La penisola coreana: una visione del futuro

Johan Galtung

Seoul –  Ci fu una gran conferenza nel 1972 a Kyoto, ben oltre 40 anni fa; quello fu il mio primo sforzo, con migliaia, milioni di altri. Nell’agenda per questi innumerevoli incontri campeggiava la parola Unificazione. A Kyoto, feci una distinzione fra unificare la nazione coreana aprendo il confine a progetti oltre l’unificazione delle famiglie, e unificare i due stati.
north-south-korea-map-asiaDi quale stiamo parlando? La seconda è problematica se significa uno stato – e un presidente! – in meno. Potrebbe aspettare; da un punto di vista umano, unificare la nazione ha la precedenza. Costruendo su di essa potrebbe emergere una Comunità Coreana con due stati; sulla stessa base, una Federazione Coreana con capitale né a Seoul né a Pyongyang; su quella base, forse un giorno uno stato unitario.

Respinsi qualunque idea del crollo di una parte e del subentro dell’altra – “il modello tedesco”. L’Unificazione è simmetrica, neutrale, una penisola coreana denuclearizzata sotto monitoraggio ONU con una difesa difensiva, non-provocatoria.

All’emergere di tali idee, si elaborarono circa quaranta progetti concreti di cooperazione. Uno di essi era una Ferrovia della Pace che percorreva le due Coree, collegando il Giappone di mia moglie e la mia Norvegia, in Europa Occidentale. Sarebbe potuto accadere ma non accadde. Lo fece la Cina: la Ferrovia della Seta fino a Madrid.

Si chiarì sempre più un punto importante. Il conflitto reale non era fra la Corea del Nord e quella del Sud, ma fra gli USA e la Corea del Nord: con gli USA che negavano un trattato di pace e una normalizzazione alla Corea del Nord, odiando la Repubblica Popolare Democratica di Corea per non essere capitolata; all’opera da oltre 60 anni per il suo crollo. Le tensioni fra Nord e Sud si possono risolvere. Il confine marittimo, per esempio, stabilendo una zona grigia nell’area contesa, condividendone il reddito, come fra Malaysia e Thailandia, Unione Sovietica e Norvegia. Un bel lavoro per Obama nei suoi 17 mesi restanti per un’opera di riparazione di cui c’è gran bisogno. Prima o poi succederà.

Però c’è bisogno che le Coree guardino oltre senza cadere nella trappola della sola unificazione. Hanno bisogno di una visione del futuro aldilà di sé stesse, con dei progetti. Perciò, eccone una: una Comunità Asiatica del Nord Est, CNEA. Modellata sulla Comunità Europea – CEE – come emerse il 1° gennaio 1958 sulla base del Trattato di Roma. La CEE aveva sei stati membri (Germania, Francia, Italia e BeNeLux [Belgio, PaesiBassi, Lussemburgo]); così pure potrebbe la CNEA: Giappone, Cina e Taiwan, Russia-Estremo Oriente, le due Coree.

La CEE stabilì un centro nelle sue parti più piccole, a Bruxelles e Lussemburgo, e a Strasburgo (Francia), collegando così i due membri maggiori. Così pure potrebbe la CNEA se il Giappone fosse saggio facendo di Okinawa una Prefettura Speciale che servisse da quartier generale CNEA. Piccola, fra i due membri maggiori, un tempo il regno disarmato di RyuKyu, sino-giapponese, molto Est-Asiatico.

okinawall Giappone, intensificando il suo clientelismo verso gli USA economicamente col TPP (Trans Pacific Partnership) e militarmente con la “auto-difesa collettiva”, può non essere pronto ad associarsi. Ma gli altri potrebbero andare avanti, accogliendo il Giappone in qualunque momento.

