Migranti e carovane: tra diritti e responsabilità – Marta Belotti

L’emigrazione è sempre esistita e l’uomo si è sempre spostato alla ricerca di luoghi in cui poter vivere. Prima di essere stanziale è stato nomade, in migrazione costante. Nonostante nel mondo il fenomeno migratorio abbia assunto dimensioni e caratteristiche sempre più strutturali, la conoscenza di questa realtà risulta ancora limitata, offuscata da luoghi comuni e paure1. In Italia, ad esempio, continuano a preoccupare i diffusi atteggiamenti discriminatori e di chiusura. In particolar modo nelle periferie, dove gli effetti sociali della “crisi” si sommano allo stato di totale abbandono da parte delle istituzioni, alcuni gruppi di estrema destra stanno tentando di direzionare questo malcontento verso i più deboli, individuando nei migranti e nei rom i capri espiatori di questa situazione. Tor Sapienza a Roma, Le Piagge a Firenze e Mirafiori a Torino ne sono l’esempio più evidente. Di contro, l’ultimo Rapporto Ocse dei Paesi Membri, evidenzia come l’Italia sia passata da 572.000 immigrati permenenti nel 2007 a 250.000 nel 2012, un calo circa del 55%.

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E’ partita il 22 novembre 2014 da Lampedusa la Carovana italiana per i diritti dei migranti e, percorrendo simbolicamente il cammino di migliaia di migranti che ogni anno sbarcano sulle coste siciliane e risalgono l’Italia alla ricerca di una vita migliore, il 6 dicembre si è conclusa a Torino2. La Carovana è strettamente collegata alla Caravana de Madres Centroamericanas buscando a sus migrantes desaparecidos che si svolge ogni anno in Messico. Per sottolineare questo legame, inisieme ad altre iniziative, il 5 dicembre è stato organizzato il convegno “Italia-Messico. Cammini che si incrociano. Dialogo a più voci sul fenomeno migratorio” a cui hanno partecipato, tra i tanti ospiti, alcuni testimoni che hanno preso parte alla carovana: Mounira Chagraoui, Leticia Gutierrez, José Jaques Medina, Rosa Nelly Santos e Padre Alejandro Solalinde.

Josè Jacques Medina, animatore di Insurgencia Obrera, impegnato a difendere i detenuti politici e, tra le tante cose, fondatore e presidente del primo sindacato di operai senza documenti, ha ricordato che durante i sei anni di mandato del presidente Felipe Caldeon (2006-2012) in Messico sono state uccise più di 60.000 persone e 150.000 sono stati gli sfollati. Di questo, si sono resi responsabili i cartelli del narcotraffico e altre bande criminali ma, spesso, hanno agito in collusione con funzionari pubblici. Egli sottolinea come nulla sia cambiato nei primi due anni di mandato del presidente Enrique Pena Nieto e la sparizione dei 43 studenti avvenuta a Iguala, il 26 settembre 2014, sembra confermarlo.“Non esistono paesi poveri, ma soltanto governi corrotti che vendono la loro gente e le loro risorse”, dice con fermezza concludendo il suo intervento. Elena Camino, presidente di Assefa e membro di Iris, ha evidenziato lo stretto nesso che intercorre tra le cause che spingono le persone a migrare, come guerre e povertà, e le questioni di carattere ambientale.

Rosa Nelly Santos, fondatrice della Caravana de las Madres Mesoamerricanas è una delle figure più significative del Movimento Migrante Mesoamericano che, insieme ad altre madri ha saputo, cosa rara, trasformare collettivamente il dolore in organizzazione e lotta. Mounira Chagraoui è una delle cinquecentouno madri che persero i loro figli pochi mesi prima che scoppiasse la rivoluzione in Tunisia, nel 2011. Esasperati dal regime, decisero di partire e da allora nessuno ha più notizie. Mounira lo racconta al pubblico avvolta nel suo chador, racconta della speranza che ancora ha e invita il pubblico a guardare a lei/loro non come una storia, ma come una lotta che stanno portando avanti alla ricerca della verità. Infine Hermana Leticia Gutierrez, direttrice dell’associazione SRM, è stata la prima a denunciare pubblicamente le violazioni commesse contro i migranti. Racconta di come, ogni anno, centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini attraversano il Messico con il desiderio di lasciarsi alle spalle la povertà. Questo li spinge a compiere uno dei viaggi più pericolosi al mondo in cui subiscono ogni tipo di abuso, sia da parte di guardie private, polizia e militari, sia da parte di bande criminali. “Che Stato è quello che assassina i giovani, uccidendo il futuro? Che Stato è quello che tortura i sui cittadini? Come continuare a credere alle sue leggi, se esse sono criminali e corrotte?” Ella, con gli occhi appannati, pone al pubblico queste domande e invita riflettere attorno al ruolo dello Stato e a come viene comunemente percepito.

Perchè scendiamo in strada? Perchè non vogliamo più sopportare e subire!” grida la sua voce tenue ma decisa mentre stringe la sua mano in un pugno.

Esempi di forza, coraggio e determinazione che provengono da tutto il mondo e che ci riportano a noi. L’obiettivo della Carovana è stato infatti quello di denunciare le responsabilità dello Stato italiano e degli Stati europei che, con le loro leggi, mettono ogni giorno a rischio la vita di migliaia di persone. La situazione italiana ed europea non è assolutamente paragonabile a quella messicana, ciononostante le persone scompaiono; in un mare, il Mediterraneo, alle frontiere, scompaiono nelle strade e nei campi a vendere a poco prezzo il loro corpo e il loro lavoro.

Vivos se los llevaron, vivos los queremos!

A proposito del Convegno CAROVANE MIGRANTI, venerdi 5 dicembre 2014, Aula Magna Cavallerizza, Torino.

Note:

1 “L’immigrazione in Italia all’inizio del 2014”, analisi e riflessioni del Centro Studi e Ricerche IDOS sulla base del Dossier Statistico Immigrazione 2014, Rapporto Unar e di documentazione aggiuntiva.

2 http://carovanemigranti.org/2014/11/carovane-migranti-la-conferenza-stampa/.

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