Venerdì di magro (Seconda parte)

Proseguiamo con i dati “scientifici” circa la proposta di re-introdurre la buona abitudine del “venerdì di magro”:

Terza fonte: www.huffingtonpost.it

Smettere di mangiare carne e diventare vegani aiuterebbe a ridurre della metà i gas serra provocati dalla nostra alimentazione

Uno studio condotto dall’università di Oxford pubblicato sulla rivista “Climate change” quantifica la riduzione di gas serra mettendo a confronto l’alimentazione di 55mila tra carnivori, persone che non mangiano carne ma pesce, vegetariani e vegani dai 20 ai 79 anni. […] i carnivori sono responsabili dell’emissione di gas serra in misura doppia rispetto ai vegani, e questo avviene perché la produzione di cibi di origine animale (inclusi latte, formaggi e uova) comporta una maggiore produzione di anidride carbonica (CO2) e altre sostanze ritenute responsabili del veloce cambiamento del clima negli ultimi decenni. Gli allevamenti intensivi producono una enorme quantità di gas serra, così come il trasporto e la conservazione degli alimenti. […] lo studio certifica che coloro che amano mangiare molte bistecche e prosciutto producono 7,9 chili di CO2 giornalieri contro i 4,6 chili delle persone che mangiano occasionalmente la carne, i 3,9 dei consumatori di solo pesce, 3,8 dei vegetariani e 2,89 dei vegani. Perciò è chiaro che “la riduzione del consumo di carne può aiutare notevolmente a tagliare il volume di gas serra immessi nell’atmosfera”. Per dare un’idea di quello che accadrebbe, l’Environmental Working Group citato dall’“Huffington Post” statunitense ha spiegato che se improvvisamente tutti gli abitanti degli Stati Uniti diventassero vegetariani, l’effetto sul clima sarebbe paragonabile al togliere dalle strade 46 milioni di macchine […]

Quarta fonte: www.ilcambiamento.it

Pausa pranzo? Cosa (non) mangiare per ridurre le emissioni di CO2

di Giovanna Di Stefano “il cambiamento”, 26 marzo 2012

[…]

Un pasto tipico da fast food

ci fa consumare in soli 10 minuti

una quantità di CO2 doppia

rispetto a quella associata

all’attività lavorativa in ufficio

di un’intera giornata”

Come riportato dall’IPCC (Intergovernmental Panel on ClimateChange), negli ultimi 100-150 anni è stato introdotto nel bilancio energetico del sistema climatico un […] surplus di energia introdotto dalle attività umane, che si aggiunge a quello naturale (pari ad appena 160-170 Watt/mq), e che viene denominato effetto serra aggiuntivo.

Se si esclude un 15% attribuibile al registrato aumento dell’attività solare, la rimanente quota di tale surplus di assorbimento energetico è interamente attribuibile alle attività umane, intensificatesi sia per l’incremento demografico sia per l’impostazione ben poco sostenibile che abbiamo dato al nostro stile di vita con il modello consumistico occidentale, […].

Circa il 60-70% dei fenomeni osservati nell’ultimo decennio

possono essere attribuiti direttamente all’effetto serra”,

ha spiegato il dottor Greg Holland del NOAA

(National Oceanic and Atmospheric Administration),

parlando degli uragani devastanti degli ultimi anni.

Che correlazione c’è tra le catastrofi naturali e le nostre azioni quotidiane?

Possibile che calamità naturali così distruttive, che si abbattono senza pietà sulle persone, le loro case, sugli animali e sull’ambiente e che sembrano scaturire esclusivamente dalla forza incontrollata e imponderabile della natura trovino invece la loro remota causa nell’attività antropica? E magari proprio nelle nostre azioni più banali e insignificanti, quelle quotidiane che compiamo spesso per abitudine, senza riflettere, solo perché le abbiamo sempre fatte e per questo le riteniamo ‘normali’ e giuste? Attraverso un semplice calcolo si può arrivare a dare un’idea seppur approssimativa, ma comunque significativa, di quanto una nostra giornata tipo impatta sull’ecosistema in termini di CO2 equivalente. Ovvero quanto modificare un nostro singolo gesto, scegliendo ad esempio cosa mangiare a pranzo, possa contare per il pianeta.

