L’arte della protesta

Nadine Bloch

L’arte della protesta: quattro potenti lezioni nell’attivismo creativo culturale del Myanmar

L’eredità del brutale regime birmano, che continuava a tenere l’affascinante sfidante Aung San Suu Kyi agli arresti domiciliari e la società controllata strettamente e chiusa alle influenze esterne era sembrata in bilico verso un reale cambiamento. Solo un mese fa, appena il primo sole ha invaso la pianura di Bagan illuminando centinaia di antiche pagode e riscaldando un considerevole gruppo di turisti (me compresa) arroccati su una delle strutture per assistere al sorgere del sole, sembrava chiaro che era l’alba di un nuovo giorno.

Come parte del laboratorio inaugurale “beautiful rising”, ci eravamo riuniti a Yangon la settimana prima per ascoltare le storie di resistenza e cominciare a stimolare l’uscita delle lezioni condivise che questi eventi rappresentavano per gli attivisti di prima linea. Esplorare l’attivismo sotto un regime repressivo potrebbe non essere dove si dovrebbe iniziare la ricerca di casi di studio creativi, ma, in realtà , questo è spesso dove la resistenza creativo culturale può essere sia l’opzione più incisiva che la meno rischiosa .

Naturalmente, brutali repressioni di attivisti possono, e fanno, tacere il dissenso in quel momento – ma non incoraggiano la lealtà o aumentano la legittimità del potere dominante. Infatti, spesso è proprio l’opposto. Una resistenza efficace dopo una repressione violenta appare generalmente più creativa, più sovversiva, più sotterranea e più dispersiva. Paradossalmente, può anche tagliare dove nessun coltello ha il filo, alimentando il coraggio di resistere, diffondendo il movimento, e martellando culturalmente i detentori del potere .

Ancora cinque anni fa, sarebbe stato difficile immaginare un bell’incontro “beautiful rising” che si svolgesse in Myanmar comunque. Nel 1962, un colpo di stato militare abolì le organizzazioni civili e politiche e mise fuori legge gli assembramenti di più di cinque persone. Per coloro che seguono i cambiamenti di regime in tutto il mondo, la transizione della Birmania da 49 anni di una giunta brutale a un governo quasi-civile nel 2011 è stato motivo di cauto ottimismo nella maggior parte del paese.

Gli ultimi quattro anni hanno visto ulteriori piccoli passi in una direzione positiva, con le elezioni previste per il prossimo autunno e censura ufficiale alleggerita. Le proteste degli studenti sono alcuni dei segni che la società civile azzittita aveva di nuovo, un po’ cautamente, iniziato a esercitare la sua voce.

Mentre si svolgeva il nostro laboratorio, le notizie degli studenti in marcia verso Yangon eccitavano l’aula. Gli studenti sono organizzati, determinati ed esperti in social media. Gli elementi culturali contagiosi (=I memi) di Facebook catturano le loro parole d’ordine, “Noi siamo studenti non clienti,” con un logo che mostra studenti che spingono una Terra fuori del suo piedistallo con codice a barre (=mercantile). In un altro, un pugno tiene stretta una penna con echi di Occupy o Otpor in Serbia. Storicamente, gli studenti e monaci sono stati l’elemento guida che ha spinto per il cambiamento in Birmania, con un ruolo da protagonista nella protesta nazionale pro-democrazia del 1988.

Nel mese di gennaio, gli studenti hanno iniziato a marciare verso Yangon – seguendo le orme tattiche di molti prima di loro, e riflettendo anche altri cortei in corso in Myanmar .

Strategicamente, gli studenti hanno scelto questa strada per mettere le tematiche educative nel discorso pubblico, come pure usare e raccogliere la partecipazione del pubblico collaterale. I genitori e gli anziani che si sono presentati lungo la strada hanno offerto una certa protezione dalla violenza in quanto testimoni, e sono anche un promemoria in carne e ossa per il governo che il paese sta con gli studenti. Questa ondata di sostegno pubblico ha fatto pressione sul governo per incontrare gli studenti all’inizio di febbraio, durante quel periodo gli studenti sospesero la marcia in attesa dell’esito dei colloqui .

