficienti per dichiararlo sicuramente pericoloso. Ciononostante altre persone, altri governi, altri Paesi ne sconsigliano l’uso, in certe scuole i presidi hanno vietato l’installazione del wi-fi… Mentre si studia, mentre si aspettano i risultati delle ricerche, mentre le persone si ammalano per fornirci dati su cui basarci per le nostre scelte, possiamo interrogarci sul nostro effettivo bisogno del cellulare? Almeno interrogarci, almeno aspettare, almeno usare il principio di precauzione. Noi non siamo come gli operai che lavoravano nell’amianto! Siamo gente che per trovarsi a una manifestazione si telefonano in piazza, che per incontrarsi sul treno si telefonano (oltretutto in treno il cellulare è doppiamente pericoloso), che davanti a un portone chiuso invece del citofono usano il cellulare! Ora naturalmente i “creatori di bisogni” per professione hanno cominciato a trasformare il telefono in un computer (così ora è ancora più giustificata l’“indispensabilità”, e noi “boccaloni” a crederci), e in mille altri dispositivi tutti raggruppati in quell’oggetto del desiderio (che così è sempre più “del desiderio”, aumentando i desideri…!).

Siccome so di essere “una voce che grida nel deserto”… (anzi non nel deserto, ma sulle montagne di milioni di cellulari e altri dispositivi che scarichiamo nei Paesi del Terzo mondo, dove vengono smontati (anche) da bambini che così respirano – di nuovo, come l’amianto – i vapori velenosi per estrarre le materie prime… poi diamo i nostri soldi a “Save the Children”, quando, per “save” i “children” potrebbe bastare anche non comprare il cellulare, soprattutto quando non serve, cioè quasi sempre); dicevo: siccome so di essere una voce isolata, non appena trovo qualcuno che la pensa come me lo diffondo, sperando che altri si uniscano a questo o quel “coro” che pare stonato in mezzo a tanta uniformità (l’uniforme non è quella militare, anche?). Ecco qua dunque un articolo scritto da un giovane fisico dell’Università di Pisa.

Lo condivido non a caso dalle “pagine” della “newsletter” del Centro Studi Sereno Regis, dove ha sede la sezione piemontese dell’associazione “Esposti all’amianto”. È da lì che mi è venuto in mente tutto: oggi parliamo, in ritardo, dell’esposizione all’amianto, ma non vogliamo affrontare – in tempo – quella alle onde elettromagnetiche, così tra vent’anni – tardi – qualcuno si troverà come noi ora con l’amianto… Possiamo interrompere questa catena di morte e di ignoranza (nel senso letterale del termine: ignoriamo)?

Patrice PoinsotteL’onda anomala
di Patrice Poinsotte

Tra cellulari, forni a microonde, lampadine a basso consumo e altri apparecchi siamo sempre investiti dalle onde elettromagnetiche fuori e dentro casa. Il dibattito sui loro effetti sulla salute è aperto da molto tempo. Con che risultato?

Onda su onda

Ma non quelle che ci cullano e ci rinfrescano al mare, ma quelle invisibili e inodore, presenti sempre e ovunque, anche tra le mura di casa. Sono le onde elettromagnetiche che colpiscono tutti a tal punto che alcune associazioni di tutela di cittadini e consumatori ne denunciano da tempo gli effetti nocivi. E mentre le agenzie nazionali della sanità non sono ancora tutte sulla stessa linea d’onda – ops! – riguardo al loro impatto, adottando in sostanza una politica attendista, e gli industriali rassicurano sulla sicurezza della loro tecnologia, esperti indipendenti denunciano gli effetti deleteri dell’elettromagnetismo sulla salute. Proviamo allora a sbrogliare la matassa, cominciando a chiarire da che cosa sono prodotte le onde elettromagnetiche e come funzionano.

Perturbazioni di campi elettrici e magnetici: questo in pratica sono le “onde anomale” che cellulari, fornelli a induzione, linea wi-fi, lampadine a basso consumo, microonde eccetera, propagano in casa. Ma non solo. Perché all’esterno siamo tutt’altro che fuori onda.

