Una visione per la natura – George Monbiot

Mentre i governi demoliscono le regole che salvaguardano la natura dall’estinzione, qui c’è un tentativo positivo di fermare la distruzione.

George_Monbiot.

Una delle paure di chi cerca di difendere la natura è che la gente non reagisca fin quando non è troppo tardi. Soltanto quando i disastri colpiscono capiamo quanto danno abbiamo inflitto e quali siano le conseguenze.

Ho delle brutte notizie: è ancora peggio! Per il suo affascinante libro che muove all’azione, Don’t Even Think About It: why our brains are wired to ignore climate change (Non pensateci nemmeno: perché il nostro cervello è tarato per ignorare i cambiamenti climatici) George Marshall ha visitato Bastrop (Texas) – città che aveva sofferto di una siccità record a seguito di un incendio record – e Sea Bright nel New Jersey, devastata dall’uragano Sandy. Questi disastri possono essere stati causati o aggravati dai cambiamenti climatici. Marshall ha intervistato molte persone in entrambe le cittadine, e in nessun caso – né nel Texas repubblicano, né nel New Jersey democratico – si è trovato qualcuno che rammentasse una conversazione riferita al cambiamento climatico come potenziale causa della catastrofe subita. Il problema semplicemente non si era posto.

L’editore del «Bastrop Advertiser» gli disse: “Certo, se il cambiamento climatico avesse un impatto diretto su di noi, lo avremmo di sicuro chiamato in causa, ma siamo più incentrati su (la ricostruzione di) Bastrop County”. Il sindaco di Sea Bright gli ha detto: “Vogliamo solo ritornare a casa e ci occuperemo di tutta quella roba altisonante qualche altro giorno”. Marshall ha trovato che quando le persone hanno a che fare con i danni e la ricostruzione delle proprie vite, diventano ancora meno inclini a parlare dei problemi di base di quanto non lo sarebbero altrimenti.

Nelle sue conferenze, segnala un altro punto importante che – a posteriori – sembra evidente: le persone spesso reagiscono alle crisi in modi perversi e distruttivi. Ad esempio, gli immigrati, gli ebrei, le anziane signore1 e altri capri espiatori sono stati accusati di una quantità di disastri che non potevano aver creato. E a volte la gente risponde con un comportamento che rende il disastro ancora peggiore: si pensi, ad esempio, all’altalena per UKIP2, un partito gestito da un ex broker e finanziato da una collezione raccapricciante di magnati e finanzieri, in risposta a una crisi economica provocata dalle banche.

Ho visto direttamente molti esempi di questa reazione negativa e mi chiedo ora se stiamo andando incontro a un’altra dello stesso tipo.

Le creature selvatiche del mondo sono in crisi. Negli ultimi 40 anni il mondo ha perso oltre il 50% della fauna vertebrata selvatica. Nessun posto è stato risparmiato da questa catastrofe. Nel Regno Unito, ad esempio, il 60% di 3.000 specie il cui destino è stato studiato, è diminuito nel corso degli ultimi cinquanta anni. Meraviglie che sono sopravvissute per milioni di anni, stanno scomparendo nel corso di decenni.

Ci si potrebbe aspettare che i governi, di fronte a un falò di questa portata, accorressero sulla scena con acqua per spegnere il fuoco. Invece accorrono sul posto con bidoni di benzina.

Fondamentali per la protezione del mondo naturale sono le norme: leggi che limitano alcune attività per il bene pubblico. Le restrizioni legali su distruzione e inquinamento sono spesso le uniche cose che si frappongono tra le specie e la loro estinzione.

Gli interessi industriali spesso odiano queste leggi, poiché limitano i loro profitti. I media aziendali denigrano e demonizzano il concetto stesso di regolamentazione. Buona parte degli sforzi di chi finanzia i partiti politici consiste nel cercare di rimuovere le norme che proteggono noi e il pianeta. Politici e funzionari che cercano di difendere la normativa saranno fatti fuori mediante implacabili campagne di denigrazione attraverso i media. Ovunque il messaggio è stato ricevuto.

La Commissione europea ha ordinato una “revisione” dei due pilastri principali nella tutela della nostra fauna selvatica: la direttiva sugli uccelli selvatici e la direttiva Habitat. È probabile che sia il tipo di ripasso condotta da un cingolato trascinante una sfera d’acciaio con una catena dall’altra estremità. Il problema, afferma la Commissione, è che queste direttive potrebbero impedire la “fitness” delle imprese in Europa.

Ma è così? Nemmeno Edmund Stoiber, ex presidente conservatore della Baviera che è stato nominato dalla Commissione per fare guerra alle regolamentazioni, la pensa così. Ha scoperto che le leggi ambientali europee rappresentano meno dell’1% dei costi legati alle normative da rispettare da parte delle imprese: è il costo più basso comparato a qualsiasi altre norme che lui abbia sottoposto a esame. “Tuttavia, le aziende percepiscono l’onere come molto più elevato se riferito a questo settore.” Quindi se queste direttive fondamentali sono viziate o rottamate, non sarà perché impediscono gli affari, ma perché vengono ingiustamente percepite come un’imposizione di costi più elevati di quanto non siano in verità.

