Quaccheri, una banca d’affari e i devastatori della terra

George Lakey

Dopo cinque anni d’azione della Squadra d’Azione dei Quaccheri per la Terra (EQAT, Earth Quaker Action Team)), la banca PNC (Pittsburgh National Corporation, ndt) ha annunciato un cambio di politica il 2 marzo scorso, per cui cesserà effettivamente il proprio finanziamento alla tecnica mineraria dell’asportazione delle cime montuose nella regione degli Appalachi [Pennsylvania/W-Virginia, USA-est, ndt].

Ciò segna un’importante svolta per la settima maggior banca nazionale [USA], che ha rifiutato per anni di variare la propria posizione in merito. Dopo oltre 125 azioni, il suo desiderio di continuare l’attività in termini normali non ha retto il confronto con l’EQAT e i nostri alleati.

L’EQAT (pronuncia equate) ha agito in solidarietà con la resistenza frontale coordinata dall’Alleanza per l’Appalachia. Oltre 500 monti sono stati fatti saltare, per un’area delle dimensioni del Delaware [grande all’incirca quanto la Liguria, ndt]. Con un balzo in alto dei tassi di cancerosità e natalità difettosa a causa delle tossine inquinanti l’aria e le riserve d’acqua, e i posti di lavoro andati persi per quella tecnica mineraria estrema hanno spopolato le città della regione.

Col numero crescente di banche che cessano il finanziamento dell’asportazione delle cime montuose, ci aspettiamo che le imprese carbonifere abbiano sempre più difficoltà ad assicurarsi il finanziamento di tale tecnica estrattiva estrema nei prossimi anni.

L’EQAT cominciò come gruppetto sparuto, in protesta nelle filiali della banca PNC e negli eventi pubblici locali sponsorizzati dalla PNC. Abbiamo attraversato in marcia per 200 miglia la Pennsylvania fino alla sede PNC a Pittsburgh. E abbiamo appreso a tenere dei pray-in [sessioni pubbliche di preghiera, ndt], facendoci arrestare e disturbando gravemente le assemblee di azionisti. Abbiamo indotto parecchia gente a ritirare 3.5 milioni di $ dai depositi presso la PNC. In dicembre [2014], l’EQAT ha realizzato 31 azioni in 12 state e a Washington, D.C., nel giro di 24 ore. Divenne evidente per la PNC che l’EQAT era in crescita e non se ne sarebbe mai andata finché la banca fosse cambiata.

Scelte strategiche controverse

Il gruppo prese via via varie decisioni che le attrassero critiche, perfino da alcuni che erano d’accordo con l’EQAT che il riscaldamento globale è una minaccia. Una di queste era il concentrarsi su una banca anziché su autorità politiche. L’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA) e i politici sono i decisori legittimi sulla politica ambientale, ci veniva detto. Perché bersagliare una banca che fa solo il suo lavoro?

Noi scegliemmo il nostro bersaglio credendo che ognuno abbia bisogno di assumere il proprio ruolo nel dispiegarsi disastroso del mutamento climatico, comprese le banche le cui decisioni finanziarie hanno enormi conseguenze a confronto con la maggior parte dei soggetti individuali e associativi.

Uno studio di Princeton (“Testing Theories of American Politics: Elites, Interest Groups, and Average Citizens“) diffuso nel 2014 ha fornito sostegno alla nostra scelta di mirare all’èlite economica. In esso risultava che importanti decisioni d’indirizzo negli Stati Uniti non sono l’esito di normali procedimenti democratici, ma il risultato di quanto l’élite economica dice ai politici di fare. Il miliardario Warren Buffett l’aveva già espresso in modo più pungente dicendo al New York Times: “Va be’, c’è lotta di classe, ma è la mia classe, quella ricca, che fa la guerra, e stiamo vincendo”.

L’EQAT s’è resa conto che molti americani negano la guerra di classe che infuria intorno a loro. Puntare a una banca, pensavamo, poteva contribuire a far sentire alla gente “l’odore del caffè”.

