Culture di guerra, culture di pace

Johan Galtung

2 novembre 2015 – Abbiamo guerra e pace, teoria e pratica. E più in fondo culture di guerra e di pace, nozioni di com’è o potrebbe essere il mondo. Una cultura di pace non è necessariamente pace, potrebbe anche voler dire rimozione degli ostacoli per la guerra.

Timothy Snyder, “Hitler’s World” [Il mondo di Hitler] (NY Review of Books, 24.09.2015) e Greg Grandin, “The Kissinger Effect: The relentless militarism of the national-security state and its perverse justification begin with Henry Kissinger” [L’effetto K.: l’incessante militarismo dello stato di sicurezza nazionale e la sua perversa giustificazione cominciano con H.K.] (The Nation, 28.09.2015) sono ambedue su tale linea.

Hitler’s World deriva dalla lotta darwinista per le nicchie, con la sopravvivenza del più adatto. La sua nicchia non è il mondo intero bensì quanto serve per nutrire il popolo tedesco, e qui l’Ucraina ha un ruolo fondamentale. La catena alimentare è l’elemento chiave per quest’immagine, con gli umani in cima, che mangiano animali e piante, ma non ne sono mangiati. Così pure per la specie umana, divisa in razze con quella ariana in cima, “la più adatta” come evidenziato dalla dominazione in ogni ambito; mai schiava. Alla sommità ci sono i tedeschi; il loro stato non un fine ma il braccio militare obbligato a essere il più forte.

Per Hitler tale mondo è naturale, e intrinsecamente stabile. I valori, l’uguaglianza, i diritti umani, l’uguale diritto alla vita, il cristianesimo, il capitalismo, il comunismo, sono anti-naturali. Per Hitler tali idee provenivano tutte dalla “in-natura” anti-razza ebraica. Rinchiuderla in postacci avrebbe beneficiato l’ordine naturale e la stabilità. L’eliminazione fisica venne poi, in Ucraina.

Kissinger il tedesco ne condivide il primo punto, Kissinger l’ebreo non ne condivide il secondo, e Kissinger l’americano batte Hitler con l’asso degli USA come i più adatti per la nicchia mondiale; se “fanno la faccia feroce”. L’effetto sugli americani della volontà di dominio importa di più che le conseguenze all’estero. Gli USA devono mostrare che avrebbero potuto vincere, più forti di chiunque altro, togliendo di mezzo gli ostacoli in casa propria e all’estero verso la loro naturale posizione di egemoni mondiali.

Il punto non è che l’Occidente produca tali opinioni, ma che i loro detentori diventano praticanti chiave della guerra; uno di essi perfino insignito del premio Nobel per la Pace.

La Tabella offre un contesto più ampio delle culture di guerra e di pace.

CULTURE DI GUERRA CULTURE DI PACE
VIOLENZA

DIRETTA

PACE

DIRETTA

Dominio

del Potere: forti vs deboli (darwinismo, fascismo, nazismo)

degli Eletti; DIO vs SATANA (religioni abramitiche)

della Legge come Castigo

della Vendetta-Rappresaglia

del Potere sugli Altri (Armamento da Armageddon)

della Prevenzione-Prelazione

della Polarizzazione-Odio

Dominio della Nonviolenza

(buddhismo, gandhismo)

Dominio dei Diritti Umani

(uguale diritto alla vita)

Dominio del Potere su se stessi

Transarmo, Difesa difensiva

Dominio della Legge come

Equità

Riconciliazione dei traumi

Soluzione dei Conflitti

Empatia Depolarizzazione

VIOLENZA STRUTTURALE

PACE

STRUTTURALE

Linee di faglia

Umani specie eletta/Natura

Genere eletto

Razza eletta (schiavismo)

Casta eletta (feudalismo)

Classe sociale eletta, Inequità

Province elette

Nazioni elette (colonialismo)

Stati eletti (USA, Israele, UK)

Regioni (il Nord-Ovest)

