Diagnosi e Prognosi: Valutazione del conflitto ucraino. Formazione da una prospettiva di pace

Naakow Grant-Hayford

La riuscita espansione dei codici e delle istituzioni economico-politico-militari dell’UE e della NATO nella direzione generale della Russia sin dalla fine della Guerra Fredda, confligge di nuovo apertamente, come nel caso della Georgia nel 2008, con gli interessi russi nella sua orbita immediata e ha incendiato l’Ucraina orientale. Alimentata da tensioni locali etno-nazionaliste e da interessi geo-economici su tutti i versanti, la conflagrazione ha già causato lo sfollamento di 1 milione di persone e causato 5.400 morti in dieci mesi. “L’aiuto umanitario UE ammonta a 95 milioni di €, il bisogno stimato per sistemare la gente dell’Ucraina è ovviamente ben più alto”.

Mentre l’Ucraina orientale è in fiamme, potenti decisori politici USA propongono di fornire a Kiev altre sofisticate componenti incendiarie letali a suon di 3 miliardi di $. La logica: per ridurre le uccisioni, mettere in grado Kiev di uccidere ancor di più – sia pure difensivamente. Non una parola sui civili schiacciati nel mezzo. Un’opinione perfettamente in linea con la politica post-moderna da premio Nobel che Obama promise di perseguire nel suo discorso d’accettazione a Oslo. Frattanto, è saltato fuori un video YouTube video che mostra il politico di destra della Duma statale russa Evgjenij Alexejevich Fjodorov spiegare che l’attuale dottrina militare russa prevede azioni dirette di rappresaglia contro Berlino e Washington come risposta programmatica a qualunque attacco ad alto potenziale da parte di Kiev.

Secondo lui, la Russia rifiuta una guerra per procura nelle sue immediate vicinanze ed è predisposta per una rappresaglia diretta sui membri NATO. Alquanto plausibile che sia questa la conclusione tratta dai falchi russi dal successo dell’amministrazione Carter-Brzezinski nel causare la sconfitta per dissanguamento dell’URSS in Afghanistan. In una recente analisi, Mearsheimer minimizza la sua valutazione della dinamica di escalation: “La nostra comprensione dei meccanismi di escalation nelle crisi e in guerra è limitata, se va bene“, ma la sua conclusione è congruente con l’analisi dell’escalation di autorevoli ricercatori su pace e conflitti come Friedrich Glasl e Johan Galtung. Quando ricercatori realisti e accademici degli studi per la pace concordano, è meglio che i decisori politici ascoltino: aumentare la potenza di fuoco ucraina porterà alla catastrofe.

Terapia: L’accordo “Minsk II“ corrisponde agli standard di competenza di trasformazione avanzata dei conflitti? Il Minsk II è molto forte in pace negativa e molto debole in pace positiva. È intensamente focalizzato sul ristabilire la prerogativa westfaliana di Kiev riguardo al monopolio di stato sulle armi e la governance in tutto il territorio – piuttosto irrealistico dato che il Minsk II non specifica che cosa garantisce in termini di autonomia, self-governance o equità che i separatisti otterrebbero in cambio. Serviranno altri negoziati per introdurre più sfumature e affrontare aspetti sociali mancanti. Considerando tono e linea del Minsk II, agli ucraini toccherà un anno difficile.

Il MINSK II è abbastanza centrato sulla popolazione?

A mala pena! Se il principio etico è Homo Res Sacra Hominibus e le politiche umaniste devono attuare politiche ippocratiche macro-politiche, tendere ai Bisogni Umani fondamentali di tutti coloro che sono toccati dalla perdurante violenza nell’arena conflittuale sarebbe la priorità – cosa che chiaramente non è. Il Minsk II menziona preoccupazioni umanitarie solo una volta al punto 7 – su un totale di 13. Se ciò si traduce in politica [effettiva], molte persone nell’area conflittuale continueranno a soffrire.

Il MINSK II affronta al delicata questione etnica?

Il Minsk II non fa alcuna menzione di discrepanze etniche sul campo. Forse perché la Germania non ricorda di che si tratti e la Francia ha uno spiccato interesse a sopprimere tali riflessioni. Comunque sia, l’Ucraina deve garantire protezione legale, inclusione economica e integrazione culturale delle minoranze russe con protezione assicurata dei loro diritti di minoranza, compresa la concreta cooperazione finanziaria e culturale con la Russia nel miglioramento della vita della minoranza russa in Ucraina. Si tratta fondamentalmente di una questione di cultura e di politica identitaria.

Il MINSK II scioglie i nodi militari? A mala pena.

Riguardo all’espansione NATO nella direzione generale della Russia: Non è citata neppure una volta nel Minsk II. Questa tornerà ad aleggiare minacciosa sulla regione, quindi dev’essere negoziata insieme alla richiesta più pragmatica di congelare lo status quo al fine di convincere la Russia a tornare a una percezione meno allarmistica dei rapporti internazionali. Il riarmo di una parte o dell’altra deve cessare da parte di chiunque stia facendo consegne o intenda farne.

Riguardo al cessate-il-fuoco, l’indicatore chiave di una pace negativa: benché pesantemente ridicolizzata dal MSM per essersi già solo mostrata al #minsksummit, la presenza di capi separatisti era cruciale in termini procedurali per una soluzione sostenibile – un’opportunità mancata. Questo è evidenziato dalla più recente dichiarazione del capo separatista Aleksandr Zakharchenko della nevralgica città di Debaltseve, in quanto esclusa dall’accordo di tregua. Tale dissonanza nel giro di qualche ora dall’attivazione della tregua sul versante di Kiev da parte di Poroshenko non giunge come sorpresa ai mediatori formati con il Metodo TRANSCEND, dato che la qualità di una proposta di pace è incardinata sul grado d’attenzione verso le preoccupazioni di tutte la parti di un conflitto.