La sentenza: “Il cellulare è nocivo”

Può far male un uso prolungato del telefonino? Secondo i giudici della Cassazione, i cellulari e soprattutto gli smartphone, possono essere concausa di tumore al cervello. È quanto ha stabilito una sentenza che ha finito col dare ragione all’ex dirigente di azienda sessantenne di Carpenedolo, che ha contratto un tumore al cervello perché solito parlare al telefonino per oltre sei ore al giorno.

Che effetti hanno tutte queste onde sul nostro organismo? Secondo alcuni  ricercatori alcuni campi elettromagnetici sarebbero in grado di interferire con la corretta interpretazione dei messaggi biochimici e bioelettrici del corpo umano e causare stanchezza, insonnia, irritabilità, finanche depressione. Alcuni rapporti accusano le microonde di un forno casalingo, ad esempio, di inibire la produzione dell’ormone tiroideo da parte dell’ipofisi, ormone che regola i processi di maturazione dei tessuti e il metabolismo energetico.

Ma sono davvero così nocive per la salute? Nel suo ultimo rapporto l’Agenzia nazionale francese di sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (Anses) afferna che “non ci sono effetti comprovati delle onde sulla salute”, ma condivide l’avvertimento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che le classificava, già nel 2011, come “possibili fattori cancerogeni”.

Gli elettrosensibili

Discussioni a parte, essere immersi ogni giorno tra le onde qualche effetto lo produce, eccome. Le vittime dell’inquinamento elettromagnetico, gli elettro-sensibili, come li definiscono gli esperti, convivono con emicranie, insonnia, sensazioni di bruciore alle estremità del corpo. Tanto che alcuni paesi, come la Svezia e gli Stati Uniti (in particolare Colorado e Florida) hanno riconosciuto il problema come un handicap.

radiazioni non ionizzantiConsigli per la salute

Cellulari, wi-fi, forni a microonde hanno effetti sulla salute non ancora ben dimostrati, ma l’Oms ormai riconosce che le loro radiofrequenze sono potenzialmente cancerogene. Ecco dunque alcuni consigli per usarli in modo corretto.

  • Utilizzare il cellulare solo nelle zone ad alta ricezione del segnale; meglio non portarlo sempre con sé; spegnerlo di notte soprattutto se rimane accanto al letto
  • Per proteggersi in modo efficace tra le mura di casa, è opportuno spegnere la rete wi-fi; la sua intensità è minore di quella dei cellulari, ma la frequenza è vicina a quella dei forni a microonde. Meglio perciò connettersi e internet con un cavo o disattivare il router quando non viene usato
  • Per tutti gli apparecchi che emettono onde la raccomandazione degli esperti è la stessa; usarli sempre con moderazione e cautela.
5 commenti
  1. Erika
    Erika dice:

    Le dico solo grazie cara Cinzia Picchioni la sua voce con le parole che scrive arriva a qualcuno come a me per esempio che leggo e condivido sempre i suoi articoli.

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  2. cosimo
    cosimo dice:

    C'è, c'è, c'è sempre qualcuno in qualche landa colorata, e non desolata, che ascolta e legge le parole di chi come Te, semina, ho ha seminato. C'è, c'è, c'è una striscia di terra feconda che non si arrende e che viene nutrita, da chi come Te, continua meravigliosamente a seminare e irrigare.

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  3. Andrea Griseri
    Andrea Griseri dice:

    Il principio di precauzione deve valere sempre e comunque. Ma creare un parallelismo automatico fra l'esposizione all'amianto e alle onde elettromagnetiche è azzardato. Per verificare la nocività del wi fi per esempio occorrerebbe disporre di dati epidemiologici sicuri e incontrovertibili e poi stabilire i limiti all'esposizione. Si può capire che una persona esposta ogni giorno continuativamente alle onde del telefonino ( magari senza auricolare) abbia risentito di effetti negativi ma anche se mi ingozzo di due chili di pane fresco patirò conseguenze sgradevoli : da cui non devo però inferire che il pane fresco faccia male in assoluto. Piuttosto occorrerebbe sensibilizzare la gente sulle inutili dispersioni energetiche: lasciare accesi i led per esempio. la prima fonte energetica è il risparmio cn impatti positivi sull'ambiente e sui costi.

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