Pace politica vs pace reale in Colombia | Lina María Jaramillo


8 Aprile 2016: Il Governo colombiano ha annunciato l’avvio di dialoghi di pace con un importante gruppo armato. Ma molte regioni della Colombia – e la stessa società civile – sono ancora sotto assedio. Bisogna affrontare questa situazione, secondo Lina María Jaramillo.

I colori della bandiera colombiana. Foto di Camilo Rueda López

I colori della bandiera colombiana. Foto di Camilo Rueda López


La settimana scorsa è stata ambivalente per la Colombia. Il Governo ha messo in atto tutto il suo arsenale di comunicazione per diffondere le buone notizie: l’avvio di colloqui preliminari con la National Liberation Army (ELN). Si tratta del secondo (in termini di rilevanza) gruppo di guerriglieri di sinistra, che è stato responsabile di centinaia di crimini contro l’umanità: sfollamenti forzati, assassini, rapimenti, e molti degli attacchi a impianti petroliferi che hanno causato danni ambientali irreversibili.

Per molti anni le organizzazioni di guerriglieri, FARC e ELN, hanno stabilito alleanze criminali con gruppi armati illegali che si erano formati intorno al traffico di droga. Anche se l’attuale governo riesce a concordare un trattato di pace con Cuba, la società civile è ancora sotto l’influenza di gruppi armati illegali collusi con la mafia, con il crimine organizzato e con i politici corrotti.

Il processo politico di costruzione della pace sottovaluta la necessità di sviluppare il processo partendo dal basso. I Colombiani hanno accolto le buone notizie con cautela e con parecchio scetticismo: eventi che nel frattempo sono avvenuti altrove hanno fatto mettere in dubbio l’efficacia di questi dialoghi a livello politico. L’ordine pubblico ad Antioquia e Cordoba, regioni con un significativo primato di eventi violenti durante il conflitto armato, è stato gravemente turbato da un attacco armato compiuto da un gruppo paramilitare chiamato Autodefensas Gaitanistas de Colombia (chiamato anche clan Usuga or Urabeños).

Questa organizzazione illegale ha notevole influenza e potere locale in regioni come Antioquia, Valle e Norte de Santander: potere che è stato costruito diffondendo paura e minacce contro la popolazione civile, attraverso atti violenti, ricatti e omicidi mirati. L’affermazione di questo gruppo armato è da mettere in relazione con la presunta smobilitazione promossa dal presidente Alvaro Uribe Velez nel 2006.

In quel periodo alcuni leaders di questi gruppi armati appartenenti all’estrema destra, pur apparentemente “smobilitati”, formarono gruppi ancora più armati per mantenere il controllo sulle vie e sugli scambi del commercio di droga.

Il recente scontro armato è avvenuto proprio mentre cresceva la sfiducia sui dialoghi di pace all’Avana, soprattutto a causa dell’incapacità di arrivare alla firma dell’accordo di pace fissato per il 23 marzo – una promessa che il governo e le FARC fecero al mondo alla fine del 2015. Questa situazione di incertezza è stata usata dai leaders della destra, che hanno organizzato una protesta di membri della società civile contro il processo di pace. Hanno richiamato l’attenzione al tema dell’impunità e hanno messo in dubbio la reale volontà delle FARC a cercare la pace, dopo quasi tre anni di negoziati.

Un accordo politico che non abbia l’appoggio di una forte società civile è un documento vuoto. Non c’è dubbio che questo non è il momento migliore per il processo di pace. Ma il Governo sta dedicando la massima attenzione a rilanciare l’azione politica, come strategia necessaria per proteggere il lavoro di dialogo in corso all’Avana. Esiste tuttavia la possibilità che tutto il lavoro del Governo Colombiano sulla “costruzione politica di pace” stia drammaticamente trascurando la necessità di alimentare un processo di pace che parta del basso, soprattutto nel contesto reale dei territori coinvolti, e di mettere in atto strategie concrete che possano garantire la sicurezza dei cittadini.

Secondo giornali come Semana e El Espectador, lo scontro armato compiuto da gruppi paramilitari faceva parte di una strategia più complessa, che mirava a forzare la partecipazione della società civile alla protesta nazionale contro il processo di pace. Sembra che, mentre i politici e il Governo discutono di pace, nella società civile sia ancora in corso una guerra.

Al di là degli aspetti politici sugli accordi di pace, vi è una componente essenziale nel processo di costruzione della pace che sta alle radici della società civile – e i gruppi armati illegali la stanno minacciando pericolosamente. Finché i civili si trovano in condizioni di paura e di insicurezza a causa della presenza di gruppi violenti, sarà difficile conseguire una salda rete di relazioni e una forte coesione sociale, che sono le componenti principali per la trasformazione dei conflitti e la riconciliazione.

Il Governo Colombiano e i leaders politici che sostengono questo processo di pace dovrebbero tenere a mente che la pace politica che stanno cercando di firmare a Cuba è solo uno strumento per costruire una pace reale, cioè pace nei territori, con la gente e per la gente.


Titolo originale: Political peace vs. real peace in Colombia
http://www.insightonconflict.org/2016/04/political-peace-vs-real-peace-in-colombia/
Traduzione di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis


Lina María Jaramillo è una corrispondente locale dell’Associazione “ Insight on Conflict” in Colombia.  Si occupa di Studi Internazionali e Sviluppo Internazionale, ed è una studiosa di Scienze Politiche. Negli ultimi 8 anni ha lavorato su progetti che riguardano pace, sicurezza e sviluppo, ed è attualmente impiegata presso OXFAM come “Knowledge Management Officer”.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.