Il cambiamento climatico è un furto inter-generazionale. Per questo motivo mio figlio partecipa a questa storia

Naomi Klein

Includendo Toma nel mio film – girato nella zona della Grande Barriera Corallina – intendo far vedere come i disastri ambientali stanno creando un mondo triste e sperduto per i nostri bambini.

Il breve film che ho girato con la collaborazione del giornale The Guardian ha come protagonista mio figlio Toma, che ha quattro anni e cinque mesi. Sono un po’ restia a parlarne perché fino ad ora mio marito Avi e io siamo stati molto attenti a proteggerlo dalla curiosità del pubblico. Quindi desidero spiegarvi perquale motivo ho deciso di presentarvelo ora così pubblicamente.

Negli ultimi otto anni ho impegnato molto tempo per scrivere e parlare del cambiamento climatico. Sto utilizzando tutti i mezzi di comunicazione possibili – libri, articoli, documentari, fotografie, conferenze.

Ma sono ancora alle prese con la fastidiosa sensazione che non sto facendo abbastanza per contrastare gli enormi rischi di questa minaccia. La sicurezza e l’abitabilità della nostra casa comune sono un tema che suscita intense emozioni, e fa emergere sentimenti perfettamente razionali di perdita, paura, dolore. Ciononostante questo argomento viene trattato in modo asettico, usando statistiche e un gergo politico.

Naturalmente tutte quelle informazioni sono importanti. Ma ho cominciato a preoccuparmi, pensando che – utilizzando questo linguaggio – stiamo forse inviando il messaggio che, dopo tutto, non siamo di fronte a una emergenza vitale. Se la situazione fosse davvero drammatica, i messaggi non sarebbero molto più allarmati? Non saremmo spinti a condividere molto di più le nostre emozioni?

Stavo interrogandomi su questi aspetto quando i responsabili del giornale The Guardian mi proposero di girare un breve film sulla Grande Barriera Corallina, in occasione del viaggio che avevo in programma di fare in Australia per ricevere il Premio Sydney per la Pace. Inizialmente rifiutai. Avevo già deciso di andare fino al Queensland per conto mio, vedere la situazione di sbiancamento e progressiva morte della Barriera. Si trattava di una esperienza personale che volevo condividere con la mia famiglia, perché pensavo che sarei stata sopraffatta dall’emozione nel vedere questa tragedia con gli occhi di mio figlio, e non volevo cineprese in giro.

Pochi giorni dopo The Guardian ripresentò la sua proposta, così cominciai a pensare che poteva essere un’occasione per affrontare aspetti delle distruzioni causate dal cambiamento climatico che le relazioni scientifiche e i discorsi politici non prendono in considerazione. Forse si poteva testimoniare, in modo viscerale, il furto inter-generazionale che sta al cuore di questa crisi.

Non c’è dubbio che le emozioni più intense che sento rispetto alla crisi climatica hanno a che fare con Toma e i suoi coetanei. Sono presa da un senso di panico quando penso alle situazioni meteorologiche estreme che abbiamo già messo in programma per loro. Ma ancora più intensa della paura è il senso di tristezza per tutto quello che non potranno conoscere. Qesti bambini stanno crescendo nel mezzo di una estinzione di massa, privati della compagnia di tante forme di vita che stanno rapidamente scomparendo.

Secondo un recente Report del WWF, dal 1970 (l’anno in cui sono nata) il numero di animali selvatici che abitano il nostro pianeta si è più che dimezzato, e nel 2020 saranno perduti i due terzi di questa biodiversità. Che mondo solitario stiamo creando per i nostri bambini. E quale luogo è più potente della Grande Barriera Corallina – ai limiti della sopravvivenza – per illustrare questa progressiva assenza?

Così, questo film presenta la Barriera attraverso gli occhi di Toma, che è troppo piccolo per capire concetti come lo sbiancamento e l’estinzione, ma è abbastanza grande da capire che la Barriera era un tempo fonte di vita. Il film mostra la Grande Barriera Corallina anche attraverso gli occhi della sua mamma: commossa dalla bellezza che resta, con il cuore spezzato e infuriata per quel che è perduto. Perché ciò che è accaduto in questa parte meravigliosa del mondo non è solo una tragedia, ma un crimine. Ed è un crimine che si sta perpetrando tuttora, con i nostri rispettivi governi impegnati ad aprire la strada a nuove miniere di carbone e a nuovi oleodotti. In un certo senso abbiamo ancora sia il tempo che il potere di obbligare i nostri politici a cambiare strada. E’ troppo tardi per la maggior parte delle barriere coralline del mondo, ma non è troppo tardi per tutte. E non è troppo tardi per tenere la temperatura dell’atmosfera e degli oceani entro livelli che potrebbero salvare milioni di vite e dei loro mezzi di sussistenza.

Ma perché questo rapido cambiamento si verifichi, dobbiamo tutti smettere di essere così impeccabilmente calmi e ragionevoli. Dobbiamo impegnarci a cercare quella parte di noi che sente questa minaccia nel proprio cuore, non solo nella propria mente.

Così, venite a incontrate Toma, che ha appena scoperto che tra le onde si nasconde un mondo meraviglioso.

• Naomi Klein riceverà il Premio Sydney per la Pace 2016 nei prossimi giorni. I dettagli dell’evento sono qui.


The Guardian, 11 November 2016 22.00 GMT
Titolo originale: Climate change is intergenerational theft. That’s why my son is part of this story
http://www.theguardian.com/environment/2016/nov/07/climate-change-is-intergenerational-theft-thats-why-my-son-is-part-of-this-story
Traduzione e sintesi di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis


 

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