Il cancelliere britannico, George Osborne, ha affermato nel 2011 che le norme di tutela della selvaggina imponevano dei costi ridicoli alle aziende. Ma una revisione da parte del ministro dell’ambiente, Caroline Spelman, ha concluso che la denuncia fosse infondata.

Nel Regno Unito, i cui leader politici, come quelli di Australia e Canada, sembrano essere poco più che portavoci del potere delle imprese, siamo di fronte ad un assalto a campo pieno alle norme che tutelano i nostri tesori viventi.

Lo Small Business, Enterprise and Employment Bill (Il progetto di legge su piccole Imprese e impiego) ora presentato alla Camera dei Comuni obbligherebbe i governi futuri a mantenere la deregolamentazione a favore delle imprese, a prescindere dal costo per il resto della società. Il Red Tape Challenge governativo ha sostenuto, in un primo momento, che nessuna nuova regolamentazione possa essere introdotta a meno che una già esistente non venga rottamata. Adesso due leggi devono essere abrogate prima d’inserire una nuova.

Il governo di Cameron ha creato un tribunale che ricorda lo “Star Chamber”, composto da dirigenti aziendali e funzionari del dipartimento affari, di fronte al quale devono comparire gli altri dipartimenti governativi. Questi devono giustificare, per il settore che amministrano, qualsiasi regolamentazione che non piaccia agli affaristi. Se non sono ritenuti sufficientemente convincenti, le regole vengono abrogate.

Di solito i governi fanno del loro meglio per nascondere le loro intenzioni e inventare nomi accattivanti per le politiche distruttive. Non in questo caso. Star Chamber cattura perfettamente lo spirito di questa impresa. Ecco come un sito web sulla storia dei Tudor descrive la versione originale (il neretto è mio): “Il potere del tribunale Star Chamber crebbe notevolmente sotto gli Stuart e arrivati ai tempi di Carlo I era diventato sinonimo di cattivo uso e abuso di potere da parte del re e della sua cerchia. (…) Le udienze si tenevano in segreto, senza diritto di appello e la punizione era rapida e severa per un qualsiasi nemico della corona. Carlo I ha usato lo Star Chamber come una sorta di sostituto del Parlamento negli anni tra il 1628 e il 1640 durante i quali si rifiutava di convocarlo. Infine nel 1641 il Long Parliament abolì la odiata Star Chamber, anche se il suo nome sopravvive ancora per designare arbitrari procedimenti segreti in opposizione ai diritti personali e alla libertà“.

Sì, questo è esattamente ciò che stiamo osservando. Ho il sospetto che il governo abbia dato questo nome alla sua corte al di sopra e al di fuori della legge per segnalare la propria intenzione ai suoi finanziatori: siamo pronti a essere perfettamente irragionevoli per i vostri interessi, calpestando la giustizia, la democrazia e le politiche razionali per darvi quello che volete. Vi stiamo dando il potere Quindi, per favore, continuate a finanziarci e per favore, cari proprietari dei media, non distruggete le nostre possibilità di vincere le prossime elezioni sostenendo l’UKIP.

Poi c’è il progetto di legge di deregolamentazione, che ha ormai quasi concluso il suo iter parlamentare. Tra i diversi modi atrraverso i quali la bilancia si inclina ulteriormente contro la difesa del mondo naturale vi è l’articolo 83, in cui si afferma: “Una persona che esercita una funzione di regolamentazione applicata a un determinato ambito deve, nell’esercizio della sua funzione, avere cura di quanto sia necessario al fine di promuovere la crescita economica”.

Così organismi quali l’Agenzia per l’ambiente o il Natural England devono promuovere la crescita economica, anche se questa minaccia direttamente le bellezze naturali che hanno in dovere di proteggere. Ad esempio le aziende possono risparmiare scaricando abusivamente sostanze inquinanti in un fiume, piuttosto che procedere alla loro bonifica o al loro smaltimento in modo sicuro. Ciò significa più fondi per investire, che potrebbero tradursi in una maggiore crescita economica. Che cosa dovrebbe fare un’Agenzia che deve prevenire l’inquinamento e promuovere anche la crescita economica?

Non che il governo si debba preoccupare, perché ha già collocato i propri uomini nei comitati che sovrintendono tali organismi.

Guardate, ad esempio, il consiglio di amministrazione di Natural England. Il suo presidente, Andrew Sells, è un costruttore ed è uno dei principali finanziatori del Partito Conservatore, è stato tesoriere del thinktank Policy Exchange, che inveisce contro ogni regolamentazione in ogni occasione. Il suo vice presidente, David Hill, è anche presidente di una società privata chiamata Environment Bank il cui proposito è quello “di mediare accordi di compensazione fondati sulla biodiversità sia per i costruttori che per i proprietari dei terreni.” La compensazione fondata sulla biodiversità è un nuovo mezzo per far sembrare accettabile la distruzione dei luoghi naturali preziosi.