Un’altra scelta strategica fu fare una campagna chiamata Bank Like Appalachia Matters / BLAM! [banca ossia faccende dell’Appalachia] — cioè focalizzandoci su una tematica con una precisa richiesta e un obiettivo. Ci rifiutammo di seguire la tendenza attivista di profondere energie in cause multiple combinando poco. L’EQAT poteva far sì che la nostra energia collettiva contasse solo concentrandola. Tale scelta non stava bene ad amici al lavoro su problemi climatici come il fracking [fratturazione idraulica, ndt] che volevano che ci unissimo a loro o almeno ne co-sponsorizzassimo gli eventi.

Dove l’EQAT mostro la propria inclusività fu nell’accogliere il contributo di non-quaccheri alla campagna e all’organizzazione. Qualche pratica quacchera è incorporata nella cultura EQAT e la dirigono quasi tutti membri della Società degli Amici. ma l’EQAT ha invitato non-membri ad assumersi responsabilità importanti; col risultato di una buona integrazione e di molte dimostrazioni a maggioranza di “amici degli Amici”.

Una scelta controversa fu il rifiuto EQAT di rivolgersi a gruppi civici e religiosi in cerca d’informazioni sulla BLAM! e il fare campagne nonviolente. Eravamo preoccupati di sostenere solo un tipo d’atteggiamento contro il consumismo di molte persone di buona volontà che suppongono che andare a riunioni a sentire vari temi equivalga a esercitare un’influenza sul mondo. Andare a riunioni non è però un’azione. E siccome “azione” è proprio nella sigla EQAT, abbiamo preferito rispondere ai gruppi che c’invitavano ad addestrarli a compiere azioni — cioè, faceva parte dell’addestramento stesso andare alla più vicina lobby bancaria compiendo azioni sul posto!

Scelte d’empowerment

Cominciando come gruppo con base nella zona di Philadelphia a una certa distanza dall’Appalachia, volevamo sviluppare un rapporto continuativo con i gruppi della regione che ci accettavano come alleato. Gli EQAT visitarono varie volte le montagne, parteciparono alla Marcia su Blair Mountain, inclusero capi dell’ Appalacia in azioni svolte nella nostra regione, condividendone reciprocamente le idee.

Cosa nuova per le campagne climatiche che puntano a banche e grosse aziende, abbiamo chiesto d’aiutarci a una “sorellona” esperta, Rainforest Action Network / RAN [Rete d’Azione per la Foresta pluviale]. Che lo fece, con la nostra gratitudine, in vari modi, collegandoci al Reverendo Billy e alla chiesa di Stop Shopping [Smetti di fare acquisti], facendo una ricerca bancaria e mettendo in comune l’esperienza utile acquisita in altre campagne.

Internamente, stabilimmo una norma di gruppo per cui ci si doveva aspettare di spostarsi dalle proprie “zone comode” per fare cose che non “vengono naturali”. Ci demmo una mano nel provare nuove capacità, ridurre il nostro modo di vivere sparpagliato, e sforzarci d’assumere più leadership, diventare più spavaldi e più centrati, rischiare. Per movimenti potenti ci vogliono individui potenti, e per la giustizia climatica ci vogliono movimenti potenti. Una norma interna collegata comportava l’addestrarsi per e poi svolgere un’attenta disamina di ogni singola azione, considerando quanto avevamo fatto bene e quanto potevamo far meglio la volta dopo.

Scegliemmo di formare una campagna intergenerazionale. una tipica dimostrazione EQAT ha una gamma d’età da 18 a 80 anni, con una buona rappresentanza dell’età intermedia. La nostra azione “Voglio bene alle montagne” del 9 febbraio [u.s.] ha esteso l’età da 8 a 84 anni. Il mondo degli attivisti USA è molto segregato in quanto ad età, rendendo tutti più poveri; e noi crediamo che si diventi più soggetti autonomi [empowered] con la varietà di età. Il che vuol dire che i dirigenti EQAT consapevolmente promuovano una cultura d’inclusione delle varie età. Per esempio, gli EQAT più giovani hanno organizzato un evento pubblico “Onore agli anziani”, che si è dimostrato pure efficace per la raccolta fondi.

