Spagna: uno Stato, due, o cinque in alternativa?

Johan Galtung

L’Alfàs del Pi, Spagna – Due idee – España Una Grande Libre: Spagna Una Grande Libera – status quo e España Una Comunidad de Naciones: Spagna una Comunità di Nazioni.

Inoltre, un fatto: le forze in Catalogna favorevoli all’indipendenza.

Grande disparità. E pericolosa: quando viene mantenuto lo status quo e/o raggiunta l’indipendenza con la violenza, le relazioni possono rimanere difficili per un lungo periodo. La storia della Penisola Iberica è ricca di esempi.

In questa controversia entrambe le parti presentano argomentazioni importanti.

Un’identità interna frammentata a riguardo della lingua, della storia condivisa e dell’attaccamento alla località geografica richiede quale identità esterna lo stato di essere una nazione indipendente riconosciuta. E questo riguarda non solo singole persone ma tutta la Spagna, una democrazia, con la maggioranza favorevole allo status quo.

Entrambi gli argomenti, e ce ne sono altri, hanno solidi presupposti di verità. Si trovano però agli estremi di una scala di valori che presenta molte posizioni intermedie che non appaiono nel dibattito spagnolo. Ambedue le parti temono di entrare in discorsi accomodanti perchè non vogliono rischiare che questo venga interpretato come un indebolimento delle loro posizioni forti. Esiste anche una generale tendenza spagnola verso l’estremismo (1492; Guerra Civile).

Due parole invitano a discorsi più ampi: autonomia e comunità. “Autonomia” sta a indicare una identità separata ma meno estrema che indipendenza. E “comunità” indica lo stare insieme di un gruppo di persone meno estremo che stato unitario.

Ecco la “Spagna come una struttura della Castiglia” (Ortega y Gasset) con la Castiglia all’interno e Madrid la più vicina al centro e una periferia di Catalani, Baschi, Gallego, abitanti delle Baleari e delle Canarie, la costa e le isole.

I Catalani non sono soli. Questo tuttavia potrebbe rafforzare gli estremismi: “Se non fermiamo l’indipendentismo adesso, la Spagna andrà incontro al collasso”, “E’ un problema di Madrid, non nostro, l’intera struttura è sbagliata”.

Ecco cinque alternative tra uno stato unitario e due stati:

  1. Decentramento

  2. Federazione

  3. Equilibrio

  4. Confederazione

  5. Associazione

Prima di entrare nel dettaglio, un punto importante: queste diverse condizioni intermedie non si escludono a vicenda. Si può prendere un’idea qui, una là.

  1. “Decentramento” vuole proprio dire quello: alcuni incarichi vengono delegati alla periferia; come da Londra a Belfast per l’Irlanda del Nord, Cardiff per il Galles, Edimburgo per la Scozia; con un potere più esteso nelle mani di Londra per un Regno “Unito”. Non esiste un’entità del tipo “Londra e dintorni”. “Londra” ha di fatto due responsabilità, se stessa e il Regno Unito. Le 17 “autonomías” spagnole evitano il problema in quanto coprono l’intero territorio, ma è Madrid che mantiene l’autorità su tutto.

  1. “Federazione” va un passo oltre, coprendo l’intero territorio con parti autonome che riconoscono al di sopra un centro, in cui le parti medesime rientrano in modo simmetrico per questioni finanziarie, come banca centrale-valuta, politica con l’estero, sicurezza, comunicazioni fondamentali e trasporti, tecnologia dell’informazione.

  1. “Equilibrio” va ancora oltre e conferisce autorità a più livelli, non solo stato e nazioni ma municipalità (8, 122) e individui, dando potere di voto su argomenti vari che derivano dai vasti programmi di partito. Bisognerebbe armonizzare i livelli l’un l’altro – un sistema alla Svizzera.

