Paesaggio mediatico: una visita guidata

Johan Galtung

Come un vero paesaggio, il paesaggio mediatico ha punti topici: per leggere, ascoltare, guardare; e questo a livello locale, nazionale, globale; combinati: nove siti. Cui aggiungerne un decimo – Internet, una realtà virtuale, con tutt’e nove. Che differiscono fra loro. Lettura e audizione utilizzano la lingua scritta o orale; l’osservazione può ben essere senza parole di sorta (“non raccontateglielo, mostrateglielo”. “Locale” vuol dire per e da parte di una comunità locale. “Nazionale” vuol dire appunto riferito a nazione, non “statale” o “sociale”, ma per e da parte di quella tal nazione, quella lingua. Pertanto, la Svizzera quadrilingue ha quattro media nazionali; gli USA ne hanno molti.

E poi “globale”: per e da parte di tutto il mondo: per i media verbali per lo più in inglese, il che rende la comunicazione TV potenzialmente più globale. Ben sapendo che i messaggi ricevuti e inviati possono differire parecchio.

Il punto focale è su quanto i media rendano trasparente il mondo. Parole e immagini facilitano diagnosi, prognosi, terapia, (DPT), altrimenti definibili come analisi, previsione e rimedi? Sì e no.

Cominciamo questa visita guidata con la TV. Qui si evidenzia la CNN, come dichiarato al suo esordio nel 1990 per comunicare il punto di vista del Dipartimento di Stato USA sul mondo; in sé utile. La CNN è davvero globale: se succede qualcosa da qualche parte, prima o poi emergerà l’opinione in merito dell’élite USA. Al momento dare addosso alla Russia e a Putin sono ingredienti base, con le elezioni USA. Il che ci conduce a Russia Today, che non riguarda la Russia (eccetto che per ridimensionare accuse di doping) bensì gli USA e gli USA nel mondo. Recentemente aveva un eccellente documentario sulle FARC e sui medici per i villaggi locali in Colombia, non sorprendentemente con un tocco anti-USA.

Una strana divisione del lavoro; ma i due insieme hanno un certo senso. Né l’uno né l’altro sono bravi nel cedere lo schermo a tutti i contendenti; preferiscono tutt’e due raccontare agli spettatori quel che altri rappresentano.

Per tale approccio rivolgersi alla CCTV, il canale cinese molto globale. Che ha finestre per molti coinvolti – come faceva un tempo Al Jazeera, che sta riprendendo – salvo che per quelli propri interni; e come CNN e Russia Today.

Tre grossi stati al mondo mancano di rendersi trasparenti. Gli altri colmano qualche lacuna. Però i maggiori canali TV sono governativi e tendono a presentare quel che vogliono che si veda.

Affiora la parola “propaganda”: un certificato correttamente emesso.

Passando all’Europa non c’è un canale UE che valga la pena di nominare. BBC World [Mondo]? Si occupa del proprio paese meglio degli altri tre, e del mondo. Ma con tutto quel gusto del particolare risulta forse un po’ noioso. E comunque allineato occidentale nel suo discorso quanto la CNN, solo un po’ più sottile. Vi si usa la parola “terrorismo” senza alcuno sforzo d’indagate perché; come in Sky News. Nome peraltro adeguato: il canale si occupa con approfondita analisi-prognosi-terapia della meteorologia.

E i media spagnoli, francesi tedeschi? Gli spagnoli TVE e 24 Horas riguardano principalmente la mancanza di governo in Spagna; come il canale francese TV5, prevalentemente sulla Francia. Mentre invece France 24 hours – in inglese – è del tutto all’altezza come TV globale.

I migliori sono i tedeschi: Arte sulla cultura, ZDF sulla Germania, il mondo. Documentari sulla tregua nella Prima guerra mondiale: soldati tedeschi che cercano di farsi fare prigionieri e la capitolazione della 2^ guerra mondiale, il tribunale di Norimberga con migliaia di tedeschi, che si suicidano come altrettanti sorridenti Göring – indimenticabili. E Deutsche Welle.

