Il Futuro del Movimento per la giustizia alimentare | Rory Smith


2016_0426foodIl movimento per la giustizia alimentare – una massa non strutturata ma in espansione di organizzazioni impegnate a creare un sistema alimentare più giusto negli USA – ha ottenuto un gran numero di risultati negli ultimi 30 anni. Ma può riuscire a convergere nella sua diversità e creare un contro movimento sufficientemente forte per trasformare l’attuale sistema alimentare? O è esso troppo superficiale e disperso, destinato a scomparire per la sua frammentarietà?

La situazione sembra un po’ fuori dal normale quando uno su sei americani– residenti nel paese più ricco del mondo – non ha cibo a sufficienza, e quando la percentuale dei sottonutriti negli Stati Uniti è cresciuta del 57 % dalla fine degli anni ’90. Anche solo limitandoci al fatto – non un piccolo dettaglio- che i quartieri neri e latini sono spesso lasciati praticamente senza prodotti freschi ma inondati di ristoranti fast food ( una cosa che contribuisce agli alti tassi di obesità, diabete e malattie della tiroide), si può iniziare a mettere in discussione una o due cose.

Il movimento per la giustizia alimentare potrebbe essere quel lento a maturare movimento alternativo che tutti stiamo aspettando.

Mettici anche il fatto che molti dei 2 milioni di braccianti agricoli che producono frutta e verdure per I consumatori americani non sono solo sottoposti a condizioni di lavoro brutali ma anche non possono permettersi di consumare quegli stessi prodotti che essi raccolgono, e allora puoi realmente iniziare a meravigliarti. E quando metti sopra a questo guazzabuglio un altro piccolo dettaglio – che c’è un miliardo di persone nel mondo che soffrono di sottonutrizione, un numero che non è cambiato di molto dagli anni ’70—l’ingiustizia dell’attuale sistema alimentare si mostra molto chiaramente. E’ stato il movimento per la giustizia alimentare che ha per primo riconosciuto questa realtà , e ha speso gli ultimi trenta anni a sfidare e a rimediare a queste ingiustizie.

Il Programma delle Pantere nere per la colazione gratis ai bambini in età scolare, Cesar Chavez e il Sindacato “United Farm Workers”, e le associazioni per “le aziende agricole familiari” che hanno pervaso gli Stati Uniti durante gli anni 1980 erano i primi paladini della giustizia alimentare. E sebbene tutti questi primi attori non siano stati incorporati nel sistema con il passare del tempo, essi sono stati rimpiazzati da centinaia di migliaia di lavoratori agricoli, agricoltori urbani e rurali, attivisti, consumatori e professori universitari che insieme stanno lavorando per instituire un più imparziale e più giusto sistema alimentare. Questo tentativo é ciò che Eric Holt-Gimenez, il direttore esecutivo di Food First , chiama “ convergere nella nostra diversità” ed è il cardine per creare un sistema alimentare giusto: un sistema che si concentra sul diritto delle comunità, ovunque, a produrre, distribuire e avere accesso paritario a cibo salutare, indipendentemente dalla classe, genere o provenienza etnica.

Esattamente quando quel pessimismo alla Rust Cohle (1) sembra di aver ottenebrato la nostra coscienza collettiva – pessimismo creato dal nostro fallimento nell’ organizzare una ristrutturazione del sistema finanziario degli USA e dalle poco convincenti previsioni degli scienziati circa il riscaldamento globale—la giustizia alimentare potrebbe esser quel lento movimento alternativo che tutti siamo stati ad aspettare. Tutti hanno una qualche relazione con il cibo. E’ il fondamento della cultura e della vita, e anche del sistema capitalistico. Se una qualsiasi rivoluzione potrà mai aver successo, questo sembra essere un buon posto per cominciare.

