Nel paese di Romero, Marianella e migliaia di martiri | Anselmo Palini


romero


Dopo aver scritto tanto su mons. Romero e Marianella GarcÍa Villas, l’autore ha voluto visitare i luoghi dei protagonisti dei suoi libri. Una sorta di pellegrinaggio sulle orme dei martiri salvadoregni. Un resoconto approfondito delle due settimane in El Salvador sul sito www.anselmopalini.it nelle pagine dedicate a El Salvador e in “Novità”. Nelle pagine “Eventi” dello stesso sito una rassegna fotografica del viaggio.


Ottantamila circa sono state le vittime della guerra civile in El Salvador, dal 1980 al 1992, anno degli accordi di pace, in un paese che aveva solo 4 milioni di abitanti. Nel parco Cuscatlan a San Salvador è stato creato un Monumento a la memoria y la verdad: si tratta di un muro lungo 90 metri con incisi, divisi per anno, i nomi di 25mila vittime della repressione.

Tutti i giorni vi sono persone che mettono fiori sotto i nomi di familiari e di amici. Domenica 16 agosto 2015 proprio davanti a questo monumento si è svolto un festival musicale e teatrale nel ricordo di mons. Romero, di cui ricorreva il 98° compleanno: gruppi di giovani di varie parrocchie del paese e di comunità di base hanno messo in scena la vita di Romero e ne hanno riproposto, in varie forme, il pensiero. Un segnale di vita e di apertura al futuro in un luogo che ricorda la tragedia vissuta dal popolo salvadoregno.

I VOLTI DEL NUOVO EL SALVADOR

Ma fortunatamente El Salvador che ho incontrato è anche e soprattutto altro, un paese dove il sangue dei martiri sta fecondando la terra. Il nuovo El Salvador ha il volto ad esempio di mons. Gregorio Rosa Chàvez, che fu stretto collaboratore di mons. Romero e che continua ad annunciarne il messaggio. Ha il volto di Maria D’Aubuisson, che collabora con la Fondazione Oscar Romero portando il peso di un cognome che ricorda a tutti il mandante dell’assassinio di mons. Romero, suo fratello, il maggiore Roberto D’Aubuisson, che fu uno dei capi degli squadroni della morte. Ha il volto gioioso di Mirna Perla, già magistrato della Corte suprema e vedova di Herbert Sanabria, presidente della Commissione diritti umani dopo l’uccisione di Marianella Garcìa Villas, assassinato pure lui dai militari nel1986; di Guadalupe Mejìa, madre Lupe come tutti la chiamano, anche lei con il marito torturato e assassinato, dal 1981 impegnata nella ricerca della verità per i migliaia di desaparecidos.

Il nuovo El Salvador ha il volto dello scalabriniano padre Mauro Verzeletti, coordinatore della pastorale dei migranti per la diocesi della capitale, impegnato a difendere i diritti dei migranti che a migliaia vengono respinti al confine con Messico e Stati Uniti; e molti di questi finiscono nel moderno elenco dei desaparecidos poiché di loro non si hanno più notizie. Ha il volto di Ernesto Mejìa, uno studente di economia che, con entusiasmo, coordina l’attività della commissione Giustizia, pace e integrità della creazione della provincia francescana “Nostra Signora di Guadalupe”: i principali settori d’intervento della commissione sono la difesa dell’ambiente, la lotta contro alcuni insediamenti minerari altamente inquinanti, il problema del cambio climatico. Il nuovo El Salvador ha il volto della suorina che, all’Hospitalito della Divina Provvidenza, dove Romero è stato assassinato, ci offre i suoi ricordi di quel giorno drammatico.

Ha il volto di Jon Sobrino, sopravvissuto al massacro dei gesuiti dell’Uca poiché era all’estero; e anche il volto di tutti coloro che in questa Università continuano con determinazione a formare i cittadini del nuovo El Salvador. Fra i docenti, una torinese, Beatrice de Carrillo.

LA COMUNITÀ “MARIANELLA GARCÍA VILLAS”

Il nuovo El Salvador lo troviamo anche a La Bermuda, in mezzo a un bosco, dove nel marzo 1983 è avvenuto un massacro con la morte di oltre venti campesinos e l’arresto della presidente della Commissione diritti umani, Marianella García Villas, che, portata a San Salvador in una caserma militare, verrà torturata e assassinata. Poco distante dal luogo del massacro, una comunità di una sessantina di famiglie ha scelto come nome Comunità Marianella García Villas e su un muro di fronte alla piccola chiesa un grande murale ricorda il sacrificio di Marianella. A pochi chilometri di distanza da La Bermuda, vi sono i paesi di Aguilares e El Paisnal, i paesi di Rutilio Grande, il gesuita che fu il primo assassinato dell’episcopato di Oscar Romero. Murales e manifesti ricordano i due amici, Oscar e Rutilio, uccisi entrambi perché fedeli al Vangelo di pace e di giustizia.

ALTRI VOLTI DI SPERANZA

Il nuovo El Salvador ha il volto di Luis Cotero e Sonia Lara, che ci hanno accolto nella parrocchia di San Roque, dove sono cresciuti alla scuola del milanese don Cesare Sommariva e del bresciano don Andrea Marini: Sonia dirige la scuola La Rosa Blanca e Luis è impegnato nella pastorale; in entrambi notiamo grande preparazione e spiccata capacità di analisi.

