Sicurezza e desaparecidos in Messico. La carovana incontra l’ambasciatore a Roma – Karen Sampò

Ambasciata messicana | Lunedì 1 dicembre 2014 – L’Ambasciatore Messicano a Roma ha chiesto un incontro privato con Padre Solalinde che si è però rifiutato di incontrarlo da solo e ha detto che avrebbe partecipato all’incontro solo se accompagnato dai partecipanti della Carovana e dai membri delle diverse Associazioni che lottano per i diritti umani, compresi Amnesty International e Libera Messico.

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Padre Solalinde durante la CarovanaL’ambasciatore Messicano Miguel Ruiz-Cabanas Izquierdo ha accettato la richiesta di padre Solalinde e ha presentato a tutto il gruppo i dieci punti su cui il presidente del Messico, Pena Nieto, vuole intervenire e investire per la sicurezza e lo sviluppo del suo Paese. “Il Messico è un Paese Federale, non è come l’Italia. Ogni regione del Messico ha le sue leggi, ma il Governo deve rispondere di tutto quello che succede nel nostro Stato. La polizia federale c’è ma viene usata solo in casa particolari. Non esiste un numero telefonico a livello Nazionale per le emergenze. Ci sono sempre più bande criminali legate allo spaccio di droga e lo Stato messicano si deve impegnare per risolvere questo grave problema”, spiega Miguel Ruiz-Cabanas. “Il Presidente ha proposto di costituire un sistema di ricerca delle persone disperse e non registrate, attraverso anche un sistema di riconoscimento genetico. Ad oggi in Messico ci sono circa 27 mila persone non riconosciute, ma questo non vuol dire che siano dispersi, non è una cosa automatica e non è nemmeno automatico che questi desaparecidos siano finiti nelle mani dei narcos. Bisogna trovare un sistema che differenzi le due cose”. Durante questo incontro i membri delle varie associazioni hanno contestato il numero di persone disperse. Tonino dell’Olio di Libera interviene dicendo che il numero dei desaparecidos è molto più alto perché in Messico, Honduras, Guatemala molte donne non denunciano la scomparsa dei loro figli e dei loro nipoti per timore che possano finire nelle mani della polizia messicana o dei narcotrafficanti. Inoltre all’ambasciatore è stato chiesto di costituire una Commissione Indipendente per i diritti umani in Messico. La risposta di Miguel Ruiz è stata che “Questo in Messico è Incostituzionale. Non si può costituire una Commissione perché andremmo contro la nostra Costituzione Messicana”.
Padre Solalinde ha poi concluso facendo una richiesta: “Prima di approvare questi dieci punti perché non si va a chiedere alla gente? I partiti non rappresentano il popolo, non lo consultano, la gente va per un lato e partiti nell’altro. Si deve trovare il modo formare questa Commissione dei diritti umani! Tutto il Messico sta gridando e dobbiamo iniziare ad ascoltarlo, dobbiamo dare spazio alle manifestazioni che fanno!”. ” Noi non dobbiamo ascoltare le persone, dobbiamo ascoltare il governo”, questa è stata la risposta dell’Ambasciatore Messicano.
Essere presente a questo incontro per me è stato molto significativo perché mi sono resa conto di quanto sia difficile essere ascoltati da chi ha il Potere. Non importa il modo in cui chiedi le cose, anche la gentilezza non smuove quelle che sono le rigidità del sistema politico Messicano. Padre Solalinde è un esempio per tutti, una vera forza del natura. Da lui sto imparando cosa significa lottare, chiedere che venga fatta giustizia. Ha settanta anni ma ne dimostra cinquanta, non sta fermo un attimo e la mattina appena alzati dà un abbraccio del buongiorno a tutti noi. Lo immagino nel centro migranti che gestisce in Messico, a Ixtepec, nello Stato di Oaxaca. I migranti che gli chiedono ospitalità al rifugio  fuggono dalla miseria degli stati del Centro America, El Salvador, Guatemala, Honduras, e attraversano il Messico a bordo di treni merci con lo scopo di raggiungere gli Stati Uniti. Questo flusso ha creato una vera e propria crisi umanitaria. Sono centinaia di migliaia i migranti irregolari (non in possesso dei documenti ufficiali per il viaggio), anche minorenni, che diventano sistematicamente vittime di sequestri di massa, stupri, torture da parte del crimine organizzato messicano, a volte con la partecipazione o la complicità delle forze dell’ordine. Padre Solalinde, per aver dato aiuto concreto, riparo e solidarietà ai migranti, dal 2008 subisce regolarmente attacchi, maltrattamenti, minacce e intimidazioni da parte di gruppi xenofobi, spesso spalleggiati da bande criminali e autorità locali. Lui vive questo tutti i giorni, il suo telefono suona in continuazione, ma mantiene la calma e con la sua grande forza offre il suo coraggio e la sua umiltà a tutti i migranti che incontra. Solalinde dice che “Il passaggio dei migranti è una forza, dobbiamo essere felici e decidere di lottare finché possiamo, prima che sia troppo tardi”. Mi tengo stretta questo incontro con lui, è stata un’opportunità grande per crescere ed imparare a lottare credendoci, convinti che il mondo può cambiare, essere migliore partendo anche e prima di tutto da noi.

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