Il casinò globale della finanza – Recensione di Nanni Salio

cop_Raimondi_LettieriMario Lettieri e Paolo Raimondi, Il casinò globale della finanza. Ricchezza per pochi. Un miliardo di poveri. Che mondo è?, EditricErmes, Potenza 2015, pp.158, € 15,00

Sappiamo, o almeno dovremmo sapere, da tempo come sono andate e come vanno le cose in questa crisi economica senza fine e apparentemente senza soluzione positiva. Ma proprio perché ci illudiamo di sapere, oppure ci disperiamo di non sapere, è utile ripercorrere alcune delle principali tappe di queste vicende, come ci permettono di fare gli articoli di Mario Lettieri e Paolo Raimondi, raccolti sotto l’evidente titolo di “casinò globale”.

Gli articoli, brevi, sintetici, essenziali, spaziano dal 2010 al 2015 e sono raccolti tematicamente in  nove capitoletti, più un ottimo Glossario per districarsi nel ginepraio di sigle della finanza speculativa.

L’insieme si presenta come una piccola miniera di informazioni precise, minute, dettagliate e di proposte concrete, mai attuate o sistematicamente disattese. I temi affrontati sono quelli ben noti a chi segue queste vicende da tempo: grandi banche “troppo grandi per fallire” e per andare in galera (anche se almeno una è fallita, la Lehman Brothers e qualcuno si è suicidato); derivati, debito pubblico, frodi sistemiche, rapporti con il crimine organizzato, corruzione sistemica, ruolo perverso delle agenzie di rating. Occorrerebbe un “curatore fallimentare” per una “effettiva riforma del sistema” per la “reintroduzione negli usa e in Europa della legge Glass-Steagall che separava le attività bancarie speculative da quelle commerciali”, (p. 29).

Ma oggi queste proposte sono ignorate perché la crisi è un’occassione per rendere i ricchi ancora più ricchi a spese dei poveri. E non è sufficiente l’ammonimento che Federico Caffé lanciava sin dagli anni Ottanta:

“Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziaria-borsistica con le caratteristiche che presenta nei Paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori […]. Poiché il mercato è una creazione umana, l’intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé distorsivo e vessatorio […]. Al posto degli uomini abbiamo sostituito i numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l’assillo dei riequilibri contabili”, (p. 100).

Oppure bisognerà attendere che si realizzi la “profezia” di Papa Giovanni Paolo II: “Io ho visto la fine del comunismo, voi vedrete la fine del capitalismo di speculazione finanziaria”, (p. 135).

Nel frattempo, non “perdete ogni speranza voi ch’entrate”, ma continuate a lottare perché “fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza […]”.

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