  1. “Confederazione” porta il passo a stati indipendenti – 2, 6? – che possono essere membri delle Nazioni Unite e avere proprie politiche a riguardo di finanza-estero-sicurezza-logistica, ma che si coordinano l’un l’altro quali partners con un rapporto altamente preferenziale di cooperazione. Come per l’Unione Europea, anche se cerca di indirizzarsi più verso una federazione.

  1. “Associazione” sta per relazioni positive, amichevoli e pacifiche ma non più tra partners con rapporti altamente preferenziali, bensì soltanto “preferenziali”.

Al di là di tutto questo c’è la dissociazione, l’indipendenza, anche se non violenta ma intesa come pace negativa; niente guerra, niente sfruttamento. Tra nazioni iberiche con millenni di pace positiva. Indifendibile, insostenibile.

E viceversa un calderone di insoddisfazione con identità castigliane imposte e sfruttamento reale o immaginario. Insostenibile.

E’ “una-grande-libre”. Ma dove è la “comunidad-de-naciones”?

Tra le alternative lasciamo fuori la 1 e la 5, in quanto la 1 è sproporzionata, con un vertice troppo ingombrante, e la 5 è troppo libera. La combinazione di 2+3+4 sta per comunità; noi scegliamo questa. Più avanti provo a spiegare nei dettagli queste alternative, prendendo qualcosa da tutte e tre.

E’ necessaria un’azione verso un maggior grado di federazione, che bilanci l’autorità dello stato con l’autorità della nazione; un decentramento della sola Catalogna va contro le norme di giustizia nel senso di eguaglianza per la legge e per la comunità. Qualsiasi accordo particolare con la Catalogna aumenterà la pressione da parte degli altri. Si potrebbero ritracciare i confini dell’autonomía per farli coincidere con quelli della nazione oppure si potrebbero raggruppare insieme più autonomías (come i cantoni in Svizzera).

L’autonomia nazionale prevede l’opposizione tra monarchia e repubblica? Perchè no? La Catalogna può essere avanti a questo riguardo; dopo tutto, la monarchia è comunque un’istituzione che sta scomparendo, adottata in Spagna per convenienza politica.

Equilibrio tra i livelli: l’autonomia nazionale in Spagna come comunità di nazioni è incompatibile con il predominio castigliano a livello di stato e nell’ambito pubblico, come è testimoniato dagli articoli locali che ovunque caldeggiano il bilinguismo. Il diritto di poter parlare la propria lingua in parlamento e di essere compreso è inalienabile; con spiegazioni in Basco e dal Basco. E con maggiore autonomia a livello locale e più referendum.

La confederazione rientra tra i diritti delle nazioni – sub-stati – di avere politiche estere differenti ma compatibili. Una soluzione potrebbe risiedere in delegazioni e ambasciate con rappresentanti delle Nazioni Unite a livello statale e in consolati a livello nazionale. I Catalani e i Baschi hanno speciali relazioni con la Francia attraverso i Pirenei; i Gallego con il Portogallo; gli abitanti delle Baleari con altre isole del Mediterraneo Occidentale; gli abitanti delle Canarie con l’Africa. Tutto ciò creerebbe una Spagna più forte, che verrebbe a costituire un punto focale di integrazione.

Inoltre, rispetto, uguaglianza e autonomia per le nazioni di decidere per se stesse, come nelle federazioni; far sentire le loro voci nelle loro proprie lingue.

Costruire una rete di relazioni verso altre nazioni all’interno e all’esterno, in una comunità di nazioni, è nello spirito dei nostri tempi.

Imporre nazioni dominanti su altre in uno stato pretendendo l’unità, non lo è. Né lo è il potere ereditario. E neppure “l’indipendenza”, in un mondo sempre più connesso e globalizzato. Queste sono astrazioni dal passato.

Le proposte sono anche predizioni. Prima o poi diventano realtà.


22 febbraio 2016
Titolo originale: Spain: One State, Two, or Five In-Betweens?

Traduzione di Micky Lanza e Franco Lovisolo per il Centro Studi Sereno Regis


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