Facendo ricerche, abbiamo scoperto che studenti e attivisti britannici che costrinsero la banca Barclay pro-apartheid ad andarsene dal SudAfrica ci misero 18 anni per riuscirci.Ci siamo avvalsi del Global Nonviolent Action Database (http://nvdatabase.swarthmore.edu) per studiare una varietà di campagne dirette contro grosse aziende e banche, e acquisire una prospettiva che allentasse il nostro desiderio di rapida gratificazione.

Abbiamo fatto una sola eccezione alla norma di operare su una sola campagna, investendo tempo prezioso nella lotta contro l’oleo/gasdotto Keystone XL: facendoci arrestare, firmando l’impegno di resistenza, e riempiendo sei autobus per il raduno Forward on Climate [Avanti sul clima] del febbraio 2013 a Washington, D.C. Su richiesta della campagna nazionale contro il Keystone XL, organizzammo un’azione di disobbedienza civile di massa il 10 marzo 2014, al palazzo federale di Philadelphia.

In quel caso, definimmo la nostra strategia ispirandoci ai leader dei diritti civili Bayard Rustin e A. Philip Randolph: i movimenti forti combinano iniziarive di base con azioni nazionali. Pur mantenendoci concentrati sulla BLAM!, ci siamo presi un po’ di tempo per far la nostra parte nello sforzo nazionale.

Una organizzazione agile

Da anziano fondatore del Movimento per una Nuova Società (Movement for a New Society), volevo sperimentare una struttura organizzativa che potesse funzionare per un’eventuale lunga campagna che richiedesse all’EQAT di affrontare avvenimenti imprevisti. Quale tipo di leadership poteva sostenere una comunità con sede a Filadelfia, un gruppo crescente di volontari, una rete che raggiungesse 13 stati, con solo due membri retribuiti part-time?

Invitammo attivisti con capacità comprovate e una varietà di esperienze ed età a costituire la nostra banda centrale di guerrieri nonviolenti. Quel gruppo prese le decisioni generali sulla direzione da intraprendere e su quando fare azioni importanti, indicendo frequenti ritiri strategici per i membri e riunioni mensili per la partecipazione di veterani e neofiti. Le azioni specifiche venivano programmate e organizzate da piccoli gruppi con l’aiuto della generalità dei membri. Per amore del nostro status di non-profit denominiamo la banda centrale “direttivo”, soggetto a rotazione con un sistema di limiti temporali.

Non penso che abbiamo realizzato questa struttura per conseguire un qualunque ideale organizzativo espresso nella letteratura movimentistica; volevamo semplicemente essere un agile gruppo d’azione entro un ampio movimento sociale in rapida crescita. Speriamo che la nostra banda di guerrieri prenda decisioni guidate dallo spirito e adeguate alle opportunità come alle giravolte della lotta di classe. Al tempo stesso accettiamo che commetta errori; la perfezione non è degli esseri umani o dei movimenti reali.

Abbiamo scelto d’identificarci intensamente da gruppo quacchero per incoraggiare la gente di altri fedi a fare lo stesso. L’1 per cento [nord]americano abitualmente manipola la religione affinché serva i propri interessi e combatta per i suoi obiettivi. Noi siamo contro le distorsioni del cristianesimo e di altre religioni, che giustifichino l’ingiustizia, la violenza e la distruzione del pianeta. Vorremmo vedere squadre d’azione per la terra buddhiste, battiste, cattoliche, luterane, ebraiche, metodiste, musulmane uscire dall’ipotesi egemonica che gli Stati Uniti siano una democrazia le cui istituzioni politiche possono produrre una giustizia climatica.

Come disse la leader quacchera abolizionista e femminista del 19° secolo Lucretia Mott: “Qualunque grande cambiamento deve aspettarsi un’opposizione perché esso scuote il fondamento stesso del privilegio”. Speriamo che altri gruppi basati sulla fede si pongano presto di fronte a questa verità dedicandosi al potere dell’azione diretta nonviolenta.


Titolo originale: How a small Quaker group forced PNC Bank to stop financing mountaintop removal

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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