I diritti umani: una sfida permanente | Johan Galtung

Johan Galtung

Note conclusive del colloquio all’Université Catholique Lyon, 5-6 febbraio 2016

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 dicembre 1948 – le due Convenzioni del 16 novembre 1966 sono diritto internazionale – fu redatta da un comitato di Uomini, Bianchi, Anziani, Borghesi, Avvocati, Francesi (UBABAF).

Nulla sui diritti di donne e bambini; attesa fino agli anni 1980.

La prospettiva si focalizza sugli individui, non su collettivi, popoli.

Non ci sono diritti di accesso a servizi igienici, né alla sessualità: i borghesi di buone maniere certe cose le fanno ma non ne parlano-scrivono. L’art. 27.2 protegge perfino la remunerazione per professionisti come loro stessi.

Il discorso dei “diritti umani = pretese legali” definisce obiettivi per derelitti ma tace sugli obiettivi per ben inseriti: status quo. La loro giustificazione: “Se insorgono, ci tratteranno come noi abbiamo trattato loro”. Rivalsa. In un discorso sui conflitti, si devono sentire tutte le campane, cercando soluzioni. Ma il discorso legale è Dualista-Manicheo-da Armageddon (DMA); due contendenti, ragioni rispetto a torti, battaglia finale alla Corte Suprema. Nessun compromesso che giustifichi le preoccupazioni del perdente. Il vincente si prende tutto.

Ed erano francesi. Che cosa vuole o voleva dire? La Francia è il Primo Stato Moderno, frutto della Grande Rivoluzione, la locomotiva che traina gli stati sulle rotaie dell’universalismo. Marcata e deturpata dal terreur del “monstre Paris” (Orange), da domarsi con norme vincolanti lo stato; quindi diritti umani e del cittadino. Ma silente sui doveri del cittadino, in caratteri minuscoli: pagare le tasse allo stato, morire nelle guerre dello stato.

Universali? Così condizionati da genere, generazione, razza, classe, professione, nazione, con la propria storia* e geografia**? Ovviamente no.

Esempi: gli asiatici menzionano i diritti dei villaggi e degli artigiani a sopravvivere allo “sviluppo”; e i diritti dei clan come persone giuridiche.

E tuttavia lodevoli. Rendiamo omaggio all’articolo 3, il sacro diritto alla vita. E lo interpretiamo come diritto a una vita piena, non recisa da atti di violenza diretta; né amputata dalla violenza strutturale. Non da atti di commissione; né da atti d’omissione, che mancano di impegnarsi nel cambiamento sociale.

E rendiamo omaggio all’articolo 28, il meta-diritto, a vivere negli ordini sociali e mondiali che rendono possibili i diritti. Un articolo geniale.

Invece di Diritti Umani-Democrazia che controllano gli Stati che controllano il Capitale, adesso è il Capitale che controlla gli Stati con le privatizzazioni (da privare, di controllo democratico, appunto), comprando il potere legislativo-esecutivo-giudiziario comprando i politici, e così mutilando la democrazia e i diritti umani.

La disuguaglianza crescente entro e fra gli stati, la crisi ricorrente quando s’inceppa la speculazione col denaro di altri popoli – incassando i guadagni, spingendo i rischi sulla gente con gli stati da spettatori impotenti. La miseria si diffonde: adesso ci sono più poveri negli USA che in Cina. Ci si aggiunga l’uccisione da parte USA di oltre 20 milioni di persone in 37 stati dalla 2^ guerra mondiale ad oggi, e più di 245 interventi militari dal 1801 (Jefferson in Libia) – semplici fatti che l’Occidente non è in grado di assorbire.

La Terza generazione di diritti a Pace-Sviluppo-Ambiente: Pace: la sacralità della vita anche oltre confine; gli USA sono contrari; Sviluppo: più uguaglianza, sollevare le condizioni dei ceti più bassi, soddisfazione dei bisogni basilari per tutti; Ambiente: soddisfare anche i bisogni basilari della Natura, diversità e simbiosi.

Mancavano pure le diverse prospettive di altre civiltà, i loro messaggi positivi, le loro utopie, con implicazioni per i diritti umani.

L’utopia Occidentale: Uno stato, il Mondo; Una nazione, l’Umanità; Una civiltà: l’Occidentale. Ciò non avverrà: [perché] battuto in concorrenza economicamente, sconfitto militarmente, e con meno autorevolezza politicamente. Però resta la cultura. La cultura USA è molto robusta, veicolata dall’inglese di base, anziché da lingue inutilmente complicate come il francese e il tedesco.

