Le piramidi stanno in piedi sulla punta

Giorgio Barazza, Ilaria Zomer

Un’esperienza di facilitazione del Bilancio partecipativo nel Comune di Rivalta di Torino

Il bilancio partecipativo è una delle forme che assume il ben più ampio cambio di paradigma rappresentato dalla democrazia partecipativa. La democrazia partecipativa si differenzia da quella rappresentativa che caratterizza le democrazie occidentali perché implica la possibilità per i cittadini e per la cosiddetta società civile di incidere direttamente, non quindi votando un rappresentante, sulle decisioni della pubblica amministrazione. Un cambio di paradigma per una cultura del diritto pubblico, quella italiana, che deriva direttamente dallo ius romano, caratterizzata da un atteggiamento paternalistico nei confronti dei cittadini e da una burocratizzazione non più funzionale alla realizzazione di interventi per il benessere collettivo ma che risponde spesso solamente al suo autosostentamento.

Due sono le argomentazioni che collegano il Centro Studi Sereno Regis al bilancio partecipativo.

La prima riguarda la partecipazione. Per noi partecipazione significa esercitare il proprio potere personale sia al livello individuale sia a livello collettivo (Aldo Capitini, Il potere di tutti). La democrazia è tale solo se questi due livelli di potere sono esercitati da tutti senza produrre sofferenza non necessaria.

Il secondo motivo è più di ordine metodologico, il Centro Studi Sereno Regis si occupa di trasformazione nonviolenta dei conflitti, fine, competenza, approccio e metodologia utile nel momento in cui si chiede alle persone di esercitare sovranità, a livello personale e di comunità. L’esercizio di innumerevoli sovranità generano naturalmente conflittualità, l’obiettivo risulta quindi essere di aiutare le persone ad affrontare i conflitti senza farsi male.

Segui il bilancio partecipativo su http://www.comune.rivalta.to.it/interna.asp?idArea=468&idSottoarea=505

IL BILANCIO PARTECIPATIVO A RIVALTA

Accostare l’aggettivo partecipativo a bilancio sembrerebbe una contraddizione in termini, quando pensiamo ad un bilancio comunale pensiamo a qualcosa di estremamente lontano dalla partecipazione attiva dei cittadini: elaborato da uffici tecnici, benché con un indirizzo politico fornito dai rappresentanti politici, con un linguaggio spesso sconosciuto ai più, il bilancio comunale, da cui di fatto passano tutte le decisioni che concernono l’amministrazione cittadina, rimane un documento sconosciuto ai più.

Come rendere la comprensione del bilancio in primo luogo accessibile e addirittura partecipata?

L’amministrazione di Rivalta ha deciso, dal 2013 con una delibera comunale di rendere “partecipativo”, per il momento a livello sperimentale, una piccola porzione del bilancio comunale imputato all’investimento in opere pubbliche (in particolare arredo urbano, parchi e giardini e opere per l’attivazione di politiche culturali e sociali). In particolare 20 persone residenti nei quattro quartieri di Rivalta (Rivalta centro, Gerbole, Tetti Francesi e Pasta, quindi per un totale di 80), estratte a sorte dalle liste anagrafiche, sviluppano, con l’aiuto degli esperti e degli uffici tecnici dei progetti di opere pubbliche negli ambiti di cui sopra di cui ritengono prioritaria la realizzazione sul proprio territorio.

I progetti così sviluppati vengono in una seconda fase votati dalla cittadinanza e, il più votato, inserito nel bilancio per l’anno seguente.

I cittadini diventano così analisti dei bisogni del territorio e progettisti popolari di opere pubbliche mettendo a disposizione la propria conoscenza ed esperienza del territorio a servizio dei bisogni di tutta la comunità.

Il processo del bilancio partecipativo permette di attivare degli strumenti di ascolto dei bisogni, rieducare ad una partecipazione attiva alla politica, intesa nel senso più ampio come discussione e gestione della vita pubblica, dirottare le risorse verso i bisogni che vengono realmente percepiti dai cittadini, in un territorio ben delimitato, nelle modalità che i cittadini stessi riterranno più opportune, per questo motivo è un processo che ha valore in sé, anche per i progetti alla fine non votati dalla popolazione ma che verranno in qualche modo recepiti e, se possibile, realizzati dall’amministrazione.

LE FASI DEL BILANCIO PARTECIPATIVO

6 incontri sono previsti per poter supportare i cittadini nella progettazione di un’opera di pubblica utilità per il territorio, strutturati come segue:

  • Primo incontro: l’obiettivo è duplice, sviluppare un clima positivo fra i partecipanti e spiegare in che cosa consiste il processo stesso del bilancio partecipativo. In particolare è importante investire nel gruppo di progettazione affinché si lavori in un clima di cooperazione, di fiducia reciproca, di mutuo appoggio tale per cui il gruppo possa dare il meglio di sè, sia nello stare insieme in modo piacevole (assenza di disagio), sia nel fare insieme (livelli alti di performance)

  • Secondo incontro: “il bilancio e le opere pubbliche, queste sconosciute” con metodologie proprie dell’ apprendimento cooperativo. Con la collaborazione del personale del comune (dirigente del servizio economico finanziario e ufficio tecnico)sono state preparate schede che sono state distribuite tra i partecipanti (analogie tra bilancio comunale e bilancio familiare, quadro delle entrate correnti e loro descrizione, quadro delle spese correnti nei diversi servizi, quadro delle entrate delle in conto capitale, quadro delle spese in conto capitale nei diversi servizi e quartieri) in gruppi di base. In questa fase ogni membro del gruppo si impegna nei confronti degli altri a studiare una delle schede e ad affrontare lo studio con i membri degli altri gruppi che hanno scelto lo stesso argomento, per poi riportare i contenuti al gruppo originario di provenienza.

Anche le opere pubbliche sono state trattate con metodologie cooperative permettendo a tutti di esprimersi e di apprendere dagli errori.

  • Terzo incontro: l’analisi dei bisogni. I 20 cittadini estratti non sono necessariamente architetti o ingegneri, sono, però esperti nella ricognizione dei bisogni del territorio dove abitano. I bisogni vengono graficamente rappresentati come alberi alle cui radici vi sono le cause che generano i bisogni e nei rami gli effetti che derivano dalla mancata risposta del medesimo bisogno.

  • Quarto e quinto incontro: l’analisi dei bisogni diventa un’idea progetto. Grazie alla condivisione di suggerimenti agli alberi di tutto il gruppo e grazie alla compilazione di una scheda progetto fornita dagli uffici tecnici, le idee si concretizzano, si situano in luoghi specifici e si compongono di elementi architettonici modulari. Infine le idee vengono imbustate e definitivamente vagliate dagli uffici tecnici.

  • Sesto incontro: le idee progetto tornano ai cittadini dopo la valutazione tecnica, di modo che si possano valutare i costi reali e che i gruppi possano selezionare le priorità. I progetti vengono definiti per poter essere presentati a tutta la cittadinanza per essere votati. I cittadini possono contribuire ulteriormente in questa fase alla presentazione dei progetti in luoghi pubblici e frequentati del territorio.

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