Opportunità interdisciplinari per i giovani

Elena Camino

L’interdisciplinarietà per salvare il mondo?

Una prestigiosa rivista internazionale, Nature, ha pubblicato il 17 settembre 2015 un articolo dal titolo “Interdisciplinarity”. Il sottotitolo spiegava che “gli scienziati devono lavorare insieme per salvare il mondo”, e che “l’interdisciplinarietà è diventata di gran moda ora che gli scienziati affrontano i più cruciali problemi sociali”. Mentre il mondo scientifico accademico esalta le qualità del lavoro di squadra, vanno deserte le proposte che offriamo alle scuole secondarie per incoraggiare insegnanti e studenti ad affrontare da una varietà di prospettive temi socio-ambientali complessi e controversi.

Avevamo iniziato negli anni ’70 del ‘900, con l’amica Carla Calcagno e alcune giovani laureate, a proporre nei corsi di aggiornamento i nostri “giochi di ruolo”: attività interdisciplinari e partecipative utili – a nostro parere – per coinvolgere insegnanti e studenti in processi di apprendimento significativo, critico, interdisciplinare, rivolto al futuro. Problemi di attualità, come quello delle risorse energetiche, dei rifiuti, della distruzione di ecosistemi, venivano proposti non come attività extra-curricolari, ma come elementi essenziali per l’apprendimento significativo delle singole discipline, e come addestramento alla formazione di competenze riflessive, dialogiche, etiche. Più recentemente avevamo proposto dei percorsi sui temi della guerra e dei conflitti socio-ambientali, visti da una prospettiva nonviolenta. Ma non abbiamo suscitato interesse.

Adesso che quei problemi, invece di essere risolti, si sono ingigantiti, gli insegnanti non paiono più disponibili a progettare e realizzare attività interdisciplinari e interattive su temi generali di scottante attualità. Non hanno più tempo. Le loro energie si consumano sempre più in carichi burocratico /amministrativi, nella gestione di classi sempre più numerose, nello sforzo di competere con la molteplicità di stimoli esterni.

Da EXPO a TPP

Tuttavia credo che molti insegnanti abbiano trovato l’energia e il tempo per accompagnare le loro classi a visitare EXPO 2015, in cui certamente l’interdisciplinarietà del tema – agricoltura, alimentazione – poteva esercitare un forte richiamo. Chissà se gli organizzatori hanno predisposto dei questionari da proporre ai giovani, e se sarà possibile avere dei feedback sull’efficacia della visita nello sviluppare nuove competenze per gestire al meglio le energie dedicate a nutrire il pianeta…

Mentre la sigla EXPO – alla conclusione di questi mesi di apertura – è ormai nota a tutti, la sigla TPP risulta probabilmente misteriosa ai più. TPP significa Tribunale Permanente dei Popoli: consultando Wikipedia si apprende che “è un think tank di opinione internazionale fondato a Bologna il 24 giugno 1979 su iniziativa del senatore Lelio Basso”. Il Tribunale è stato fondato da esperti di diritto, scrittori e altri intellettuali, ed era ispirato al Tribunale Russell che, nel 1967, si era occupato dei crimini di guerra commessi contro il popolo vietnamita durante la guerra del Vietnam.

Perché collegare EXPO 2015 al TPP? Perché, come per EXPO, c’è la possibilità per gli insegnanti di accompagnare le loro classi a partecipare a un evento: ad assistere cioè alla sessione pubblica dedicata a “DIRITTI FONDAMENTALI, PARTECIPAZIONE DELLE COMUNITÀ LOCALI E GRANDI OPERE” che si terrà nei prossimi giorni, dal 5 al 7 novembre 2015 a Torino – Fabbrica delle “E”, corso Trapani 91, e l’8 novembre ad Almese – Teatro Magnetto, via Avigliana 17.