Poche settimane fa, il governo ha accettato in linea di principio di onorare tutte le 11 richieste dei gruppi studenteschi; tuttavia, gli studenti hanno continuata a marciare, giustamente temendo che senza una continua pressione il parlamento non le avrebbe portate a termine. In effetti, l’incertezza è proseguita con ritardi nelle riunioni, aumentando le minacce di ritorsione da parte delle autorità se la marcia fosse proseguita, e tentativi in malafede per dividere i gruppi attivisti di studenti. Ieri la polizia di Myanmar ha picchiato studenti, monaci e giornalisti in un giro di vite alla marcia di due mesi per una nuova legge democratica per l’istruzione, danneggiando corpi insieme alla facciata di un controllo governativo civile.

La violenza di ieri lascia in sospeso l’esito delle proteste studentesche del momento, così come il futuro immediato della società civile birmana. Quando ci siamo incontrati con gli studenti un mese fa, hanno chiaramente espresso la paura di essere brutalmente interrotti nell’attività se le loro richieste di riforma dell’istruzione fossero confuse con richieste di cambiamento di regime, sperando che limitare la loro protesta al settore dell’istruzione avrebbe estesa la loro abilità di dimostrare.

Il loro obiettivo era quello di mantenere una disciplina nonviolenta, l’unità e la chiara concentrazione, al fine di continuare il loro attivismo istruttivo senza repressione per evitare un maggiore sostegno per il partito al governo e uno sviamento delle imminenti elezioni civili.

Un mese fa gli studenti stavano cercando nuove tattiche per aumentare la pressione sul governo perché facesse la cosa giusta ed evitasse un giro di vite. Oggi, questo è più urgente, e per fortuna ci sono esempi favolosi e coraggiosi di resistenza culturale creativa provenienti da Myanmar – a dispetto, o forse a causa, delle gravi limitazioni imposte dal regime. Vale la pena dare un’occhiata a una manciata di queste azioni creative non solo per la mera natura avvincente degli eventi, ma anche per estrarne le lezioni di criticità che potrebbero contenere per gli studenti e altri seguaci.

L’arte della protesta

 

1.- COGLIERE LA SUPERIORITÀ MORALE

Se si può cogliere da attivista la superiorità morale di una campagna mentre la si conduce, esprimendone il succo e avanzando la percezione. Sfruttare rituali culturali e simboli non fa che aumentare la propria legittimità e il potenziale di leadership nel conflitto. Questo è stato fondamentale nel Myammar a schiacciante maggioranza buddista, siccome sono i monaci buddisti che tradizionalmente ancorano la bussola morale ed etica del Paese. Sono stati consulenti e guide regali per l’illuminazione politica, e fungono da guardiani dei sacri diritti e responsabilità della popolazione. L’episodio più famoso, la “Sollevazione d’oro“, come nota in birmano – o la Rivoluzione zafferano in inglese – è stato condotto dall’Alleanza Panbirmana dei Monaci, che ha preso posizione, al fine di servire il popolo e fare resistenza alla sofferenza imposta dal regime.

In particolare, due tradizioni religiose sono state usate per richiamare la giunta militare per aver violato in flagranza gli insegnamenti del Buddha. Prima di tutto, il salmodiare pubblicamente preghiere dei monaci è stato fatto apposta in sintonia con il pubblico che soffriva. I monaci sono stati brutalmente picchiati dal regime per questo atto di sfidante solidarietà. In secondo luogo, e forse ancora più famoso, l’atto coordinato dei monaci di “rovesciare le scodelle dell’elemosina” esemplificò il potere di usare il rituale culturale nelle comunicazioni degli attivisti.

Ogni giorno è tradizione del monaco buddista girare per la comunità per raccogliere elemosine dai laici; nel 1990 e nel 2007 i monaci rifiutarono fisicamente di prendere le donazioni da militari e loro famiglie. Questo semplice atto di rifiuto, che di fatto negava alle autorità la capacità di acquisire meriti religiosi, una delle principali pratiche quotidiane buddhiste, assestò una grave sfida morale e politica al regime in carica.

Dal momento che sia il governo sia la maggioranza del paese sono buddhisti, utilizzare riti religiosi ha parlato loro direttamente e fortemente. Come pure, il salmodiare pubblico e rovesciare le scodelle delle elemosine erano facili da fare perché erano già “strumenti” che i monaci avevano a portata di mano – senza bisogno di acquistare o creare qualcosa di nuovo.