L’alleanza dei lavoratoti di Immokalee

La “Coalition of Immokalee Workers” è uno dei principali e più vivaci movimenti contemporanei di lavoratori agricoli che opera nell’ambito della giustizia alimentare. Con base a Immokalee, Florida – una comunità di immigrati prevalentemente Messicani, Guatemaltechi e Haitiani – l’organizzazione negli ultimi 20 anni ha lavorato direttamente con i braccianti, i proprietari di aziende agricole e le imprese per rimediare a abusi di diritti umani quali il furto del salario, lavoro forzato, stupro e assalti violenti, che sono stati tutti parte del sistema dell’agricoltura degli USA.

“Quando abbiamo iniziato molti residenti della comunità erano appena arrivati dal Guatemala, Haiti e dal Messico meridionale, dove c’erano state molte lotte” ci ha detto Lucas Benitez, che si è autodefinito come “ un figlio del NAFTA” ed è uno degli 8 iniziali soci fondatori della Coalition of Immokalee Workers. “ Essi avevano molta esperienza nell’organizzazione politica. Abbiamo utilizzato il metodo di educazione popolare di Paolo Freire, perché l’educazione popolare è un linguaggio che tutti gli uomini capiscono”

“La maggioranza degli agricoltori non hanno mai voluto sussidi. Essi hanno voluto che si pagassero prezzi equi”.

Muniti della metodologia dell’educazione popolare, una metodologia “del popolo” che incoraggia insegnamento e apprendimento non gerarchizzato e partecipatorio fra persone con base sui propri bisogni, la Coalition of Immokalee Workers iniziò a fare azione di mobilitazione. I suoi associati hanno organizzato una serie di scioperi della fame, scioperi dei lavoratori nei campi e un boicottaggio durato 4 anni dei prodotti di Taco Bell per portare i proprietari delle aziende agricole e le grandi imprese al tavolo delle trattative. L’apice di questo lavoro è stato la creazione nel 2011 di un “ Comitato per gli standards del cibo equo”, una organizzazione indipendente che sorveglia su abusi nei diritti civili, offre un servizio di ascolto 24 ore per le lamentele dei lavoratori ed assicura che quelle imprese che si fregiano dell’etichetta di “Cibo Equo” si attengano agli standards fissati dal Comitato – standards pattuiti dagli stessi lavoratori agricoli.

Quando gli agricoltori sottoscrivono gli accordi con il Comitato per gli Standards di Cibo Equo e con la Coalition of Immokalee Workers, sono tenuti a rispettare gli accordi sui diritti e salari dei lavoratori. Se si verifica una violazione dei diritti umani o qualunque altra violazione dei diritti dei lavoratori, quella particolare azienda perde il suo diritto a vendere ai grandi compratori come Walmart, Whole Foods, Taco Bell, McDonald’s and Subway. Queste stesse imprese sono anche legalmente impegnate a comprare i pomodori all’interno della Florida da coltivatori che rispettano il regolamento del Comitato per gli Standards di Cibo Equo.

La Coalition of Immokalee Workers “ ha fatto un lavoro splendido negli ultimi dieci anni nell’ottenere che il movimento per il cibo e i consumatori negli USA si interessino di più delle questioni del lavoro e dei diritti civili”, dice Sean Sellers, un ricercatore senior del Comitato per gli Standards del Cibo Equo. “Hanno imposto ai rivenditori di pagare un po’ di più per i loro prodotti cosi che le condizioni migliorano alla base della catena dell’offerta. All’interno della comunità dei coltivatori , i più lungimiranti considerano questo come il futuro”.

Al momento 90 % dei coltivatori di pomodori in Florida partecipano agli accordi, 20 milioni di dollari sono stati pagati come premi ai lavoratori, ed il programma si è esteso alle coltivazioni di fragole, pomodori e peperoni in 7 altri stati della costa orientale.

“ Le teste di ponte sono state gettate” dice Sellers.

“Growing Power”

La Coalition of Immokalee Workers e la costituzione dell’etichetta “Fair Foods” sono primi passi rivoluzionari nel trasformare le pratiche sindacali nell’agricoltura degli USA. Ma sia all’interno delle città americane – specialmente nei quartieri Neri e Latino- sia nelle zone rurali ( la maggioranza delle Riserve dei Nativi Americani sono considerate “deserti alimentari” avendo un accesso molto limitato a cibo sano), le questioni dell’insicurezza alimentare e dell’ingiustizia razziale restano molto problematiche.