Il governo ha recentemente nominato in questo piccolo consiglio non uno ma due allevatori della Cumbria – Will Cockbain e Julia Aglionby – che, i miei incontri con loro suggeriscono, sembrano entrambi fanaticamente devoti a mantenere gli altopiani brulli rovinati dalle pecore. C’è anche un posto per l’amministratore delegato di un gruppo che io vedo come greenwashing per il settore della caccia, il Game and Wildlife Conservation Trust. E un posto per un ex vice-presidente di Citibank. I membri del consiglio con interessi attuali o precedenti in settori che spesso danneggiano il mondo naturale sono più numerosi di chi ha dedicato la loro vita alla conservazione dell’ambiente e all’ecologia.

Allora cosa facciamo a proposito di tutto questo? Non si possono combattere le aggressioni di questo tipo senza proporre una propria visione positiva.

Questo è ciò che la RSPB e i Wildlife Trusts hanno fatto con la pubblicazione del loro Rapporto Verde su Natura e Benessere. Si tratta di una proposta per una nuova legge del Parlamento sul modello del Climate Change Act 2008. Esso obbliga i governi futuri a proteggere e ripristinare il mondo vivente. Propone obiettivi per il recupero di specie e luoghi, un ente governativo, l’Ufficio per la Responsabilità Ambientale, il cui ruolo è di garantire che tutti i servizi aiutino a difendere la fauna selvatica e Reti Ecologiche Locali che delegano il potere alle comunità per proteggere i luoghi che amano di più.

Ho dei problemi con alcuni aspetti di questa proposta, non da ultimo il suo abbraccio entusiasta dell’Agenda sul Capitale Naturale, che cerca di convincerci a valorizzare la natura mettendo un prezzo su di essa. Questa strategia è, credo, sorprendentemente ingenua. Per essere efficace, è necessario aprire uno spazio politico, non contribuire alla sua chiusura accettando le premesse, i valori e la definizione dei tuoi avversari. Ma posso vedere ciò che li ha spinto a farlo. Se il governo accetta solo quelle politiche o quelle norme che contribuiscono alla crescita economica è forte la tentazione di provare a dimostrare che il valore finanziario della fauna selvatica e dell’habitat è superiore al valore finanziario che deriverebbe dalla loro distruzione, per quanto sciocco e controproducente questo esercizio possa essere.

Ma metterò questo da parte, perché la loro proposta è il tentativo più completo al momento di spegnere il falò di distruzione in cui il governo abbrustolisce la nostra fauna selvatica come marshmallows. Il Climate Change Act e gli impegni a lungo termine sono in sostanza le uniche misure che obbligano questo governo a limitare i gas serra che rimane un parametro con cui gli sforzi di tutti i governi possono essere misurati. Non dovremmo avere anche una simile, sostenuta protezione per la fauna selvatica e gli habitat? Solo garanzie durature, non soggette ai capricci e le mode dei governi che passano li può difendere dall’estinzione.

La Nature and Wellbeing Act (legge Natura e Benessere) è un buon esempio di ambientalismo positivo, fissando l’agenda piuttosto che limitandosi a rispondere alle politiche che non ci piacciono. Dobbiamo fare entrambe le cose, ma mentre chi ama la fauna è stato spesso un avversario efficace, noi abbiamo avuto la tendenza a essere fautori meno efficaci.

Sarà una lotta, perché i tempi son cambiati radicalmente. Nel 2008 il Climate Change Act è stato sostenuto dai tre principali partiti politici. Finora la legge Natura e Benessere ha ricevuto il sostegno dei liberaldemocratici (quindi dopo le elezioni, i loro due parlamentari la promuoveranno in parlamento) e del Partito dei Verdi. I conservatori, nonostante i disperati tentativi del testo della legge di parlare la loro lingua, sono irraggiungibili. E dove diavolo sono i Laburisti? Finora non hanno mostrato alcun interesse.

Se vi preoccupate per ciò che sta accadendo al mondo vivente, se vi preoccupate per l’assalto al risultato coinvolgente e affascinante di milioni di anni d’evoluzione a beneficio degli utili societari immediati ed effimeri, aderite alla campagna e fate pressioni sui vostri parlamentari. Il Nature and Wellbeing Act riuscirà solo attraverso un grande movimento come quello che ha supportato l’attuale legge sui cambiamenti climatici. Si prega di aderire.

21 novembre 2014 – The Guardian
Traduzione di Marlene Barmann per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: A Vision for Nature
http://www.monbiot.com/2014/11/27/a-vision-for-nature/

NOTE

1Giacché possibili “streghe” (N.d.T.)

2UK Independent party (N.d.T)

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