A Gaza, i palestinesi trasformano la distruzione in protesta artistica – Mariam Elba

Mentre la guerra a Gaza si sviluppava durante l’estate scorsa, ho citato un particolare artista che ha trasformato le foto dei bombardamenti israeliani su Gaza in arte grafica, mostrando la popolazione che piange sulle rovine. Adesso, la distruzione stessa viene trasformata in arte.

Il ben noto artista palestinese Raed Issa ha cominciato a esporre davanti alla sua casa distrutta dai bombardamenti, le opere danneggiate rimaste sepolte. Lui fa parte di un gruppo di artisti di Gaza di nome Eltiqa, che aiutano gli artisti a produrre un’arte che corrisponda alle realtà della vita quotidiana nei territori occupati.

Inoltre, alcuni gruppi di giovani hanno iniziato a praticare le difficili mosse del parkour (dal francese “parcours” o “arte dello spostamento”, disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. Consiste nell’eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo vi sia presente con la maggior efficienza di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante. Vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Parkour, Ndt) fra le rovine rimaste dall’estate scorsa. Mentre le routine artistiche del parkour non sono nuove in Palestina, ciò che questi giovani stanno facendo praticando questa disciplina fra le rovine di case e scuole, non dimostra soltanto un’incredibile capacità di ripresa ma costruisce anche una narrativa di resistenza e sopportazione.

Uno dei lavori che mi ha colpito di più è stata la mostra personale di Tyseer Barakat, “Voci Distanti”, che presenta una serie di dipinti alcuni dei quali creano un contrasto fra immagini di guerra e arte antica quale dipinti rupestri.

“Ho vissuto lontano da famiglia e amici per quasi tutta la mia vita” dice Barakat. “Infatti sono più di 15 anni che non visito o non mi si permette di visitare Gaza. Mi considero esiliato internamente – allontanato dai miei cari. Mentre mi guardo in giro, sento le voci distanti e le urla di Gaza sono le più forti”.

In una dichiarazione a “Electronic Intifada” (http://electronicintifada.net, NdT), Sliman Mleahat, curatore della mostra spiega: “L’opera di Barakat coinvolge il pubblico col passato recente e quello dei loro antenati. L’accostamento dei dipinti rupestri di gente e animali alle immagini moderne di macchine da guerra crea una visione angosciante … le silhouette di elicotteri e paracaduti – vengono speso circondate da incisioni di animali che fuggono e gente che si precipita a trovare rifugio”.

26 ottobre, 2014

Traduzione di Marlene Barmann per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: In Gaza, Palestinians turn destruction into artistic protest
http://wagingnonviolence.org/2014/10/gaza-palestinians-turn-destruction-artistic-protest/

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