Sono queste ingiustizie strutturali che aveva in mente Will Allen, poi un assegnatario del premio MacArthur “ genius grant” [premio per il genio], nel fondare “Growing Power” nel 1993. Fondata sulla base dell’idea che sistemi alimentari sostenibili e con base nella comunità potessero essere impiegati per smantellare il razzismo ed eliminare l’insicurezza alimentare nel “North Side” di Milwaukee, l’organizzazione si è moltiplicata negli ultimi 20 anni, allargandosi non solo nel Milwaukee ma anche in Madison e Chicago.

“Se si continua a lasciare fuori gli agricoltori, si ha soltanto metà del movimento”

L’organizzazione –utilizzando personale locale per amministrare e coordinare ciascun programma—impiega una serie di strategie multidisciplinari, comprendenti la costituzione di orti urbani, mercati contadini, addestramento di giovani, formazione alla “leaderships” e la costituzione di comitati per la politica alimentare al fine di sostenere i residenti locali nel raggiungere la sicurezza alimentare ed anche offrire addestramento in competenze rilevanti per gestire e coltivare con l’obiettivo di avere più potere economico.

“Si tratta di migliorare le condizioni economiche delle persone così che esse possano fare ciò che desiderano con le loro risorse” dice Erika Allen, la direttrice dei progetti di Chicago e nazionali di Growing Power. “ Se sei capace di coltivare cibo, venderlo e cosi integrare il tuo reddito, raggiungi anche la capacità di fare altre esperienze arricchenti con la tua famiglia. Questo è stato quello di cui si è trattato con il movimento per i diritti civili: Pari diritti e accesso a livello costituzionale a ciò a cui tutti gli altri avevano accesso.

Sebbene la Coalition of Immokalee Workers e Growing Power siano due significative organizzazioni che dimostrano il potenziale della giustizia alimentare, il movimento nel suo insieme resta frammentato – qualcosa che azzoppa lo sforzo per costruire un movimento alternativo forte abbastanza da trasformare il sistema alimentare. Questa frammentazione è particolarmente spinosa quando si tratta della questione dei sussidi agricoli.

Divisi e Sconfitti

La maggioranza degli agricoltori familiari si oppongono ai sussidi come soluzione a lungo termine dei problemi dell’agricoltura. In alternativa essi – insieme a un gruppo di economisti dell’Università del Tennessee—preferiscono una combinazione di prezzi base ( un numero di riferimento sotto il quale il prezzo non può abbassarsi), un prezzo limite ( il contrario del prezzo base) e land set-asides ( una politica che lascia non coltivata una certa superficie di terra). Questa politica di gestione dell’offerta, che anche ha una funzione importante nel proteggere la terra da usi insostenibili e contro il degrado ambientale, è stata una regola permanente dell’agricoltura degli USA per la maggior parte del 20esimo secolo . Tuttavia, con l’approvazione della Legge Finanziaria per l’agricoltura ( Farm Bill) del 1996, tutto questo venne cambiato. Il risultato: una totale liberalizzazione dell’agricoltura degli USA, la fine dei prezzi base, la successiva caduta dei prezzi delle merci agricole, una grande sovrapproduzione di queste stesse merci, una immensa devastazione ambientale e il bisogno di instaurare sussidi come mezzo di tenere a galla gli agricoltori.

Molte persone all’interno del movimento per la giustizia alimentare—compresi alcuni dei suoi più noti portavoce , come Michael Pollan and Mark Bittman—hanno gravemente malinterpretato e frainteso il punto di vista degli agricoltori così come i problemi alla radice del dibattito sui sussidi. Come risultato, il movimento ha involontariamente fuorviato il pubblico americano, i media convenzionali e sè stesso a credere che le sovvenzioni e gli agricoltori USA siano i veri avversari. Essi hanno generato una falsa narrazione che pone i sussidi ed i loro beneficiari ( agricoltori) contro il movimento. Il rischio ora è che lasciando gli agricoltori —un importante alleato all’interno del movimento per la giustizia alimentare —-fuori dal dibattito , ma in sostanza in conflitto con gli stessi, il movimento imploderà e collasserà.

