Una critica amichevole alle azioni per il clima | Robert J. Burrowes


27006455196_122a3c3ac8_h


Sono stato contento di leggere i resoconti e di guardare le foto di coloro che si sono impegnati nella recente iniziativa “Break Free from Fossil Fuels”, che è stata realizzata in molti luoghi di 13 Paesi dal 4 al 15 maggio 2016 (http://breakfree2016.org/). Vi è stata grande creatività, e una adeguata comprensione dei principi di nonviolenza ai quali i partecipanti erano invitati ad aderire. Ma le mie considerazioni, amichevolmente critiche, sono rivolte agli organizzatori principali, che hanno progettato quelle azioni nonviolente senza capire in che modo la dedizione e il coraggio delle persone che sono state coinvolte potessero avere il massimo impatto possibile. Mi rendo conto che lo sforzo e il lavoro necessari per organizzare eventi internazionali di questa natura sono davvero straordinari, ed è per questo motivo che spero che i prossimi sforzi siano orientati strategicamente a ottenere i massimi risultati. Mi permetto quindi di richiamare l’attenzione su alcuni elementi chiave.

Promuovere non solo consapevolezza, ma anche azione. Tutte le campagne nonviolente hanno un proposito politico: Nel caso del movimento per il clima, il proposito potrebbe essere dichiarato in questi termini: “Minimizzare e, dove possibile, eliminare tutte le attività che aggiungono CO2, metano e ossido di azoto all’atmosfera terrestre”. Tuttavia ogni proposito politico si raggiunge se si conseguono due finalità strategiche in qualunque campagna:

  1. Aumentare il sostegno alla vostra campagna sviluppando una rete di contatti con gruppi che possano sostenervi;
  2. Modificare la volontà e ridurre il potere di coloro che hanno contribuito a creare il problema

Una volta che l’obiettivo politico è stato definito, le due finalità strategiche definiranno con precisione che cosa è opportuno (e che cosa non è opportuno) fare per l’intera campagna. Facciamo un esempio. Ogni tattica nonviolenta ha un obiettivo politico e un traguardo strategico. Nel caso della campagna ‘Break free’ l’obiettivo per molti gruppi è stato “impedire che un camion /treno / nave che trasportava carbone raggiungesse la sua destinazione (miniera/ porto/ raffineria…)”

Invece l’obiettivo strategico (non dichiarato) di questa azione nonviolenta è totalmente diverso. E potrebbe essere “indurre le persone che vengono a conoscenza dell’azione a ridurre il loro consumo di combustibili fossili”, oppure “indurli a partecipare a uno specifico progetto già in corso”. Per gli attivisti nonviolenti il compito non è semplicemente di aumentare la consapevolezza della gente, ma di compiere azioni che possano ispirare le persone a diventare a loro volta attivi. Nel caso del cambiamento climatico, i messaggi potrebbero essere: “aiutaci a salvare il clima diventando vegetariano”, oppure “salviamo il clima boicottando le auto e i voli aerei”. Quindi l’azione nonviolenta deve ispirare le persone a cambiare il loro comportamento, e deve indicare loro delle vie per farlo.

Prepararsi alla repressione

Finora le dimostrazioni di piazza contro il cambiamento climatico non hanno suscitato significative repressioni, ma le cose stanno cambiando. Gli attivisti sono già da tempo bersaglio di repressioni: con almeno due attivisti che vengono uccisi ogni settimana nel mondo, la situazione sta peggiorando rapidamente. Per chi si aggrega alle manifestazioni un po’ occasionalmente forse non è importante avere una strategia; ma sui leaders dei movimenti grava una grossa responsabilità: si tratta di progettare e realizzare attività che ‘funzionano’, in modo da non mobilitare la gente per nulla. Limitarsi a invitare i governi a “tenere carbone, petrolio e gas sottoterra” non porta a risultati significativi.

Le nostre richieste ai governi sono senza significato se nel frattempo il mercato chiede delle merci per procurare le quali occorrono petrolio, gas e carbone. Sono le multinazionali che dicono ai governi che cosa fare, non il contrario. Perciò se noi riduciamo la domanda dei consumatori, le multinazionali ridurranno le loro produzioni. Del resto, come molti ricordano, molte delle campagne di Gandhi ebbero successo perché si focalizzarono su (a) la riduzione della domanda, e (b) sulla messa a punto di modalità diverse, più autonome, di produzione.

Cambiare l’atteggiamento delle persone

Se ci limitiamo a chiedere alle élites di cambiare il loro comportamento, non lo faranno. Il nostro compito è di riuscire a modificare il loro modo di agire, o di modificare la circostanze in modo tale da farglielo cambiare. Se consideriamo le minacce ambientali e nucleari all’esistenza umana, è chiaro che siamo rapidamente avviandoci all’estinzione.  Dobbiamo quindi progettare strategicamente le nostre azioni per conseguire la massima efficacia.


Robert J. Burrowes has a lifetime commitment to understanding and ending human violence. He has done extensive research since 1966 in an effort to understand why human beings are violent and has been a nonviolent activist since 1981. He is the author of ‘Why Violence?‘  His email address is [email protected] and his website is at http://robertjburrowes.wordpress.com


A Friendly Critique of the Break Free Climate Actions

17 May, 2016 Countercurrents.org http://www.countercurrents.org/burrowes170516.htm
Traduzione e sintesi di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.