Il clima contro il pianeta

Johan Galtung

A partire dall’industrializzazione, l’umanità ha sconvolto gli equilibri dell’ecosistema in cui vive e adesso ne subisce le conseguenze e sta cercando di affrontarle. COP21, la conferenza dei 195 stati ONU a Parigi, ha raggiunto l’accordo unanime richiestole, dopo due settimane di duro lavoro. Tuttavia, come fanno notare gli USA, un accordo per il clima non è un trattato con obiettivi vincolanti legalmente.

Siccità-tempeste-alluvioni e riscaldamento superficiale: terra-oceani-ghiacciai. Con la fusione dei ghiacciai, oceani e fiumi allagheranno quote importanti delle terre con insediamenti umani. Con l’attuale riscaldamento di 1°C pericoloso e quello di 2°C intollerabile, si sono accordati per l’obiettivo di 1,5°C “se possibile”; un compromesso. Sarebbe meglio ridurre a solo 0,5°C.

La teoria dominante contempla come causa i gas serra CO2-CH4 derivanti dall’utilizzo di combustibili fossili per produrre energia; essi intrappolano calore nell’atmosfera. Rimuovere questa causa, procedimento lento, richiede fonti energetiche alternative, come il vento e il sole (il sottoscritto ha installato pannelli solari nel 1975).

Gli insediamenti umani e le foreste, che assorbono più calore dal sole e rendono più scuro il pianeta, possono essere un’altra fonte. Rimedio: procedere con entrambi.

E poi un altro fattore: allevamenti per la carne. Rimedio: vegetarianismo, veganismo.

Ciononostante, i combustibili fossili sono usati ovunque per la crescita economica, anche dai primi tre peggiori inquinatori: gli stati più popolosi, Cina e India, e il terzo, gli USA. Quindi, l’impegno concordato di 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare loro e altri paesi in via di sviluppo a superare il divario, sperando che non siano in contanti che verrebbero usati dalle élite per preservare i propri stili di vita tossici.

Ma la soluzione ovvia alla progressiva inondazione è trasferirsi all’interno, come le popolazioni fecero per sfuggire alle incursioni navali vikinghe su coste e fiumi. Una Völkerwanderung [migrazione di massa, ndt] di rifugiati climatici come fu ai tempi della grande e piccola glaciazione per gli abitanti delle piccole isole e delle grandi città come Londra-Parigi-Sydney, senza aspettare gli effetti della COP21. Crescerà la speculazione sulle terre a meno che venga seriamente controllata. Inoltre, le “forze di mercato” devono essere costrette per legge, e col boicottaggio dei consumatori, a disinvestire da petrolio-gas-carbone e investire in una tecnologia più verde. La Cina lo fa; l’India investe in altro carbone.

C’è un accordo generale che coloro che hanno beneficiato dell’industrializzazione inquinante con una crescita intensa diventando ricchi dovrebbero sostenere gran parte dei costi. Ma non ne consegue che i paesi in via di sviluppo debbano fare gli stessi errori basando la crescita su fonti energetiche che minacciano la vita sul pianeta. Sarebbe come dire: “Voi fumatori incalliti smettete, che adesso tocca ai non-fumatori”, senza tener conto dei danni alla salute, dei costi sanitari per se stessi, le proprie famiglie e la società, nonché del danno da fumo passivo per gli altri (come sembrano pensare le giovani donne del terzo mondo). Rimedio: rendere sempre più illegale il fumo.

Crescita economica, che aumenta lo scambio di quantità di elementi naturali elaborati nei vari processi? Nessun problema. Ma gli obiettivi dell’economia devono andare oltre e includere l’innalzamento della vita umana e su scala planetaria. Si può fare: elevare i ceti più bassi mediante milioni di cooperative agricole autosufficienti che utilizzano la permacultura tridimensionale agro-acquatica, ad alta intensità di manodopera, non di combustibili fossili.

