Caro Johan…

Elena Camino

Caro Johan,

Leggere il tuo editoriale (The environment very holistic…) mi ha sconcertato e avvilito.

Da un lato sottolinei la complessità del problema – che non è solo la possibile variazione della temperatura media dell’atmosfera terrestre, il ruolo della CO2: due variabili tra le tante…; dall’altra ti fai portavoce,con tutta la carica della tua fama, di valutazioni e giudizi di due persone (Maruyama e Takeda) sintetizzandone (immagino) le riflessioni. Insomma, mentre da un lato metti in guardia che non si tratta di un solo fattore, dall’altra fai proprio una operazione di semplificazione e banalizzazione di un problema globale,complesso e controverso.

Il problema del riscaldamento /raffreddamento globale, come sai bene, riguarda l’intero funzionamento dei sistemi naturali, all’interno dei quali le comunità viventi (umane e non umane) traggono tutto quanto è necessario per vivere. A far funzionare questo meraviglioso insieme di sistemi interconnessi ci sono flussi di materia (non solo ossigeno e CO2,ma fosforo, azoto, zolfo…), di energia (non solo la luce solare assorbita più o meno dalle superfici!), di informazione (dai trasferimenti orizzontali tra batteri, agli accoppiamenti amorosi dei primati, alle simbiosi tra specie diverse).

Quando parli di variazioni di temperature non nomini l’acqua: come si può pensare di separare le temperature alle variazioni del ciclo dell’acqua, dall’esaurimento delle falde alle aree siccitose ai tornado?

I punti che elenchi, attribuendoli ai due autori giapponesi, sono o incompleti, o errati, o fuorvianti: forse,nello sforzo di sintetizzare, involontariamente hai contribuito a un degrado dell’informazione.

Il tuo cenno critico a un libro scritto nel 1972 non tiene conto dei fiumi di riflessioni che a esso seguirono, fino alle recenti conferme sull’esaurimento di materie prime e all’ingestibile situazione degli inquinanti.

A dare un quadro un po’ più complesso (come piace a te) del problema globale varrebbe la pena consultare la letteratura scientifica ‘sistemica’ (ormai vastissima). Oppure si potrebbero sfogliare due libri, che chiamano anche direttamente in causa il tema dalla violenza–nonviolenza. Uno è “Slow violence and the environmentalism of the poor” (di Rob Nixon, 2011, Harvard University Press); l’altro è “Churning the Earth: The Making of Global India”, di Shrivastava e Kothari, (Penguin 2012).

Non credo sia utile andare a leggere le opinioni favorevoli o contrarie sulle variazioni di temperatura della Terra, come tu suggerisci: il problema va ben al di là dei sintomi, e per affrontarlo non basta schierarsi da una parte o dall’altra.


 

 

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