Papa Francesco: teologia spirituale, liberatoria – Johan Galtung

Che dono per l’umanità, questo papa! Scegliere il mutamento climatico globale come tema fra i principali del suo papato è nello spirito dei tempi. Ciò che è rivoluzionario, ed egli usa sovente la parola, è il punto focale sui poveri. Il mutamento climatico – compreso il riscaldamento globale a lungo termine al di sopra di qualche pausa momentanea e variazione locale – ha un chiaro indirizzo di classe, va oltre, e lo rende il leader spirituale mondiale.

Il papa parla di lerciume che copre la terra e di avidità, stimolati dal capitalismo delle multinazionali e dal consumismo come cause principali sottostanti al meccanismo del rilascio di CO2. Il papa menziona anche la freschezza dei vangeli, compresa la presa di posizione univoca di Gesù per i poveri in Matteo 6:24 – Dio contro Mammona – Mt 13:12 – il nostro sistema economico, e Mt 19:20-24 sul donare le proprie ricchezze ai poveri.

Papa Francesco ne segue le orme. Semplicemente stupendo.

Ma c’è di più: un discorso teologico generale proveniente dallo stesso continente di questo papa non-italiano: la teologia della liberazione. Gustavo Gutiérrez, Leonardo Boff, Miguel d’Escoto – dal Perù, dal Brasile, dal Nicaragua, punti principali dell’America Latina – ormai 80enni sono stati riabilitati. D’Escoto era ministro degli esteri del governo sandinista e presidente per un anno dell’Assemblea Generale ONU.

Comunque, la riabilitazione ha proceduto, nel Caribe, verso Cuba, il paese latin-americano che ha fatto la storia mondiale, e verso i due Castro. Il presidente Raul Castro visitò il papa dopo essere stato a Mosca per celebrare il 70° anniversario della sconfitta del nazismo trovando “papa Francesco di tale impressione che potrei tornare alla chiesa (ho sempre studiato in scuole dei gesuiti)”, facendo notare che il partito comunista [cubano] ora ammetteva credenti fra i suoi membri.

Papa Francesco è stato di valido aiuto nel mediare l’apertura di rapporti diplomatici [con gli USA] ed è stato pubblicamente ringraziato da Raul Castro: “Sono molto impressionato dalla sua saggezza, la sua modestia, e tutta la sua virtù”.

La teologia della liberazione fu stigmatizzata dal papa polacco anti-comunista san Giovanni Paolo II e dal suo successore, guardiano della fede cardinale Joseph Ratzinger, poi papa Benedetto XVI, che era stato professore all’università di Tübingen dove un’intensissima rivolta studentesca marxista negli anni 1960 caratterizzrò le sue attività accademiche. Egli continuò quella lotta da cardinale e da papa, vedendo il marxismo dove altri vedevano esattamente la freschezza dei vangeli.

Nel 2009 Ratzinger dichiarò che la teologia della liberazione aveva portato “alla ribellione, alla divisione, al dissenso, all’offesa e all’anarchia”. Ce n’era qualche motivo: c’era stata violenza nel suo nome. Un’argomentazione che impressionò questo non-credente era che il punto focale sulla [lotta di] classe rendeva difficile a tutti di essere insieme nella stessa chiesa. Beh lo stesso valse per il concentrarsi sulla razza; può essere superato.

Papa Francesco adesso ripristina a modo suo la teologia della liberazione, inserendola nella sua enciclica sul clima focalizzandosi sui poveri.

Noi degli studi per la pace, credenti o meno, ci sentiamo a nostro agio nella teologia della liberazione che si sta ora sviluppando. Richiamiamone alcuni punti principali.

La pace positiva si basa sull’equità e sull’empatia. Quello che papa Francesco fa ovunque è ristabilire la dignità di persone e paesi che sono stati marginalizzati, non al di sopra di altri, ma come loro uguali. Così, il Vaticano ha riconosciuto una Palestina multi-fede, non al di sopra d’Israele ma come suo uguale. Per farlo egli considera i marginalizzati dall’interno come essi si considerano; non cieco alle loro carenze ma considerandoli generalmente in linea con la creazione divina degli esseri umani come uguali sotto Dio.

Essere un buon cristiano è come lavorare per la pace: non è una questione di recitare dogmi ma di consapevolezza di quel che ci vuole, e poi di agire per realizzarlo. La salvezza, come la pace e la sanità, non arrivano da sé; sono necessari lavoro sodo/buone azioni. La fede non basta – il papa è per il cattolicesimo, non per il protestantesimo – ed è universale, non solo per il proprio gregge, come l’ebraismo.

Può esserci in funzione qualche sorta d’idea di uguaglianza di opportunità.

Economicamente ciò significa che la miseria e la disuguaglianza nera sono uno scandalo contro la creazione divina. Egli ci ha creati uguali, che diritto abbiamo di sprofondare milioni di nostri simili nelle sofferenze descritte nel Sermone della Montagna? Nostro compito è seguire Gesù nel rettificare la situazione.

Cionondimeno, come si mette se disuguaglianza e miseria sono profondamente incastonati in strutture molto resistenti al cambiamento? Gesù aveva il miracolo a sua disposizione; noi esseri umani comuni no. Per conseguenza, quelle strutture sono contro la creazione divina di un’umanità uguale sotto Dio. Quindi, le strutture di miseria sono uno scandalo.

Questa parola-chiave nella teologia della liberazione ha suscitato ondate di shock per la chiesa – non estranea all’iniquità, avvantaggiandosene – un vecchio tema nella storia delle religioni. Le istituzioni trasportano il valore verso l’alto; motivo per cui alcuni insistono sulla vita monastica, spirituale, non materiale.

Papa Francesco espande questo alla disuguaglianza politica nei casi menzionati e non solo per proteggere il proprio gregge ma altresì per i cubani atei e i palestinesi musulmani e laici. Rivoluzione, sì, ma nonviolenta – come insistono gli studi per la pace per un mutamento rivoluzionario verso strutture più eque senza violenza diretta, in modo appunto nonviolento.

La teologia della liberazione può sostenere che, affinché la luce di Dio ispiri, deve brillare ugualmente su noi tutti, non lasciando vasti gruppi dell’umanità nell’ombra economica e politica a lottare per la mera sopravvivenza contro sfruttamento e repressione. Gli studi per la pace sostengono che, affinché i traumi siano riconciliati e i conflitti risolti, le parti non possono essere troppo disuguali. La disuguaglianza, particolarmente quando incorporata in strutture come l’iniquità, tingerà il risultato. Quelli al vertice economicamente e/o politicamente sono già più in alto sulla scala di Giacobbe per la salvezza; quelli al fondo sono persi nelle lotte di questa vita. Inoltre, lo stesso vale per la pace: gli accordi tenderanno a una deriva a favore del vertice.

Grazie, papa Francesco, per il tuo punto focale: la violenza strutturale.

 

22 giugno 2015

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: Pope Francis: Spiritual, Liberating Theology

http://www.transcend.org/tms/2015/06/pope-francis-spiritual-liberating-theology/

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