Casa, semplice casa anche fuori casa!


lenzuolaMi è capitato e mi capita di scendere dal letto al mattino, mettere le lenzuola e la federa in lavatrice, lavarle e stenderle e – la sera stessa – rifare il letto con le lenzuola pulite, che nel frattempo si sono perfettamente asciugate. Quindi niente scuse per l’uso di tovaglie di carta, nemmeno – e soprattutto, semmai – in estate.

Tovaglia e tovaglioli di carta «[…] non comunicano il comfort, la freschezza, l’attenzione ai dettagli e lo stile di una bella tovaglia di cotone o di lino, colorata o a tinta unita che sia» («Frate Indovino», luglio 2016). Poi magari la tovaglia l’abbiamo ereditata da nostra madre o da amiche che ne avevano molte, quindi non l’abbiamo comprata; mentre le tovaglia di carta (e i tovaglioli) costano, anche solo in termini di denaro, e non poco.

Ma costano anche in termini ambientali: «[…] secondo le stime di Ambiente Italia infatti, se nella ristorazione si usassero tovaglie e tovaglioli di stoffa anziché di carta, si risparmierebbe l’80% di risorse materiali non rinnovabili, il 60% di energia e di acqua, il 55% di emissioni di gas serra e si ridurrebbero i rifiuti del 75%» (ibidem).

Noto sempre più che molti locali, anche eleganti, optano per piccole tovagliette di stoffa, più facili e meno dispendiose da lavare e stirare, nonché meno impegnative dal punto di vista dello stoccaggio. È ovvio che sia più «furba» una tovaglietta: spesso la tovaglia grande si sporca solo in un piccolo punto, di solito vicino a dove stanno il piatto e il bicchiere, ma bisogna comunque lavare tutta la tovaglia, asciugarla, stirarla e riporla. Molto meglio le piccole tovagliette che, oltretutto, possono anche essere di tessuti più nobili, magari più pesanti, perché costeranno comunque meno di una tovaglia di 4 metri per 4!

A parte tutto questo discorso, che riguarda l’estetica e la bellezza (valori da non sottovalutare, potendo), c’è da fare una valutazione anche in termini di «impronta al carbonio»: è stato valutato che lavando in un anno tovaglie e tovaglioli di stoffa si produce un decimo dell’anidride carbonica emessa per riciclare la stessa quantità di tovaglie/tovaglioli di carta utilizzata nel medesimo periodo di tempo. E infine – per chi guarda solo al portafoglio – «[…] una famiglia media, che consuma nei 3 pasti 4.380 tovaglioli di carta all’anno, [risparmierebbe] 90 euro all’anno» (ibidem).

Dunque, in caso di pic-nic (ma non solo, perché ahimè sempre più persone usano tovaglie e tovaglioli di carta anche a casa) porteremo una tovaglia coi suoi bravi tovaglioli, la stenderemo – molto meglio di una di carta, a parte la bellezza – sul prato e ce la riporteremo a casa, scoprendo che magari possiamo usarla ancora due o tre volte prima di lavarla. Per quanto riguarda piatti, bicchieri e posate vale lo stesso discorso, sì, anche se sono di mater-bi o altro materiale riciclabile/compostabile, perché abbiamo visto che il processo di riciclaggio è comunque più costoso e impattante rispetto al lavaggio tradizionale (e per non essere troppo noiosa non sono andata in cerca dei dati…). Anzi sì, ecco alcune informazioni:

È meglio lavare i piatti* (a cura di Massimiliano Milone, Torino, 10.3.2010)

La sostenibilità ambientale delle stoviglie pluriuso riutilizzabili rimane sempre la più alta: dal momento che possono essere riutilizzate più volte (fino a quando non si rompono) non producono praticamente rifiuti. Non si può dire la stessa cosa per le stoviglie monouso in plastica: dopo il loro utilizzo, non essendo riciclabili, diventano rifiuto inorganico al 100%. La plastica è infatti un piatto molto indigesto per l’ambiente: i suoi tempi di biodegradabilità sono compresi tra 100 e 1000 anni (Fonte: unesco). Come se non bastasse bisognerebbe aggiungere i costi energetici ed ambientali legati a […] produzione, trasporto e smaltimento: ne deriva un impatto ambientale molto elevato ed una sostenibilità scarsissima. Per quanto riguarda invece le stoviglie in mater-bi […] si decompone in circa 90 giorni purché correttamente smaltito in un impianto di compostaggio industriale; [se abbandonato nell’ambiente impiega circa 15 mesi, NdR]. Quindi, come per le stoviglie in plastica, andrebbero aggiunti i costi ambientali derivanti dall’organizzazione del compostaggio.

arpa ha messo a confronto caratteristiche e ciclo di vita dei piatti di plastica, dei piatti di carta e dei piatti di ceramica (lavabili riutilizzabili). […] Secondo lo studio i danni ambientali più elevati sono a carico dei piatti di plastica, seguiti dai piatti di carta: i piatti di ceramica hanno dunque i carichi più bassi. Ciò si spiega con il minor consumo di risorse che comporta l’adozione di un piatto riutilizzabile più volte, che implica un minor carico ambientale. La vita utile del piatto di ceramica è stata considerata pari a 1000 utilizzi, valore ipotetico considerando che la ceramica ha una durata elevatissima e quindi il numero di utilizzi dipende dalla rottura del piatto stesso o dalla sostituzione da parte dell’utente. […] In un’ottica di analisi del ciclo di vita e prendendo in considerazione le diverse tipologie di impatti generati dalle stoviglie e dal loro uso, arpa Emilia Romagna ha concluso che i piatti riutilizzabili sono di gran lunga preferibili a quelli monouso. In genere infatti il vantaggio che deriva dal fatto di non dover lavare le stoviglie monouso (ed evitare quindi i carichi ambientali che questo comporta) e dal fatto che il trasporto delle stoviglie usa e getta è meno oneroso sotto il profilo ambientale (sono più leggere e la loro movimentazione richiede meno energia), non è sufficiente a compensare gli impatti per la produzione del materiale e lo smaltimento dei rifiuti.

*Ass.ne Eco dalle Città, Torino
tel. 011 4407116 – fax 011 19793729
[email protected]
www.ecodallecitta.it

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