I media della carta stampata sono battuti dalla concorrenza TV e Internet. Non possono permettersi propri inviati e, assorbiti da consorzi, perdono quasi tutti il proprio carattere. Che i consorzi USA comprendano l’industria armiera rende brutte le notizie sulla pace. Eppure c’è il New York Times col proprio discorso ebraico-statunitense elogiativo di Shimon Peres, ma anche mandando in stampa di Hanan Ashrawi “The Peacemaker who wasn’t” [Il pacificatore che non lo era] (3 ottobre). Le notizie “stampabili” al NYT sono gravate di opinioni, ma l’Opinion alle pagine 6-7 sovente offre invece notizie. Le notizie sono striminzite, di neppure una riga, e gli articoli estesi come in buoni periodici, Der Spiegel, The Economist, Le Nouvel Observateur e in due preferiti USA: The Nation e The New York Review of Books.

Ma qualche giornale lotta ancora per la propria integrità e sopravvive: The Guardian, Le Monde, Frankfurter Rundschau. E uno norvegese: Klassekampen (La lotta di classe, il “giornale per la sinistra”) che ha scoperto che oggidì i lettori sono istruiti – e allora perché non anche i media – e i cui lettori aumentano, a differenza di tutti gli altri. Ha due serie di pagine sul Medio Evo, inserti su libri, musica, fatti imbarazzanti per USA-Russia-Cina; di recente tendente però più verso il mainstream. KK dimostra che l’impossibile è possibile, potrebbe essere imitato ovunque.

Le radio sopravvivono, quelle locali a modulazione di frequenza, economiche da far funzionare, eccellenti per dialoghi locali. Ma, come quasi tutti i media, rovinate da incessanti inserti pubblicitari cui si potrebbero dare facilmente propri canali, frequenze, giornali.

Internet è ancora lo spazio della libertà nel paesaggio dei media, nel bene e nel male. Fra i siti eccellenti è compreso [email protected], emanazione di Inter Press Service di Roma; LEAP [email protected] che offre di solito previsioni molto azzeccate; The Anti-Empire Report di William Blum, ora al numero 145, williamblum.org; [email protected], ora al numero 201; www.truthout.org. E U-tube è una miniera d’oro, da sfruttare.

E in ambito extra-occidentale? The Hindu è buono, come pure il Japan Times (e l’Asahi Shimbun, non facile da abbindolare, e il Yomiuri Shimbun, molto conservatore). NHK World TV sembra preferire qualsiasi cosa che non sia politica. Per il mondo arabo si veda l’egiziano Al Ahram, valido anche per l’Africa, e per l’America Latina l’argentino El Clarín – l’uno e l’altra anche in Inglese e in Internet.

Un menu mediatico soggettivo:

  • TV: CNN per una rassegna generale e opinioni dell’élite USA, Russia Today per gli USA, CCTV e Al Jazeera per tutt’e due e per il mondo, France 24 hours, e ZDF per i tedescofoni.
  • Media stampati: The Guardian per notizie e trasparenza, New York Times per rassegna generale e buoni saggi, come pure Nation e New York Reviewhe of Books.
  • Ma si potrebbe passare gran parte del tempo in Internet, finché dura; si teme un colpo di mano governativo a favore della propria propaganda TV.

Qualcosa di cui c’è gran bisogno è un canale di pace anche con notizie, non come il sito web TMS -TRANSCEND Media Service di Transcend prevalentemente con commenti. Che aggiunga alle notizie e vecchie nozioni empiriche del passato, più o meno basate su fatti, il futuro, per una prognosi (per ora solo sul tempo) e una terapia (questa neppure per il tempo).

Paesaggio mediatico


EDITORIAL, 10 Oct 2016 | #450 | Johan Galtung

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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