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2. USARE I PREGIUDIZI A PROPRIO VANTAGGIO

Se si è un gruppo di generali che crede che toccare indumenti intimi di una donna (puliti o sporchi) potrebbe fiaccare la propria “potenza”, probabilmente ci si sta creando un problema. Infatti, nel 2007, un gruppo chiamato Azione Lanna per il Comitato per la Birmania in Thailandia (campagna australiana) ha organizzato un’azione “Mutandine per la Pace“, chiedendo alle donne di tutto il mondo che si preoccupavano del Myanmar di inviare la biancheria intima ai generali birmani attraverso le ambasciate internazionali. Nel sito si leggeva: “Questa è la tua occasione di utilizzare il potere delle mutande per togliere potere al SPDC. È possibile inviare, consegnare o gettare le proprie mutandine all’ambasciata birmana più vicina qualunque giorno a partire da oggi. Invia presto, invia spesso.”

Centinaia di paia di mutande sarebbero state inviate alle ambasciate come intimo, ma non insignificante, affronto. Il potere delle mutandine era un modo divertente per mostrare serio sostegno ai manifestanti pro-democrazia e turbare il regime coi pizzi, spostando il banco di gioco sul sessismo e usando i pregiudizi della giunta contro di loro. Durante un periodo in cui erano fuori legge le riunioni pubbliche, ha offerto un modo semplice e a basso rischio di partecipare secondo i propri ritmi. Si è brillantemente utilizzato una superstizione e un tabù culturale per affrontare un potere immenso iniettando umorismo in una situazione tetra.

Un altro assalto umoristico al regime è stato lanciato circa nello stesso periodo. Attivisti anonimi hanno attaccato immagini della dirigenza del regime ai collari di cani randagi. (Badate, si tratta di un gravissimo insulto riferire chiunque un cane randagio in Myanmar). Le autorità sono impazzite cercando di catturare gli elusivi animali in protesta con foto dei generali penzoloni dal collo in diversi comuni in tutto il paese e arrecato momenti di risa a coloro che li osservavano. Non c’è nulla come un cane randagio che esibisce la foto di un generale per dissolvere un’aura di potere.

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3. COMBATTERE L’INCITAMENTO ALL’ODIO CON UN LINGUAGGIO FLOREALE

In un paese che ha vissuto diffusamente conflitti etnici, si spererebbe che il passaggio dalla giunta militare al governo nominalmente civile nel 2011 avrebbe avuto un impatto positivo. Non tanto in Myanmar – c’è ancora molto conflitto tra la popolazione a maggioranza buddhista e la popolazione musulmana di minoranza, in particolare concentrata nello stato di Rakhine.

Con l’apertura del paese è arrivata una crescita esponenziale per l’accesso a e l’uso di Internet – con tutti i suoi vantaggi e annessi. Si prevede che l’accesso a Internet e ai telefoni cellulari in Myanmar passerà dal 10 per cento del 2013 (uno dei tassi più bassi al mondo) al 50 per cento entro fine 2015. E, naturalmente, Internet è monitorata dallo Stato – in effetti, fino al 2011 tutte le pubblicazioni del Paese sono state censurate prima di andare in stampa – e anche se c’è stato qualche rilassamento in questa politica, il governo ha messo in chiaro che essi stanno sorvegliando il web.

Nel corso degli ultimi due anni, c’è stato un vasto abuso da parte di gruppi estremisti che diffondono disinformazione e appelli alla violenza – in particolare da estremisti buddhisti che incitano rabbia contro la minoranza musulmana Royhinga. Post su Facebook (non meno da monaci buddisti nazionalisti) hanno portato a rivolte mob [estemporanee] e morti, e a una chiusura governativa del sito, nel tentativo di limitare la violenza. Gli attivisti democratici sono preoccupati per la violenza settaria e per questa censura .

Nell’aprile del 2014, Nay Phone Latt, noto blogger e responsabile dell’ICT [informatica] Myanmar per l’Organizzazione dello Sviluppo, già carcerato per quattro anni a causa dei suoi scritti anti-governativi, ha avviato una campagna online per combattere l’incitamento all’odio con un “linguaggio floreale”. incoraggiando la gente a postare foto di se stessi con fiori gialli di padauk in bocca, adorato fiore nazionale del Myanmar, che tradizionalmente rappresenta la forza e l’onestà. Si tratta di una campagna con messaggi di Facebook, adesivi, poster, magliette, braccialetti e canzoni, nel tentativo di combattere la diffusione del “discorso pericoloso” e di tensioni inter-etniche, e per convincere la gente ad accettare pienamente la varietà etnica della Birmania. “Il nostro slogan è quello di stare attenti, di non tacere,” Nay Phone Latt, ha detto. “Abbiamo appena ricevuto libertà di espressione, e non vogliamo essere messi a tacere.”

