Il dito sul pulsante nucleare | The New York Times


trump nucleareGli scienziati che studiano i rischi di guerre nucleari hanno di recente spostato le lancette dell’orologio che indica simbolicamente il momento del ‘giudizio universale’ (Doomsday clock), portandolo da 3 minuti a 2 minuti e mezzo prima della mezzanotte. Questo significa che ritengono che il mondo sia oggi più vicino alla catastrofe nucleare di quanto fosse dopo il 1953, nel periodo dei test sulle bombe a idrogeno effettuati da Stati Uniti e Unione Sovietica. Il “Bulletin of the Atomic Scientists”, i cui membri inventarono questo orologio simbolico nel 1947, riferisce che la ragione principale di questo preoccupante sviluppo della situazione è il Presidente Trump.

Trump è diventato Presidente con una scarsa conoscenza del vasto arsenale nucleare e dei missili, bombardieri e sottomarini di cui è dotato. Egli ha parlato, in modo allarmante, della possibilità di impiegare questo tipo di arma contro i terroristi, e ha ipotizzato di espandere il potenziale nucleare americano. Ha anche affermato di apprezzare i vantaggi dell’imprevedibilità, intendendo forse con questa frase che vuole tenere in sospeso altre nazioni rispetto alle sue intenzioni di usare armi nucleari.

“Che ci sia pure una corsa agli armamenti ,” ha dichiarato in una intervista televisiva nel Dicembre scorso. Durante un dibattito tre mesi prima si era espresso in modo diverso, dicendo che ‘non sarò certamente io a sferrare il primo attacco’ e aggiungendo ‘non posso tuttavia eliminare le carte dal tavolo’. Ciò che preoccupa di tutto questo è che il suo atteggiamento è del tutto opposto a quello assunto da tutti i Presidenti precedenti – sia Democratici che Repubblicani – che si sono sempre preoccupati di assicurare che simili armi non sarebbero mai state usate precipitosamente.

E’ invece proprio la paura di una azione precipitosa che ha indotto il Senatore Edward Markey del Massachusetts e il portavoce Ted Lieu della California, entrambi Democratici, a proporre una modifica legislativa che impedisca a qualunque Presidente di dare un ordine di lancio di ‘primo attacco’ (first-strike) di un ordigno nucleare senza che ci sia stata una dichiarazione di guerra da parte del Congresso.

Questa legge non limiterebbe la possibilità di Mr. Trump di rispondere – grazie alla propria autorità – a un attacco nucleare: un’autorità che tutti i presidenti hanno avuto e dovrebbero avere, e che ha ricevuto l’approvazione dei più importanti sostenitori del controllo degli armamenti, incluso il precedente Segretario alla Difesa William Perry. Il messaggio a Mr. Trump è chiaro: non deve essere il primo, dopo la Seconda Guerra Mondiale, a usare ordigni nucleari; potrebbe invece mettere adisposizione più utilmente le sue energie impegnandosi, insieme alla Russia, per ridurre ulteriormente gli arsenali nucleari di entrambi gli Stati, mantenendo l’accordo nucleare con l’Iran e cercando nuove strategie per arginare il programma nucleare della Corea del Nord.

Un comitato consultivo del Pentagono ha proposto di recente che gli Stati Uniti prendano in considerazione la possibilità di costruire armi nucleari di minore potenza, in grado di offrire l’opzione di un “uso limitato” in un conflitto regionale. Ma l’unico ruolo legittimo per le armi nucleari è quello della deterrenza. L’idea assurda di guerra nucleare “limitata”, che potrebbe rendere più facile per un presidente la decisione di usare armi nucleari in quanto meno potenti, deve essere respinta. Il Paese ha un arsenale sufficiente di armi convenzionali tecnicamente avanzate per difendersi dalla maggior parte delle minacce.

Mr. Trump ha il comando su circa 4.000 testate nucleari che egli solo ha il potere di lanciare. Qualunque decisione in risposta a un attacco dovrebbe essere presa rapidamente. Questo tipo di scelta – tra la vita e la morte – metterebbe alla prova qualunque leader, anche quello più esperto nella misteriosa dottrina nucleare, nei grovigli dei giochi di potere politici, nel valutare l’importanza di non innescare tensioni che potrebbero rendere possibili lanci incrociati. Ma risulta che nessuno dei più stretti consiglieri di Mr. Trump sia un esperto in campo nucleare, e il presidente deve ancora costruire una strategia nucleare. Inoltre, come ha segnalato allarmato il Bulletin’s Science and Security Board lo scorso mese, Mr. Trump “ha esibito una inquietante propensione a minimizzare, o addirittura a rifiutare i consigli degli esperti”.

Con Mr. Trump, un processo decisionale meditato può essere visto come una provocazione, dato il suo carattere impulsivo e spiazzante. Bisogna anche considerare che ha assunto il ruolo di presidente in un momento di particolare instabilità, con il Medio Oriente in subbuglio e con Cina e Russia che agiscono con maggiore aggressività. Questo è un tempo per la moderazione e per le decisioni ponderate, e per leader che capiscano chiaramente che le armi nucleari sono troppo pericolose per essere brandite come clave.


The Finger on the Nuclear Button
THE EDITORIAL BOARD The New York Times FEB. 5, 2017
http://www.nytimes.com/2017/02/05/opinion/the-finger-on-the-nuclear-button.html?_r=1

Traduzione di Elena Camino, per il Centro Studi Sereno Regis

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