Il nuovo El Salvador ha il volto della milanese Mariella Tapella, da 30 anni nel paese centroamericano, impegnata in progetti di promozione sociale. Mariella, cresciuta in Pax Christi alla scuola di don Tonino Bello e mons. Luigi Bettazzi, ci parla con entusiasmo dell’enciclica Laudato si’ e del metodo latinoamericano che lì emerge chiaramente: vedere, giudicare, agire, celebrare.

Il nuovo El Salvador ha il volto delle componenti del Movimiento salvadoreño de las mujeres, impegnato da circa trent’anni in progetti di promozione sociale in tutti i dipartimenti del paese.

Il nuovo El Salvador l’abbiamo trovato anche nelle istituzioni incontrate: al Segretariato di cultura della presidenza della Repubblica, dove sono impegnati in collaborazione con le Università a ricostruire la memoria storica del paese, per non dimenticare ciò che è accaduto negli anni di guerra; e al Ministero degli esteri dove vorrebbero trovare il modo per far sì che la figura di Marianella García Villas abbia lo spazio che merita nella storia di questo paese.

Il nuovo El Salvador, continuando, ha il volto di Fidel Nieto e Dagoberto Gutiérrez che, dopo essere stati impegnati nella guerriglia contro la dittatura come comandanti, ora guidano l’Università Luterana (2000 studenti) e cercano di formare i cittadini di domani. E anche di Vicente Chopin, un dottorato all’Urbaniana di Roma, ora docente all’Università salesiana don Bosco, che complessivamente ha 8mila studenti in tre diverse sedi.

Infine il nuovo El Salvador l’abbiamo visto riunito al funerale di padre Pedro De Clercq, sacerdote belga da quarant’anni nel paese centroamericano, un punto di riferimento per le Comunità ecclesiali di base. Dopo la messa presieduta dall’arcivescovo al Despertar, un luogo di martiri, perché lì venne trucidato padre Octavio Ortiz con quattro suoi ragazzi, tutta una notte di veglia e di omaggi per padre Pedro: canti, balli, testimonianze. Tutto attorno alla bara e sui muri striscioni delle comunità di base, immagini di padre Pedro, di mons. Romero, di padre Octavio Ortiz. Ecco, questo è il nuovo El Salvador che sta nascendo in una terra bagnata dal sangue dei martiri.


Un paese stretto dalla violenza

A chi arriva per la prima volta in El Salvador, passando in macchina per le strade della capitale, in un traffico incredibile, la prima cosa che balza agli occhi sono le persone armate presenti dappertutto: davanti a qualsiasi negozio minimamente decente, a qualsiasi locale, alle scuole, alle pompe di benzina, alle pizzerie, davanti anche agli ingressi di diverse parrocchie, davanti all’arcivescovado… uomini armati, vigilantes con un fucile a pompa ben visibile. E nelle zone bene della città ancora vigilantes ma con la camicia bianca e, al posto di un ingombrante fucile, moderne pistole. E poi filo spinato sopra le case e le scuole, cancellate dappertutto, quartieri chiusi e vigilati da uomini armati.

El Salvador è un paese attanagliato dalla violenza. Nei mesi scorsi vi è stata una media di 25 morti ammazzati al giorno. Domenica 16 agosto 2015 si è raggiunto il record con 40 persone assassinate, e nei giorni successivi si è andati oltre e si è arrivati, martedì 18 agosto, a 43. Nel solo mese di agosto 2015 vi sono stati 910 morti ammazzati, un record, scrivono i giornali salvadoregni. Nel mese di luglio erano stati 677. E questo in un paese con poco più di sei milioni di abitanti. La criminalità organizzata, le maras, controlla intere zone del paese e quartieri della capitale, dove è vivamente consigliato non andarci. Come pure ti consigliano di non prendere i vecchi bus da trasporto, poiché si rischiano delle rapine e anche per i taxi è bene farsi consigliare poiché non pochi sono abusivi e in mano alla criminalità. (a.p.)


romero iconaUna Chiesa tra ammirazione e imitazione di Romero

Molti dunque in El Salvador sono impegnati a fare in modo che mons. Romero non sia ridotto a un quadro da appendere in tutte le chiese o a un’immaginetta da tenere in tasca, bensì che sia una voce ancora oggi da ascoltare e una testimonianza da imitare. La Chiesa salvadoregna si trova così davanti ad una scelta poiché, come ha più volte ripetuto mons. Gregorio Rosa Chávez, che fu tra i più stretti collaboratori dell’arcivescovo assassinato, “mons. Romero è da imitare, non da ammirare”. (a.p.)


Anselmo Palini è autore di: Oscar Romero. “Ho udito il grido del mio popolo” (Ave, Roma 2010); Marianella García Villas. Avvocata dei poveri, compagna degli oppressi, voce dei perseguitati e degli scomparsi (Ave, Roma 2014); Pierluigi Muraglioni. Dalla mia cella posso vedere il mare (Ave, Roma 2012).


Pubblicato in MISSIONE OGGI | APRILE-MAGGIO 2016

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