L’utopia dell’Islam: l’ummah, campo dei credenti, col diritto di vivere in comunità locali centrate sulla moschea, su un tribunale di shari’a, e sull’Imam. I diritti di Prossimità e Condivisione per soddisfare i bisogni basilari.

Hindu: Focalizzati su Nascita-Conservazione-Distruzione di ciò che non ha diritto alla vita, con i diritti umani a tale dinamismo. Come il diritto umano a cambiare religione/cosmologia durante il corso della propria vita.

Buddhismo: Focalizzato su Relazioni-Reti d’individui con il diritto umano a rapporti nonviolenti in comunità locali-sangha centrate sul tempio, il serbatoio-pozzo per i bisogni di base. Tutto si tiene.

Cina: Focalizzata sull’olismo taoista – la dialettica yin/yang sempre in movimento. Il diritto umano a trascendere le contraddizioni, ancor sempre e di nuovo. Tre civiltà – Taoismo-Confucianismo-Buddhismo che s’arricchiscono a vicenda, non come il Giudaismo-Cristianesimo-Islam che s’uccidono l’un l’altro. La Cina è sinocentrica, solleva le condizioni dei ceti più bassi socialmente-economicamente-culturalmente, e connette Eurasia e Africa con le Cinture della Seta. Diritto umano: essere connessi.

Giappone: Focalizzato sull’Eclettismo, dello Shintoismo-Confucianesimo-Buddhismo, Giappone-Cina, Giappone-Occidente, Giappone-USA. Il diritto umano d’essere eclettici. L’Occidente, l’Islam e il Buddhismo paiono definire uno stato finale degli affari; gli altri tre sono più dinamici, con futuri molto aperti.

Occidente e Islam sono singolaristi-universalisti, una verità per tutti, differiscono dalle altre quattro, che assorbono dagli altri mediante l’occupazione, la tolleranza, la dialettica, l’eclettismo.

Islam e Buddhismo favoriscono il diritto umano di vivere in unità locali, contrariamente allo stato mondiale occidentale e alla verticalità delle caste hindu; ma compatibili con molto della Cina e del Giappone dato il buddhismo in entrambi.

Differenze, similitudini, alleanze mutevoli –una base meravigliosa per un dialogo tra civiltà, e aldilà di questo: per un mutuo apprendimento “Quello mi piace molto, imparare da te; che cosa ti piacerebbe da parte mia?”

Stiamo globalizzando, internazionalizzando. Un contributo chiave della Francia è stato L’ Internazionale, ispirata alla Comune di Parigi del 1870-71, comunarda, non comunista. Autore e compositore erano entrambi francesi. “Non tenerti così stretti i tuoi possedimenti; perché non hai nulla se non hai diritti”. Orientata anche ai diritti umani. E concludeva intensamente:

Questa è la lotta finale

Raggruppiamoci e domani

L’Internazionale

Sarà il genere umano.

Finale o no: i diritti umani che attingano a tutte le civiltà recano in sé quella capacità unificante. Costruiamo dunque su ciò che abbiamo, espandiamolo e approfondiamolo.

NOTE:

* La Storia proietta ombre sul lontano futuro. La comprensione del rapporto Germania-Grecia/Schäuble-Tsipras, e quel che capita in Ucraina (“ai confini”) passa per l’anno 395 (l’Impero Romano che si spezza in un Occidente cattolico e in un Oriente ortodosso, e l’anno 1094 (lo “Scisma”); capire l’Iraq passa per l’anno 1258 (il massacro di Baghdad); capire l’Afghanistan e il Pakistan passa per l’anno 1893 (la linea Durand); capire il Medio oriente e lo Stato Islamico passa per l’anno 1916 (l’accordo Sykes-Picot). Capire la migrazione di massa in Europa passa per la storia della schiavitù, del colonialismo, del capitalismo da rapina, le guerre.

Qui percepiamo un diritto umano, quello di essere ben informati sul passato per capire meglio il presente e il futuro.

** La Geografia lancia connessioni per il mondo, come lo stesso clima alle stesse latitudini; da lì un profondo colonialismo Occidente-Oriente-Occidente, non altrettanto Nord-Sud-Nord. Dall’Occidente provennero imperi che connettevano vasti spazi, che sorsero, s’espansero, maturarono, declinarono e infine caddero. La Cina mantenne nella stessa tasca Himalaya-Gobi-tundra-mare con dinastie che sorsero, si espansero, maturarono, declinarono e infine caddero. Qui percepiamo un diritto umano, quello di essere ben informati sugli spazi lontani per capire meglio quelli prossimi e qui stesso.

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15 febbraio 2016
Titolo originale: The Human Rights: A Permanent Challenge

Traduzione di Miki Lanza e Franco Lovisolo per il Centro Studi Sereno Regis


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