Ci sono alcune grandi lezioni che emergono della campagna “linguaggio floreale” che ha conquistato non solo il Myanmar, ma anche altri paesi. Una presenza attiva sui siti di social media insieme con eventi fisici, musica e adesivi ha contribuito a diffondere la voce di un movimento fioremte dedito a un discorso responsabile con molti punti di facile accesso per partecipare alla campagna, on-line e non.

Non ha disturbato che la cultura buddista abbracci già un codice di comportamento etico che include un principio del “parlare giusto” – evitare discorsi oltraggiosi, divisivi o nocivi. E l’uso del già importante elemento culturale – i fiori padauk – significava una famigliarità con le immagini e una comprensione immediata del messaggio. Un attivista ci ha detto che le prime grafiche sviluppate per la campagna hanno dovuto essere cambiate. Sembravano più genericamente asiatiche e non erano in diretta risonanza con i birmani. Le immagini successive sono state volutamente realizzate in modo da riflettere in modo più accurato la cultura e la moda birmana per aumentare l’attrattiva locale.

In qualunque momento si può basare una campagna su richieste relativamente non controversecome l’utilizzo di un linguaggio non astioso – che rende più facile raggiungere un vasto pubblico. Benché l’incitamento all’odio non sia violenza fisica, esso certamente può incitarla e persino normalizzarla, quindi gli sforzi per contrastare il linguaggio estremista sono utili a questo titolo e ricordano agli altri che non sono soli a opporsi all’odio. #Linguaggio floreale è una fioritura benvenuta sul percorso verso un Myanmar equo e giusto.

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4.- RIDERE DELLA REPRESSIONE

Tutti sanno che uno dei modi migliori per cavarsela con la critica è quello di farne una scena, incorporarla in commedia, o avvolgerlo in abiti colorati. In Myanmar, un trio comico attivo da tempo chiamato “Moustache Brothers” [Fratelli Baffi] ha offerto tutto questo e altro ancora. Quello che era iniziato come un modo per i locali per sfuggire dalla difficile realtà repressiva della dura vita in Myanmar continua oggi come modo di comunicare con la comunità internazionale e stuzzicare il governo per sostenere il cambiamento.

Originariamente un gruppo di due fratelli e il loro cugino, si esibivano in un a-nyeint pwe – un vaudeville birmano tradizionale che include una farsa grossolana stravagante, danze femminili classiche, musica registrata e satira politica. Anche se il pubblico rideva, il regime non voleva niente di tutto ciò, e ha incarcerato due dei fratelli per sette anni di lavori forzati nel 1996, a seguito di una prestazione per Aung San Suu Kyi. (Presumibilmente, il trio attrasse molti per vedere chi sarebbe arrivato a dire le battute più rischiose). Come parte del loro accordo di libertà anticipata, è stato loro vietato di svolgere il proprio lavoro in pubblico o per un pubblico birmano.

Quindi, oggi, se vi avventurate a Mandalay, la seconda maggiore città del Myanmar, si può partecipare allo spettacolo ogni sera della settimana a casa del Moustache Brothers. Al piano terra hanno modellato un piccolo spazio per performance che sarebbe adatto per un negozio. Anche se i tassisti non sembrano aver più così paura di farci scendere la gente a vedere lo spettacolo come prima, sono solo gli stranieri che lo frequentano, siccome il divieto vige ancora.

Uno dei fratelli, Par Par Lay, è morto nel 2013, ma solo dopo aver lanciato una “Campagna Niente Paura”, che ha portato in giro per Myanmar con la mira di sollecitare la gente ad abbandonare la paura della politica. Si è fatto del tempo anche per questo lavoro. Lu Zaw e Lu Maw continuano gli spettacoli come duo. C’è sempre molto da imparare da un gruppo come questo che ha perseverato per tanto tempo, sfruttando la loro forma d’arte e il patrimonio culturale di alleggerire il gravame per i locali, costruire sostegno da parte della comunità internazionale e dire la verità al potere ogni sera della settimana.

Traduzione per il Centro Studi Sereno Regis a cura di Giorgio Barazza e Michelangelo Lanza


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