Marinaleda: un’utopia concreta

Johan Galtung

Marinaleda, Spagna

Su una strada periferica 108 Km a est di Siviglia: un bianco villaggio andaluso dopo l’altro, tradizionali, poveri; e d’improvviso questa realtà super-moderna in cemento, un’utopia per molti!

Il concetto base è ben noto: le autorità hanno espropriato terre lasciate incolte nel bel mezzo di un bracciantato disoccupato e alla fame, trasformamdole in una cooperativa comunale con abitazioni molto economiche, asilo d’infanzia, scuole, cliniche. Dietro c’è stata per oltre 30 anni la visione, la sapienza, l’abilità, la volontà del sindaco, Juan Manuel Sánchez Gordillo. Con la mente, una realtà, e la volontà di cambiarla, quella realtà.

Qui abbiamo a che fare con qualcosa di più che l’economia e dobbiamo guardare aldilà della dottrina economica per cogliere quel che c’era e c’è in ballo. Sono certo da considerare le vecchie distinzioni fra pubblico e privato e fra proprietà e utilizzo [dei beni]; come pure relativi commenti, come i seguenti.

Generalmente si considera la polarità pubblico-privato riferita allo stato opposto al capitale, che perseguono i propri obiettivi l’uno con la programmazione, l’altro con il mercato. Discorso importante che coglie una realtà cruciale del 20° secolo, il bolscevismo, l’esperimento sovietico opposto all’ideologia e alla realtà occidentale, [west-]europea e USA, con nel mezzo, partecipe di ambo gli assetti, la social-democrazia.

Al solito, ci manca una terza possibilità: la comune municipale, l’autorità locale; del e per il pubblico, eppure più vicina al privato, ai singoli, alle famiglie, a conoscenti e parenti, alle ONG, tanto più quanto più piccola è la comunità – diciamo con meno di 10.000 membri (Marinaleda: 2.600-2.700). Al mondo ci sono molti comuni, nell’ordine dei 2 milioni, rispetto ai circa 200 stati, e tendono a riflettere la scelta [polarizzata] stato-capitale (privato), comune a livello territoriale superiore, anche sovra-statale

E si considera la coppia proprietario-vs-utilizzatore di un bene (immobiliare) in termini di proprietari che ne decidono l’utilizzo o il non-utilizzo; e i non-proprietari non hanno alcun bene da utilizzare, e cercano di ottenerne in un contesto di proprietari che utilizzano i loro beni in cerca di averne sempre più. L’attuale scelta a favore del “privato” e del “proprietario” comporta disuguaglianza.

La terza possibilità mancante è la proprietà pubblica ad uso pubblico e privato, e monitoraggio pubblico di tale uso. Cosa problematica, potrebbe portare a bustarelle e alla corruzione generalizzata, a meno che sia trasparente per il pubblico, e pur così probabilmente lenta, burocratica, salvo che su piccola scala.

Questo terzo modo di pensare considera il latifondista simile allo schiavista, al colonialista (come padrone di esseri umani), al patriarca (padrone di donne); e al padrone di spazi aerei/atmosferici oceanici/extraplanetari: illegittimi, illegali, assurdi.
Marinaleda apre una via attraverso tutto ciò ricorrendo all’esproprio contro il non-uso / abuso di una risorsa fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo umani e della natura; e la terra liberata diviene proprietà pubblica degli abitanti del comune, amministrata da un‘autorità locale subordinata ad assemblee generali e fatta funzionare da cooperative di proprietà comune, piuttosto che da aziende private. Con quali risultati, per giunta?

Secondo quanto sostiene la municipalità, lavoro disponibile per chiunque lo voglia e per quante ore lo desideri; con paga conseguente. I giorni lavorativi / persona sono aumentati da 14189 nel 1998 a 50617 nel 2006; di questi ultimi, il 25% nell’industria. Agricoltura a parte, ci sono scuole di formazione per meccanici, falegnami, idraulici e muratori. Sono state riparate e asfaltate strade. Pavimentati campi per il tennis, il basket, la pallamano, il calcio, aperti a tutti, e disponibili per le squadre della municipalità.

Per tutti coloro che vogliano, corsi in informatica, sull’uso di Internet. Corsi di recupero per i bambini che hanno difficoltà a scuola. Un enorme canale per irrigazione. Assistenza alle famiglie con neonati. Modernizzazione di stabilimenti e di macchinari. Acquisto di altri terreni a uso della comunità. Case di riposo, un nuovo albergo, un grande centro per l’energia solare, alberi piantati dappertutto, Internet gratuito in tutte le case, una grande piscina pubblica. Tutto questo pagato con le entrate della cooperativa e condiviso, senza aumenti delle tasse. Con assemblee generali per prendere decisioni congiunte. Di, da e per la gente comune.

Obiettivo primario: per tutti uno stile di vita dignitoso e sobrio, fondato su una equa ripartizione delle risorse e sulla solidarietà; in pace l’un l’altro e con la natura.

La decisione fondamentale è tra conseguire profitto per le retribuzioni piuttosto che per servizi pubblici d’ogni genere. Una categoria comunque non c’è più: il profitto, di solito ragguardevole, che va al proprietario terriero in quanto tale.

Ovviamente, molti dei vantaggi disponibili per la collettività si possono trovare in altre parti del mondo; non tanto associati a quanto è democratico bensì a quanto è social-democratico. Questo è il motivo per cui Gordillo fa riferimento a Marinaleda come a una social-democrazia; ma per uno slancio della comunità piuttosto che piovuto da Madrid, il che potrebbe richiedere decenni, se mai accadesse. Si può anche interpretare quello che è accaduto come autonomia della comunità. In questo caso è di sinistra ma potrebbe essere anche di destra, con più proprietà privata. Esiste una valida argomentazione a favore della diversificazione a livello di municipalità: effettiva concorrenza, alternative evidenti, non solo parole nei programmi di partito.

La strada ben lastricata e ombreggiata passa davanti al municipio, vicino alla Casa de Cultura dove si celebrano eventi e si tengono corsi, e prosegue fino alla chiesa dedicata a San Nicolas di Marinaleda; è tutto lì.

Un dibattito sulla popolazione – la gente è libera di uscire dalla comunità e di entrarvi, di andare avanti e indietro? – si è concluso con un né–né; nessuno vuole andarsene, e non vogliamo una popolazione che sia superiore alla nostra capacità di offrire servizi. Se altri apprezzano quello che vedono qui, allora che lo mettano in pratica nel loro luogo di origine.

E qui ritorniamo a classe e potere. E’ addirittura in gioco l’intera idea di possesso della terra. Il proprietario terriero saggio può leggere l’iscrizione sul muro e ristrutturarsi da impresa privata a cooperativa, affittando la terra a prezzi ragionevoli ma anche tenendola bene, diventando il supervisore di se stesso. Altri, come schiavisti, colonialisti, patriarchi, potrebbero dire che il nostro tempo è finito, che tocca a voi trovar modo di andar avanti con quel che c’è.
Due Paesi in necessità di una-due-molte Marinaleda sono USA e Giappone.

Entrambi hanno le classi sociali più basse che stanno sprofondando, una popolazione che invecchia, bisogno di rinnovamento; e in Giappone c’è bisogno di autonomia, per essere autosufficienti a livello locale e statale, non costretti a importare riso dalla California.

Grazie Marinaleda, grazie per dirci che quello che esiste è possibile.

marinaleda


Nº429 – Johan Galtung, 23 maggio 2016
Titolo originale: Marinaleda: A Concrete Utopia

Traduzione di Miki Lanza e Franco Lovisolo per il Centro Studi Sereno Regis


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