Coinvolgere tutta l’umanità in maggiore produzione locale e scambi di vicinato, riducendo l’inquinamento dovuto ai trasporti. Produrre, scambiare e consumare con tecnologie sempre più verdi. La Cina ha fatto molto in proposito; la verbosa India sta restando indietro. La Cina sta anche sperimentando ciò che chiamano “economia di condivisione”, più proprietà collettiva, meno individuale, per ridurre tutti i tipi d’inquinamento, anche termico.

Prognosi: negli USA con mercati sacri = liberi la speculazione sulle terre e il petrolio-gas-carbone a buon mercato prevarranno per qualche tempo; la maggior parte dei paesi in via di sviluppo compresa la Cina faranno come indicato più sopra; l’India e l’UE agiranno in modo intermedio.

Lasciamo stare gli abili verbalismi, gli obiettivi e i programmi della COP21, e volgiamoci al mondo delle tecnologie, dei mezzi e dell’azione concreta. Alcuni decenni fa pochissimi erano consapevoli delle alternative solare ed eolica e dell’isolamento termico per mantenere il calore dentro le abitazioni anziché disperderlo nell’ atmosfera. Oggi fa parte della nostra cultura pensandoci, parlandone, facendolo; meglio che limitarsi a dichiararlo. Tuttavia, il mondo ha bisogno dell’uno e dell’altro: la COP21 ha educato governi, enti non-governativi, il pubblico in genere.

Concretamente la Germania è stata molto brava nell’eco-energia domestica, la Cina nell’eco-energia sociale, ma ha molta strada da fare. Un decennio fa, me ne stavo all’ angolo di una strada nel centro di Pechino circondato da silenziose moto e auto elettriche. Non esiste nessun posto del genere a Parigi che pure oggi celebra la dichiarazione che porta il suo nome. Guardiamo al futuro in attesa di nuove tecnologie francesi materiali e sociali, di invenzioni e pratiche concrete.

Tuttavia, non abbiamo ancora un qualche dispositivo di un metro cubo montato su quattro ruote da mettere al sole dall’alba al tramonto e riportarlo in casa per lavare, riscaldare, cucinare dal tramonto all’alba – e qualcosa del genere per la zona temperata. Ancora non abbiamo strade con nastri trasportatori su cui le persone possano salire e scendere, che funzionino con energia verde. Stanno arrivando bici elettriche, come pure auto elettriche, che però dovrebbero essere alimentate obbligatoriamente con energia verde. E non stiamo neppure convertendo quantità enormi di rifiuti in energia da biomassa; forse i rifiuti dovranno prima diventare più verdi? Inoltre, perché non dirigibili invece di aerei, e più navi a energia eolica e solare?

Hanno commesso un grosso errore a Parigi, anzi a Le Bourget: un gran parlare a proposito della struttura legale, ben poco rispetto al come. Le innovazioni non arrivano da sole; già molte ne esistono, si utilizzino; si chiedano innovazioni specifiche da condividere con l’umanità; per favore, niente brevetti, niente “forze di mercato” – che in genere rendono i ricchi ancora più ricchi.

I dieci paesi più verdi al mondo sono: Svezia, Norvegia, Costa Rica, Germania, Danimarca, Svizzera, Austria, Finlandia, Islanda, Spagna (http://www.nationofchange.org/2014/10/23/top-10-greenest-countries-world/). Azioni concrete da condividere, da imparare.

Prognosi: tutto quanto citato sopra avverrà. Compreso ciò di cui non si può parlare: quelli che beneficiano del riscaldamento, nelle regioni polari, oltre il circolo artico. I passaggi a Nordest e a Nordovest prospereranno attraendo grandi masse di “viandanti”. Rifugiati climatici.

I cinesi considerano la Crisi come Pericolo+Opportunità e gli Hindu come ciò che crea una nuova vita, preserva ciò che dovrebbe essere preservato e distrugge ciò che non deve esserlo. Proseguiamo dunque avendo in mente molto più che la CO2.


14 dicembre 2015
Titolo originale: The Climate vs. the Planet

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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