I sussidi sono senza dubbio inefficaci e contro produttivi. Essi incoraggiano l’uso di terre marginali e di bassa produttività per seminare colture commerciali, che si portano come conseguenza un mucchio di problemi ambientali; essi danno origine alla pratica di “dumping” dei prodotti nel Sud del mondo, facendo fallire i piccoli agricoltori, il che porta a una aumentata povertà e malnutrizione; i sussidi hanno fallito nel tentativo di tenere a galla le aziende familiari americane( il loro scopo principale); e inoltre usano denaro pubblico che potrebbe essere investito in maniera molto più efficiente in programmi che potrebbero garantire la sostenibilità della sicurezza alimentare e dell’agricoltura nel lungo periodo. La questione dei sussidi ha certamente bisogno di essere risolta. Tuttavia, i sussidi non possono essere cambiati senza occuparsi delle politiche liberiste che hanno richiesto e mantenuto nel tempo il loro utilizzo.

Il passaggio a politiche agricole liberiste—una cosa che era stata agevolata ed è stata mantenuta in tutti i vari accordi della Organizzazione Mondiale del Commercio— si è risolta in una caduta precipitosa dei prezzi delle merci agricole che hanno influenzato negativamente la maggior parte degli agricoltori in tutto il mondo, costringendo milioni di essi a lasciare le loro terre e riducendoli in povertà. Inoltre, le estreme fluttuazioni di mercato , una caratteristica ineluttabile di questa politica liberista, può portare molti più milioni di piccoli agricoltori in situazioni di grave insicurezza alimentare—qualcosa che abbiamo sperimentato nel 2008.

Secondo Harwood Schaffer, un economista agrario dell’Università del Tennessee “ Il più alto valore da un punto di vista etico è diverso dal più alto valore dal punto di vista del mercato. Da un punto di vista etico , il valore più elevato è dar da mangiare alle persone”.

Gli agricoltori ora sono pagati a prezzi di mercato, mentre una volta venivano pagati a un prezzo “parità” per i loro prodotti—prezzi che coprivano i costi di produzione. I prezzi di mercato sono sensibilmente più bassi dei costi di produzione e, come conseguenza, hanno creato la necessità di sussidi governativi. Gli agricoltori non ricevono prezzi equi per i loro prodotti e le grandi imprese di “agribusiness” pagano prezzi molto più bassi di quanto dovrebbero riconoscere agli agricoltori.

“ Noi siamo in sostanza stati divisi e sconfitti dalla questione dei sussidi,” ha detto Brad Wilson, ex-cassiere della National Family Farm Coalition, lui stesso un agricoltore, e un sostenitore radicale della giustizia alimentare la cui instancabile ricerca per cancellare questo fraintendimento ha prodotto migliaia di pubblicazioni on-line. “ E’ un falso problema che ci divide a tutto vantaggio dell’agribusiness . La maggioranza degli agricoltori non avrebbero voluto i sussidi. Essi avrebbero voluto ricevere un prezzo equo”.

E mentre i progressisti e conservatori alla pari denigrano gli agricoltori ed i sussidi invece di denunciare le politiche liberiste, gli accordi del OMC e la mancanza di prezzi equi per i prodotti agricoli—tutte situazioni che hanno avuto devastanti effetti sull’agricoltura e la fame negli USA e in tutto il mondo—le grandi società dell’agribusiness continuano a consolidare il controllo quasi monopolistico del mercato agricolo, traendo vantaggio dai prezzi molto al di sotto dei costi di produzione. Questi sono sussidi reali, anche se nascosti: a meno che la questione venga rimessa in chiave politica, ogni tentativo di rivitalizzare il sistema agricolo diventa insostenibile.

