Ombre rosse a Standing Rock | Marco Cinque

Stati uniti. Sospeso lo sgombero dei Protectors Lakota, il presidio prosegue sotto la neve. Dopo le brutalità della polizia citato in giudizio Kyle Kirchmeier sceriffo della contea di Morton. Seimila persone, esposte al gelo, lottano contro la costruzione del «Serpente Nero», l’oleodotto Dakota Access Pipeline di duemila chilometri, che avvelenerà  le falde acquifere

I Protectors Sioux-Lakota contro la polizia © Ryan Vizzions

Ieri la Casa Bianca e lo Us Army Corps of Engineers hanno annunciato lo stop allo scavo della Dakota Access Pipeline a Standing Rock. Il capo Harold Frazier ha dato l’annuncio al grande accampamento di Oceti Sakowin che l’ha accolta con un’esplosione di gioia.

A questo punto, in attesa di Trump, l’oleodotto non passerà sotto il lago Oahe e saranno cercati «percorsi alternativi». «La Standing Rock Sioux Tribe sarà per sempre grata all’amministrazione Obama per questa decisione storica», recita il primo comunicato dopo la notizia dello stop.

La protesta, mai doma, sta affrontando condizioni difficili. Il campo ormai è sepolto sotto una coltre di gelo. Più di seimila persone, Sioux-Lakota e altri sostenitori, tra cui anche molti anziani nativi, sono esposti al freddo e alle bufere di neve per sostenere la lotta contro la costruzione del «Serpente Nero», cioè l’oleodotto Dakota Access Pipeline, lungo circa duemila chilometri, che minaccia di avvelenare le falde acquifere e la sopravvivenza delle popolazioni locali.

POCHI GIORNI FA la Ace Hardware ha persino annunciato il divieto di vendita delle bombole di propano nella zona, essenziale per i «Protectors» (cioè i Protettori dell’Acqua, come sono definiti i manifestanti) per scaldarsi nelle loro tende, mettendo così in serio pericolo la vita di molte persone.

«Non c’è abbastanza legna nel campo» ha avvertito Kevin Gilbert, spiegando che fa troppo freddo per uscire e per andare a cercarla. Questa decisione è solo l’ultimo atto di una campagna violenta e intimidatoria intrapresa dal governatore del North Dakota, Jack Dalrymple e dallo sceriffo della Contea di Morton, Kyle Kirchmeier.

MOLTE VITTIME delle brutalità della polizia hanno intentato una causa federale e lo stesso Kirchmeier, nei giorni scorsi, è stato citato in giudizio per uso eccessivo della forza contro i dimostranti.

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foto di Dark Sevier

Nelle ultime settimane ci sono stati oltre 400 arresti, compresi quelli di giornalisti e cineasti che erano sul luogo a coprire gli avvenimenti, e circa 300 persone sono rimaste ferite: una ragazza Lakota rischia di perdere un occhio, un’altra donna, Sophia Wilansky, ha perso un braccio, dilaniato da una granata lanciata dagli agenti. Molti altri sono stati feriti in faccia, in testa e sulla schiena dai proiettili di gomma. L’uso dei cannoni ad acqua nella notte è stato criminale, poiché le temperature in questo periodo sono da congelamento. Un miracolo che non sia rimasto ancora ucciso nessuno, ha riferito Brandy Toelupe, presidente legale del Collettivo dei Protettori dell’Acqua.

Come è noto, il governatore Dalrymple ha ordinato, per lunedì 5 dicembre, di sgomberare l’accampamento e disperdere il più grande raduno delle tribù indigene degli ultimi cento anni.

ALL’ORDINANZA del governatore, che si basa sul pretesto di evitare ai manifestanti i rischi legati alle proibitive condizioni atmosferiche, ha già risposto Dave Archambault II, portavoce dei Sioux di Standing Rock: «Se la vera preoccupazione è per la nostra salute e sicurezza, allora il governatore dovrebbe smantellare il blocco e le forze di polizia della contea, dovrebbe smettere l’uso di granate accecanti, cannoni ad acqua in temperature gelide, gabbie per cani per temporanee prigioni per persone ed ogni armamento nocivo contro gli esseri umani».

IN QUESTA DRAMMATICA situazione, due giovani veterani, Wes Clark Junior e Michael Wood, hanno deciso di mobilitarsi e chiamare a raccolta altri giovani ex militari per correre in difesa dei Protectors, fondando l’associazione “Veteran Stand for Standing Rock” e lanciando un appello a cui hanno aderito circa duemila veterani. «Quando ci siamo arruolati abbiamo giurato di proteggere i cittadini del nostro Paese – spiega Clark – metteremo perciò i nostri corpi disarmati a difesa di una causa giusta, per mostrare a tutto il Paese dove si sta compiendo il male».

DALLE ULTIME NOTIZIE si apprende però che Cecily Fong, portavoce del dipartimento del North Dakota per le emergenze, ha ritrattato lo sgombero, dicendo che non sarebbe stato permesso alla polizia di cacciare i manifestanti da Oceti Sakowin.

LO STESSO US ARMY Corps of Engineers in un comunicato ha confermato che, al momento, non ci sarebbe in programma alcuno sgombero.

Stop o cancellazione definitiva? Il problema è che dietro il progetto Dakota Access Pipeline c’è una società in cui lo stesso Donald Trump avrebbe investito da 500mila a un milione di dollari: si tratta della Energy Transfert Crude Oil, che avrebbe concesso generose donazioni per la stessa campagna elettorale dell’attuale presidente degli Stati uniti.

CIÒ FA TEMERE che lo sgombero annunciato dal suo amico Dalrymple, se non potrà attuarsi entro breve, sarà solo rinviato a quando i riflettori mediatici si saranno di nuovo abbassati e la resistenza dei Protectors Lakota sarà indebolita dalla stanchezza e dal generale inverno.


il manifesto, 5.12.2016

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