Che rapporto c’è con i Colloqui tra sei parti sulla Corea? Altra trappola: quattro grandi potenze al controllo del processo di unificazione. Ma tre di esse potrebbero associarsi con le Coree alla CNEA accludendo come progetto chiave la miglior relazione possibile con gli USA, adesso con i loro problemi di crescita anziché venir superati. La CNEA potrebbe servire; potrebbe anche essere denominata ANEAN, Associazione delle Nazioni Asiatiche del Nord Est, come l’ASEAN.

Il modello CEE-CE-UE si presenta con tre chiari ammonimenti: non essere troppo intraprendenti, non troppi membri, e non comprare l’assenza di guerra/violenza diretta a spese di un’enorme violenza strutturale, per esempio fra paesi creditori e debitori. Non lasciare che Cina o Giappone arrivino alla posizione della Germania nella UE attuale. Optare per confini aperti con libero flusso di merci, servizi e idee di persone – non solo spie-agenti – cauti con gli investmenti. Le Comunità hanno bisogno di tempo per solidificarsi.

Una CNEA-ANEAN sarebbe un importante fattore mondiale con le due Coree in avvicinamento, particolarmente se non invischiate nel passato. Cionondimeno, questi Sei possono davvero fare una pacifica comunità cooperativa? Non ci sono troppi conflitti e traumi del passato? Due giganti, Cina e Russia, superarono queste difficoltà a metà degli anni 1990. Accerchiati da una NATO in espansione verso Est e dal Trattato di Mutua Cooperazione e Sicurezza AMPO fra USA e Giappone verso Ovest, istituirono la SCO – Shanghai Cooperation Organization. Nessun problema di territorio o confine di cui parlare salvo che le isole contese. Giappone-Russia: i Territori Settentrionali nelle isole Kurili; Giappone-Cina e Taiwan nelle Senkaku-Diaoyudao/Diaoyutai; Giappone-Corea a Takeshima-Dokdo. La proposta è fattibile: le isole diventano di proprietà congiunta della CNEA con un profilo distributivo per i proventi dell’oceano e del fondo oceanico, con il 20% per la CNEA e le isole con la loro Zona Economica Exclusiva (EEZ) come esempio.

Cina-Taiwan è parte di un problema più ampio con Hong Kong-Macao, Tibet, Xinjiang, Mongolia Interna; Cina come una {con)federazione. In movimento?

In quanto ai traumi, Nanchino, l’Unità 731, “le donne di conforto”, “lavori forzati”: si provi con una Commissione Internazionale di Accertamento dei Fatti per chiarire gli eventi. Non dedicando troppo tempo: la terza trappola, il passato. Si devono creare rapporti pacifici per il futuro; che non crescono dall’esame critico del passato, che probabilmente suscita sentimenti negativi. Eppure qualcosa dev’essere fatto sul passato.

Con sei membri, abbiamo 15 rapporti bilaterali. Il modo tradizionale di guardarli è in termini di sicurezza, violenza e minacce. Il Giappone è ora zeppo d’idee di minacce dalla Cina e dalla Corea del Nord; usandole per sostenere l’ “auto-difesa collettiva”, violando l’Art. 9 anti-bellico e anti-armamenti della costituzione giapponese. Invece, si guardi al positivo: il territorio enorme e vuoto della Russia; il talento della Cina per la crescita economica migliorando le infrastrutture; la tenacia, lo spirito d’autosufficienza juche della Corea del Nord; il ponte spirituale della Corea del Sud fra Oriente e Occidente – la Corea essendo più confuciana che la Cina, particolarmente la DPRK – e dell’ecletticismo del Giappone. Davvero tanto cui attingere, risorse infinite per futuri progetti bi- e multi-laterali.

Si passi dal passato al futuro – e l’unificazione seguirà. Si pensi in grande; unificazione, sì, ma c’è un mondo al di fuori della Corea.


31 agosto 2015

Titolo originale:

http://www.transcend.org/tms/wp-content/uploads/2015/08/north-south-korea-map-asia.gif

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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