“Il grosso rischio ora è che il movimento per la giustizia alimentare è troppo ampio e troppo superficiale,” ha detto Wilson. “ Se si continua ad escludere gli agricoltori, ci si trova con un mezzo movimento. E se si continua a non capire le questioni, non si potrà avere successo”

Epilogo o Disgregazione?

Il lavoro della Coalition of Immokalee Workers, Fair Food Standards Council and Growing Power non hanno solamente dato risultati concreti ma anche indicazioni e modelli che sono imitati in tutti gli Stati Uniti e internazionalmente, sia all’interno che all’esterno del movimento per la giustizia alimentare. Il Giappone sta progettando di applicare il modello della Coalition of Immokalee Workers al fine di offrire una Olimpiade “sweat-free” nel 2020 ( una Olimpiade i cui equipaggiamenti e altri servizi non siano prodotti utilizzando accordi di sfruttamento o illegali per i lavoratori). Anche i lavoratori edili in Texas stanno già usando lo stesso modello di applicazione dei contratti. Growing Power sta spingendo verso il massimo possibile nell’agricoltura urbana e la giustizia razziale. Questi sono esempi promettenti della portata e potenziale della giustizia alimentare.

Tuttavia, cambiare il sistema alimentare richiede in ultima istanza la trasformazione del sistema capitalistico. Il libero mercato ha dimostrato più volte di non essere in grado di creare un sistema alimentare giusto che possa alimentare in modo equo la popolazione mondiale. E mentre il movimento per la giustizia alimentare è stato in grado di correggere varie storture, può questo stesso movimento — che spesso usa gli stessi metodi del libero mercato e tratta con le stesse organizzazioni che hanno causato queste stesse ingiustizie — avere successo nel catalizzare un cambiamento di larga scala nazionale ed internazionale? O sono questi semplicemente palliativi temporanei in attesa che qualcosa di più rivoluzionario prenda piede?

L’ignoto da imparare

Il movimento per la sovranità alimentare—un movimento di contadini, braccianti senza terra, donne contadine, e gioventù rurale del Sud del mondo e unite sotto la bandiera di Via Campesina—potrebbe avere una risposta. I proponenti della sovranità alimentare sono i sostenitori del diritto della popolazione di ciascun Paese di decidere il loro sistema alimentare, garantendo che la terra e i processi produttivi restino nella mani della popolazione e fuori dalle mani del settore delle grandi imprese. Il movimento ha iniziato a collaborare con il movimento per la giustizia alimentare ed ambedue questi movimenti hanno iniziato a scambiarsi vicendevolmente informazioni sulle reciproche strategie . “ Questo è parte della più ampia convergenza che ci si aspetterebbe all’interno del movimento alternativo” ha affermato Holt-Gimenez

Se c’è una cosa che il movimento per la giustizia alimentare potrebbe e dovrebbe imparare dal movimento per la sovranità alimentare , è l’importanza di includere nel dibattito gli agricoltori americani; il loro ruolo come agenti del cambiamento è indispensabile per il successo del movimento per il cibo. Essi sono coloro che hanno subito più danni dalle azioni dell’agribusiness e dalle politiche economiche liberiste, e sono essi il cui collegamento e la conoscenza della terra possono guidarci verso un sistema più equo e sostenibile.

“Non sappiamo cosa tutto questo sarà. Non è mai stato fatto prima in questo modo, ma dobbiamo imparare a come farlo,” ha detto Holt-Gimenez. “ Come hanno detto le Pantere nere: sopravvivenza prima della rivoluzione”. Io penso sopravvivenza in attesa della trasformazione è ciò che il movimento per la giustizia alimentare sta facendo.


Sabato 7 maggio 2016 di Rory Smith, Truthout | News Analysis
Titolo originale: The Future of the Food Justice Movement

http://www.truth-out.org/news/item/35915-the-future-of-the-food-justice-movement

Traduzione di Giorgio Cingolani per il Centro Studi Sereno Regis

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