I bisogni, le rivendicazioni e le aspirazioni legittime di tutti i contendenti con una posta in gioco nell’esito del conflitto si devono mappare nel modo più meticoloso possible come prerequisito per una soluzione sostenibile: le attuali deviazioni dagli accordi Minsk ÍI erano tanto prevedibili quanto evitabili. Benché i punti 4 e 5 suonino come concessioni di vasta portata, non andavano chiaramente abbastanza in profondità: il rapporto russo con i separatisti dev’essere reso più trasparente con una pubblica esplorazione in una conferenza tesa ad identificare e negoziare le loro aspettative su ciò che sarà di essi dopo la tregua.

Sarà necessaria una missione investigativa di Verità e Riconciliazione sullo stile della TRC di Pretoria per far giustizia verso le vittime di privazioni fondamentali e di lutti alla luce dei 5.400 morti e dei numerosi casi di abusi ed espulsioni avvenute nei 10 mesi scorsi. Anche qui: nessuna menzione di tali questioni ritenute secondarie nel Minsk II.

Il Minsk II affronta tutte le aspirazioni politiche intavolate in maniera equa? A mala pena.

Gli interessi separatisti: quali sono le condizioni politiche dei separatisti per l’autonomia e come possono essere conciliate con le prerogative politiche ucraine? Il Minsk II è incentrato sulla premessa implicita di un forte stato centrale ucraino – che i separatisti nel sud-Luhansk e sudest-Donetsk hanno dimostrato non esistere. La riforma costituzionale e il decentramento come citate al punto 11 dovranno essere costruite con un autentico dialogo fra Kiev, Donetsk & Luhansk.

Il Minsk II suona alquanto apodittico nel tono a favore di Kiev che sarebbe però difficile mantenere in pratica a causa dell’effettiva legittimità popolare goduta dai separatisti nelle proprie roccaforti. Risolvere il groviglio ucraino a livello politico richiederà di costruire una forma resiliente di federalismo con decentramento settoriale e gradi d’autonomia tangibili-sensati per le parti sussidiarie. N.B: Bisognerà che qualcuno spieghi garbatamente a Kiev che il federalismo, se ben fatto, vuol dire sussidiarietà e non disintegrazione territoriale; ovviamente non la Francia.

Gli interessi della Russia: proprio come per gli interessi NATO: zero menzioni nel Minsk II. La Russia è molto tesa in quanto percepisce gran parte della politica internazionale occidentale (vedi verso stati Baltici, Georgia, Libia & Siria) come intenta a cancellare gli interessi esogeni russi. Dopo essere intervenuta in Siria contro i clamori interventisti, per la Russia sembra essere l’Ucraina “dove casca definitivamente l’asino“.

Altri timori esistenziali russi riguardano le inefficienze nazionali nella capacità d’integrare le sue diverse etnie in un demos coerente e coeso. L’empatia internazionale e un sostegno pratico potrebbero contribuire a che la Russia si democratizzi più a fondo, sistemi meglio le proprie minoranze e egualizzi le relazioni fra la propria nazionalità dominante e le altre: con i russi etnici al 80%, rispettare i diritti delle minoranze diventa fondamentale. Germania, India, Svizzera, Spagna e Belgio in merito hanno vari gradi molto istruttivi d’esperienza con la gestione democratica dell’autonomia locale e potrebbero formare un gruppo di consulenti esperti transnazionale per dare una mano alla Russia nei suoi sforzi di sviluppo in corso – la questione chiave ovviamente si focalizzerà su come dimensionare le lezioni apprese alla vastità territoriale russa.

Il punto sarebbe aumentare le capacità istituzionali russe verso un’interdipendenza più equa fra le sue numerose componenti e popolazioni federali.

Il MINSK II affronta costruttivamente le questioni economiche fondamentali? A mala pena.

Si è argomentato che le questioni economiche furono il punto di ribaltamento della crisi nel 2014. Il Minsk II presta scarsissima attenzione alle contraddizioni economiche regionali sottostanti zoomando anzi sul recupero di funzionalità per Kiev. Ecco che cosa manca nel Minsk II: l’Ucraina deve ricevere garanzie d’integrità territoriale con la sua spina dorsale industriale in e attorno Donetsk, accessibile per il suo futuro economico coeso. Al converso devono essere date garanzie ucraine per la protezione legale degli investimenti russi ancora esistenti in Ucraina orientale. La parola chiave qui è: legale.

E cosa dire sulle ansietà russe per gli effetti negativi di una riuscita cooperazione economica di libero scambio fra l’EU e l’Ucraina per la propria economia e i propri accordi in atto con l’Unione Economica Eurasiatica (EEU)? Nel contesto delle sanzioni economiche contro la Russia, ulteriori colloqui sull’associazione UE-Ucraina devono tenersi alla luce delle suddette sensibilità. Una cooperazione economica interstatuale per il gas, l’acciaio e l’industria fra Ucraina, Russia e altri interessi costituiti regionali – vedi l’EEU – può servire a superare l’attuale ventata di sfiducia. EU e OSCE possono essere di aiuto nella CIS in questa faccenda.

Infine: investitori FMI, Banca Mondiale, UE, USA, Russi e altri minori pubblicizzati come la Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS dovrebbero esplorare mercati ucraini redditizi e investire nella creazione di posti di lavoro sicuri per gli ucraini senza un’agenda politica o militare nascosta. L’UNCTAD può essere incaricata d’inviare un ente di supervisione composto d’esperti per garantire l’imparzialità di tali investimenti.


Titolo originale: Diagnosis & Prognosis: Assessing the Ukrainian Conflict-Formation from a Peace-Research Perspective

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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