Ciao a tutt*! Ci presentiamo… siamo Eleonora, Klevisa e Fabio…


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Ciao, siamo Eleonora, Klevisa e Fabio, i nuovi ragazzi del Servizio Civile. A partire dal 7 novembre, per un anno esatto, saremo civilisti del Centro Studi e daremo il nostro contributo al lavoro di coltivazione e diffusione di una cultura nonviolenta nella nostra società. Abbiamo competenze ed esperienze diverse, ma condividiamo l’entusiasmo e la voglia di metterci in gioco.

Fabio studia Scienze Linguistiche all’Università di Torino e si laureerà con una tesi proprio sull’analisi linguistica e sociologica di forme di hate speech online. Collabora con il Centro già da alcuni anni, soprattutto come traduttore, e coltiva l’interesse per la cultura della nonviolenza, per l’educazione e per le complesse relazioni tra linguaggio e gestione dei conflitti. Nel tempo libero sforna dolcetti per amici e colleghi con musica jazz in sottofondo.

Eleonora, genovese trapiantata a Torino, è laureata in Scienze della Mente all’Università di Torino, dove ha svolto un tirocinio di ricerca presso il Dipartimento di Informatica, lavorando ad un modello di agente virtuale con valori morali. Nuova al Centro, è da diversi anni volontaria per i diritti civili, la lotta a pregiudizi, omofobia e transfobia. La sua passione più grande è il cinema.

Klevisa invece studia Comunicazione Pubblica e Politica presso l’università di Torino e si è laureata ad aprile in Scienze Internazionali dello sviluppo e della cooperazione, con una tesi su “Rappresentazione mediatica dell’islam: caso della stampa albanese”. Si occupa di temi di hate speech in modo individuale da più di un anno e collabora con il Centro Studi da tempo, soprattutto nei progetti di Peer2peer per i giovani delle varie scuole di Torino. Nel tempo libero le piace correre e giocare calcio.

Di cosa ci occuperemo? Di tante cose: ricerca, percorsi educativi con gli adolescenti delle scuole torinesi, formazioni, sostegno a persone discriminate e altro ancora. Il progetto che ci terrà impegnati per i prossimi dodici mesi si chiama “Fuori dalla rete dell’odio: ricerca, educazione, media-attivismo” e si occupa, in breve, di hate speech online. Questa etichetta racchiude varie forme di linguaggio che si manifestano sul web con caratteristiche particolari:

  • veicolano apertamente contenuti di odio verso un singolo o un gruppo (razzismo, sessismo, xenofobia, omofobia…), spesso basandosi su pregiudizi e generalizzazioni scorrette;

  • mostrano il chiaro intento di smuovere l’opinione degli utenti che leggono, di convincere qualcuno, di provocare – attraverso un linguaggio spesso estremo e violento – pensieri o comportamenti discriminatori verso le vittime del discorso d’odio;

  • riescono in qualche misura nel loro intento, o perlomeno creano un rischio reale che il sentimento d’odio nei confronti di una vittima si concretizzi in atti violenti o discriminatori.

Si tratta di un fenomeno molto diffuso, grazie anche alle caratteristiche del mezzo informatico, e facilmente osservabile. Si va dai luoghi virtuali che hanno come scopo esplicito la diffusione di determinate ideologie (supremazia razziale/religiosa/di genere…, o denigrazione di specifiche minoranze o gruppi) fino a siti “neutrali” come pagine di informazione, opinione o intrattenimento, dove però gli utenti trovano spazio per creare dei piccoli focolai di intolleranza, ad esempio nei commenti. I social media poi, con le possibilità di immediatezza e visibilità che offrono a chiunque, sono costantemente attraversati da fermenti d’odio e da un linguaggio spesso esplicito e violento: in pochi minuti con share, like e retweet una frase o una notizia può fare il giro del mondo e incidere sull’opinione di milioni di persone.

Il cuore del problema hate speech risiede nel fatto che Internet permette a chiunque di creare e diffondere contenuti in rete – esistono controlli e restrizioni, ma sono relativamente blandi e facilmente aggirabili. La medaglia però ha due facce: questa stessa libertà illimitata può essere sfruttata da chiunque voglia cercare di arginare e contrastare questi discorsi d’odio attraverso delle contronarrazioni improntate all’apertura, alla comprensione e all’integrazione. Anche su questo si concentrerà il nostro lavoro: lo strumento più efficace per combattere l’odio non è infatti la censura, ma il confronto attraverso il dialogo e l’empatia.

Insieme al Sereno Regis, dunque, cominceremo a monitorare l’estensione e la profondità di questi fenomeni. Una volta delineato un quadro iniziale, cominceremo a sviluppare strumenti specifici per contrastare le derive più preoccupanti e contemporaneamente cercheremo di accompagnare le persone più colpite fuori dalla rete dell’odio online. Il nostro lavoro non sarà solo online: i ragazzi e ragazze delle scuole sono la fascia d’età più attiva online e quindi anche la più interessata dalla questione hate speech, e noi dedicheremo molto tempo anche a percorsi di sensibilizzazione con loro, perché se online possiamo contrastare, attraverso il contatto diretto possiamo prevenire.

In questo non saremo soli: già prima dell’inizio ufficiale del nostro incarico, attorno al Centro Studi ha cominciato ad aggregarsi un gruppo di giovani – ognuno con background e competenze diverse – con cui collaboreremo per raggiungere gli obiettivi del progetto. Il progetto, BeCOME Viral, ha proprio l’obiettivo di unire diverse “forze” per contrastare xenofobia, antisemitismo, sessismo e ogni altra forma di violenza online.

2 commenti
  1. angela dogliotti
    angela dogliotti dice:

    Benvenuti Eleonora, Klevisa e Fabio ! Vi auguro che il vostro Servizio Civile al Centro sia soddisfacente per voi e vi ringrazio fin d'ora per le energie e le competenze che il vostro impegno ci porterà, su questo tema così delicato e cruciale oggi.
    Buon lavoro, dunque!
    Angela

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