Anche se non potranno partecipare direttamente, insegnanti e studenti potranno approfondire le problematiche di cui il TPP si è occupato e si sta occupando: tutte le discipline sono chiamate in causa, dal diritto alla geografia, dalla storia alle scienze della natura. E in questi tempi di sfiducia verso le istituzioni e verso il futuro, fare conoscenza con questo organismo può essere di stimolo all’impegno e di incoraggiamento verso una trasformazione etica della società.

Per saperne di più

Il Tribunale permanente dei Popoli è un organo della Fondazione Basso-Sezione internazionale: nato nel giugno 1979, è un tribunale di opinione la cui opera è rivolta a identificare e rendere pubblici i casi di sistematica violazione dei diritti fondamentali, in particolar modo riguardo tutti quei casi in cui la legislazione nazionale e internazionale risultino fallimentari nel difendere il diritto dei popoli. Nei suoi trent’anni di storia il Tribunale Permanente dei Popoli ha accompagnato, anticipato e sostenuto le lotte dei popoli contro le violazioni dei loro diritti fondamentali, come la negazione del principio di autodeterminazione, le invasioni straniere, la distruzione ambientale e tutti quei casi di nuove forme di dittatura economica e di schiavitù.

Dalla sua nascita il TPP ha organizzato 36 sessioni tutte incentrate sulle violazioni del diritto all’autodeterminazione interna ed esterna dei popoli. Tra le questioni trattate negli ultimi anni, il problema delle radici della legittimità, e dell’illegittimità, del diritto internazionale è stato affrontato in diverse sessioni come: “L’impunità in America Latina” del 1991; “La Conquista e il diritto internazionale” del 1992; “Le politiche del Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale” del 1989 e del 1994; “Il diritto internazionale e le nuove guerre” del 2002.

Un altro importante filone di analisi ha riguardato i crimini economici intesi come categorie strutturali delle violazioni dei diritti umani. In questa direzione sono andate le sessioni sui “disastri industriali”, come Bhopal (1992) e Chernobyl (1996), e quelle su “Le imprese transnazionali e diritti dei popoli in Colombia” del 2008 e su “L’Unione Europea e le imprese transnazionali in America Latina” del 2010. Tutte le sentenze vengono inviate alle principali istanze internazionali e molte sono state discusse dalla Commissione per i diritti umani dell’ONU a Ginevra.

Il Tribunale Permanente dei Popoli ha aperto recentemente a Torino l’istruttoria per la Sessione dedicata a Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere. Il TPP è stato chiamato ad ascoltare le ragioni del ricorso presentato in prima istanza da numerosi sindaci dei Comuni della Val di Susa e dal Controsservatorio Val Susa. I casi TAV e quello dell’aeroporto Notre Dame des Landes, emblematici e rappresentativi di realtà europee ed extraeuropee, saranno lo spunto per incamminare il dibattito politico e giuridico sui principi di sovranità e partecipazione come indicatori di democrazia nel contesto di decisioni politiche ed economiche di un paese.

Alcuni interessanti e recenti contributi utili ad approfondire la conoscenza di questo “Tribunale etico” sono disponibili sul sito www.opendemocracy.net.

Ne parla Richard Falk (studioso di diritto e relazioni internazionali) in un articolo del 12 maggio scorso, “ A partire dal Tribunale Russell nel 1967, sono stati realizzati numerosi tribunali della società civile, con l’obiettivo di colmare il vuoto normativo creato dalle rigide ipocrisie della giustizia internazionale”.

Un altro interessante contributo, accessibile sullo stesso sito, si deve a Sévane Garibian (studiosa di filosofia del diritto e di legislazione sui crimini internazionali), con una riflessione sulla funzione dei tribunali di opinione in contesti di impunità.

Letture

Camino E. et al. Discordie in gioco. Capire e affrontare i problemi ambientali. Ed. La Meridiana, Bari, 2008.

Falk R., People’s tribunals, and the roots of civil society justice.

Garibian S., From punishment to acknowledgment: tribunals of opinion in contexts of impunity.

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