Disuguaglianza

Primato d. crescita economica

Inequità infra-nazionale, capitalismo giapponese confuciano

Azende societarie, autocrazia

Amministratori Delegati

Auto-, Tecno-, Banko-crazia

Sistema di stati unitari

Capitalismo d’inequità globale

Transnazionali occidentali

Dominio politico occidentale

Pseudo-globalizzazione occidentale

Potere di veto ONU, potere finanziario, culturale

Dominio militare occidentale

Eccezionalismo USA-occidentale;

come unico valido per tutti

Superamento delle linee di

faglia

Ecologismo

Femminismo

Abolizionismo

Abolizionismo

Social-democrazia, Equità

Federalismo

Decolonizzazione

Vera globalizzazione

Regionalizzazione

Orizzontalizzazione

Primato della distribuzione

Sollevam. condiz. ceti +bassi,

capitalismo

Buddhista Confuciano Islamico

(BCI)

Democrazia cooperativa

Democrazia infra-nazionale,

a livello popolare

a livello provinciale

Sollevamento condizioni

ceti +bassi Alternative

Cooperazione del Sud con

l’Est

Democrazia globale, a livello

di Stati, Regioni, Mondo

Riforma ONU in Org. Regioni

Unite

Pace da equilibrio del potere

Dialoghi delle civiltà;

[mutuo] apprendimento, scelta

di ciò che è meglio

La tabella congiunge due tipi di guerra e di pace, diretta mediante atti di commissione, strutturale con atti di omissione. Il punto focale è sulle culture profonde, sulle nozioni più o meno esplicite riguardo le realtà empiriche e potenziali. Il lettore troverà la cosmologia nei paragrafi precedenti come la prima cultura di guerra, in alto a sinistra.

Molto di questo è nei libri A Theory of Peace [Una teoria della pace] e Abolishing War [Abolire la guerra]; i quattro termini in corsivo nella formula della pace. Poiché la tabella non è mai stata presentata, ecco alcuni commenti generali.

1° L’Occidente ha praticato tutte le culture di guerra. L’Odissea e l’Iliade di Omero sono civiltà occidentale, con greci e persiani scelti dai rispettivi dei. La guerra è normale; la pace eccezionale, per le donne, i bambini, i vecchi.

2° Le categorie degli Eletti sono ne La Sacra Bibbia eccetto le ultime due. Ne consegue disuguaglianza, come nel capitalismo giudaico-cristiano, con il “debito sostenibile” e l’interesse privo di rischio a servizio dell’accumulazione di capitale.

3° La fede occidentale nella cultura di guerra diminuisce con le sconfitte; eccetto l’Occidente duro, gli USA. Prevenzione-prelazione, odio-polarizzazione – anti-comunismo/terrorismo/islam/Russia – sono ancora in corso. Il declino economico porta a dubbi sullo status di Eletti; ma l’Occidente persevera nelle disuguaglianze, compresa la paralisi dell’ONU. Tuttavia, con l’eccezionalismo in bilico, in procinto di essere lasciato perdere, può esserci presto un notevole spostamento culturale. L’Occidente può perfino trovare una pace strutturale che gli giova di più. Ma gli USA?

4° Le culture di pace provengono da tutto il mondo, molte dall’Occidente; come lo stato di diritto, “giustizia” come castigo e protezione della disuguaglianza. Cristo insegnò la non-rappresaglia, ma senza la profondità della riconciliazione (SudAfrica). Importanti contributi occidentali sono i Diritti Umani, la democrazia e i modi per superare le linee di faglia, ma non (ancora) trasversale ai confini statali; aggrappati ancora al proprio sistema statuale westfalico.

5° Importanti contributi dal non-occidente comprendono la pace buddhista come relazione, rete; la nonviolenza come pratica concreta; il potere su se stessi come la difesa difensiva (anche la Svizzera); la legge, la “giustizia” come equità; il capitalismo buddhista-confuciano – ma anche islamico (BCI) (dal Giappone al resto dell’Asia orientale in generale), orientato ai processi lavoratii e alla distribuzione, con il capitale che condivide rischi e benefici; e molte altre alternative al capitalismo.

6° Non è strano che l’Occidente sia carente in riconciliazione e risoluzione: causando traumi importanti, l’Occidente teme rappresaglie; beneficiando di linee di faglia e disuguaglianze, l’Occidente teme di perdere potere e privilegi. La mia risposta: trascendimento, andare oltre, a nuove realtà.

7° Guardiamo la colonna della cultura di pace: davvero niente male.


Titolo originale: Cultures of War, Cultures of Peace

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


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