Sopra le nostre teste…

Elena Camino

Mentre si moltiplicano gli sforzi di molte persone, associazioni, nazioni per ridurre gli armamenti e contribuire a un futuro più pacifico, c’è chi continua a alimentare la violenza. Due notizie date alla stampa lo stesso giorno ci mostrano il ruolo che stanno svolgendo i ‘governanti’ dell’Italia:

  • Il nostro Paese esprime voto contrario alla Risoluzione che prevede una Conferenza per la messa al bando delle armi nucleari
  • Il Parlamento Europeo, di cui il nostro Paese fa parte, ha approvato la destinazione di fondi alla ricerca militare.

Ecco alcuni dettagli.

Il 27 ottobre 2016,  al Palazzo di Vetro è passata la risoluzione presentata dal Messico (co-sponsor  per la redazione l’Austria, Brasile, Irlanda, la Nigeria e il Sud Africa) e da altri 57 Paesi, per il bando delle armi nucleari con una Conferenza ONU da tenere nel 2017.

Il risultato storico si è realizzato alla Prima Commissione, riunita nell’Aula 4: hanno votato per il SI 123 Stati, per il NO 38 (tra cui l’Italia), e si sono astenuti in 16.

La risoluzione  approvata istituisce una conferenza delle Nazioni Unite a partire dal marzo del prossimo anno, aperta a tutti gli Stati membri, con il compito preciso  di negoziare uno “strumento giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari, che porti verso la loro eliminazione totale“.  I negoziati, da tenersi a New York, continueranno nel mese di giugno e luglio.

Lo stesso giorno – il 27 ottobre 2016 – Il Parlamento Europeo approva per la prima volta ingenti spese per la ricerca militare. La notizia è diffusa da un sito direttamente interessato (Science/Business: scienziati, uomini d’affari… )

Membri del Parlamento Europeo hanno approvato la proposta di finanziare la ricerca in tecnologie per la difesa a partire dal 2017, realizzando quanto previsto dal Programma “Preparatory Action for Defence Research”, che spenderà circa 25 milioni di Euro all’anno fino al 2020.

Le voci di spesa finora proposte includono ricerche sui droni, sulla cyber-difesa e sulla sorveglianza marittima.

Altre possibilità che sono state finora ipotizzate includono una riduzione delle restrizioni sulla European Investment Bank, in modo che possa finanziare sia progetti di ricerca per la difesa sia le ricadute applicative di tale ricerca: questo significa che i paesi potranno formare delle cordate per acquistare equipaggiamenti anche molto costosi come elicotteri e droni.

L’Azione Preparatoria potrà eventualmente crescere e consolidarsi in un programma permanente del valore di 3,5 miliardi di Euro, da gestire separatamente dal programma di ricerca tradizionale dell’UE, cioè Horizon 2020.

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