Immaginiamo un omino “x” nella sua giornata lavorativa tipo e analizziamo i suoi consumi legati alle ore lavorative omettendo volutamente il resto della giornata, quindi i consumi di casa, i trasporti e altre attività che essendo soggette a troppe variabili sarebbero poco indicative.

Durante la sua permanenza in ufficio questa persona utilizzerà il pc, […] (ca. 0,85 kg di CO2 per un utilizzo pari a 9 ore per il pc, di cui 2 in stand-by, e 2 ore di funzionamento della stampante), mentre per il consumo di carta, […] 50 fogli extrastrong (non riciclati) abbiamo ca. 0,3 kg di CO2. Al riscaldamento e alla luce elettrica è imputabile […] circa […] 1,64 kg di CO2 […]. Il consumo di acqua infine si attesta sui 30 lt (2 scarichi wc e uso lavandino). In totale, in base alle voci considerate, abbiamo un impatto pari a 3,67 kg di CO2 e 30 litri di acqua.

Nel nostro calcolo abbiamo omesso il pranzo poiché questa è proprio la variabile sulla quale si può fare la differenza […]. Facciamo una prima ipotesi in cui il nostro omino opta per un pranzo in un fast-food e una seconda in un self-service, con un pasto a base vegetale, […] evidenziando il vantaggio ambientale dell’una sull’altra, in termini di CO2 emessa. Per il pasto nel fast-food, considerando un panino doppio, si ha una quantità di CO2 associata all’hamburger pari a ca. 6 kg di CO2, per il formaggio ca. 0,55 kg e per il pane ca. 0,25 kg; il totale è dunque pari a 6,80 kg di CO2. Per un pranzo a base di verdure grigliate, per esempio 3 zucchine (1,2 kg di CO2), 2 patate (0,87 kg di CO2), un pomodoro (0,1 kg di CO2) e del pane (0,2 kg di CO2), abbiamo un ammontare di CO2 complessiva di 2,37 kg di CO2.

Ma vediamo un paio di alternative, sempre vegetariane e tipiche della cucina mediterranea, che risultano ancora più virtuose per l’ambiente: pasta al pomodoro e pasta e fagioli. Per la prima abbiamo 0,33 kg di CO2 (1 etto di pasta con sugo fatto con 2 etti di pomodoro) e per la seconda 0,24 kg di CO2 (1 etto di pasta e 1 etto di fagioli). […] La scelta vegetariana ci permette di risparmiare almeno da 6 a 4 kg di CO2 al giorno, che moltiplicati per i giorni lavorativi annuali diventano da 1000 a 1500 kg di CO2 evitata. Per mancanza di dati […] non sono stati considerati i condimenti, […] ma è evidente che le salse del panino con l’hamburger sono, oltre che più caloriche e meno sane dell’olio d’oliva, anche più energivore in quanto maionese e ketchup sono prodotti molto lavorati, senza contare che le uova, essendo un prodotto animale, hanno già di per sé un impatto maggiore. […] optare per un pasto tipico da fast-food ci fa consumare in quei soli 10 minuti (fast) una quantità di CO2 […] doppia di quella associata all’attività lavorativa in ufficio di un’intera giornata. Tale risparmio si riferisce solamente al pranzo dei giorni lavorativi, lasciando invariate le abitudini alimentari degli altri pasti. Ma ancora si potrebbe parlare del risparmio di acqua ottenibile ogni volta che si evita di mangiare la carne. […] il panino con l’hamburger comporta lo spreco di ben 15.000 litri di acqua mentre i tre pasti vegetali variano dai 250 litri ai 400 litri. Evitando di mangiare la carne si risparmiano in un anno circa 3.750.000 litri di acqua!

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