BRIC(K)S [mattoni] per un Nuovo Ordine Economico Mondiale! – Johan Galtung

Kuala Lumpur – Ce l’hanno fatta, con alternative costruttive – la Nuova Banca di Sviluppo e il Contingency Reserve Arrangement (CRA) – alla banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale dominati dagli USA, due pilastri fondamentali degli accordi di Bretton Woods nell’infrastruttura economica dell’ impero USA, nelle mani del proprio Congress (parlamento). Venivano concessi prestiti in cambio di “aggiustamenti strutturali” – privatizzazioni, tagli al bilancio, svalutazioni, rimpatrio dei profitti, anche contro paesi BRICS. Alle aziende USA si commissionavano enormi lavori a servizio delle élite locali; infliggendo danni indicibili nonostante alcuni recenti cambiamenti nella retorica.

Gli USA usavano queste istituzioni per esportare mediante i prestiti l’ordine economico USA – e con esso quello sociale, politico, culturale, militare – innestandolo su corpi sociali che dopo qualche tempo respingevano gli impianti come estranei e incompatibili. Un ordine, anzi, decadente, per quanto possa essere apparso brillante a occhi inesperti fino agli anni 1990.

Quel che resta oggi di quell’“ordine” USA è la parte militare con più di 1.100 basi e avamposti nel mondo, rispetto ai 37 dell’impero Romano e 36 di quello inglese al loro culmine – intorno rispettivamente al 118 e al 1898 – i due successivi in classifica (William Blum). Sappiamo che cosa accadde.

Nessuno come Susan George ha criticato tale sistema con altrettanta coerenza, brillantezza e perseveranza. In un mondo più saggio le spetterebbero due premi Nobel; in economia per aver capito come funziona il sistema; per la pace per aver indebolito le cause originarie della violenza.

I paesi BRICS apportano cinque diverse esperienze, differenti fra loro e dagli USA. Esse si proietteranno da se stesse, inevitabilmente, eppure il loro insieme sarà più vario e rilevante per i paesi del mondo, non solo per i più poveri. Tre conoscono il colonialismo e la liberazione, due hanno fatto rivoluzioni contro l’imperialismo. Quattro sono al lavoro su alternative al capitalismo. E in India c’è una corrente gandhiana sommersa di sarvodaya che può affiorare.

I due elementi basilari, natura e bisogni umani hanno una prospettiva migliore.

Che discontinuità, questo New Deal Mondiale! Però, qualche ammonimento.

Questa rivoluzione, come le rivoluzioni in generale, non è nata dal basso, dal Gruppo dei 77. Proviene da gruppi vicini ai vertici, dalle classi sociali più alte ma a corto di alcune dimensioni basilari. Fra i cinque paesi BRIC(k)S ci sono i più ricchi (eccetto UE e USA), i più vasti e i più popolosi. Due di essi sono le più antiche civiltà sopravvissute. Ma fu loro negata una cosa dagli USA: una adeguata presenza nelle istituzioni globali. Il G-20 non è servito. Un Congress USA più saggio avrebbe potuto evitare o almeno posporre l’accaduto con qualche cambiamento legislativo; adesso è troppo tardi.

Tali paesi, particolarmente Russia, India e Cina (RIC), erano ben quotati in quasi tutto ma scarsi in un elemento specifico – denominato ”equilibrio di rango” – e lo stesso vale a livello regionale per Brasile e SudAfrica (BS). La tensione interiore è una forza intensa, non solo per competere nella struttura complessiva contro gli EUSA bensì dentro la struttura stessa, utilizzando le proprie risorse – quelli che stanno in alto – per innalzare chi sta in basso. Nei loro paesi hanno migliaia di appartenenti alla élite che hanno fatto esattamente la stessa cosa a livello individuale. Sanno quello che stanno facendo, mirando all’equilibrio al vertice. Sono arrivati. I BRICS stanno ora arrivando dove gli EUSA stanno declinando.

E poi, che succederà?  Dipende, e da che cosa, dipende anch’esso. Si prenda un tipico studente rivoluzionario, con una buona istruzione e conoscenza, giovane e con poco potere. Lui si scaglia contro i gruppi al potere impegnati in politiche a proprio vantaggio, che impoveriscono gli altri, e giustamente. Lei si scaglia contro gli uomini al potere, indicando come siano dediti a politiche che rafforzano il patriarcato con tutta la sua violenza diretta, strutturale e culturale, e giustamente.

Avanzare in età capita automaticamente a tutti; accrescere il proprio potere solo a qualcuno. E poi possono trovare che molte delle loro idee quando sono messe alla prova si rivelano carenti, in una realtà più complessa. E si adagiano quindi nella quiete conservatrice dell’equilibrio; che non si era mai presentata prima.

Ma poi ci sono quelli che perseverano. Più informati, sollevano i veli della “saggezza” conservatrice? Spinti non solo dall’impulso all’equilibrio e al potere, bensì da valori interiorizzati così a fondo che durano tutta la vita. Alcuni scivolano nella cocciutaggine se la realtà non si adegua.

Quel che stiamo dicendo è che i BRICS possono finire lì dov’erano gli USA. Meglio attingere alla competenza di cinque paesi anziché uno; ma solo quei 5? E che ne è della nuova agenda ONU di sviluppo, dal 2015 focalizzata anche sulla crescita inclusiva e su un lavoro decente – l’ Open Working Group Report (Rapporto del Gruppo di Lavoro Aperto)? Per il G77, la loro base di massa, per così dire?

Oppure, combatteranno le crisi finanziarie con massicci salvataggi di banche – le loro crisi, le loro banche – che campano degli interessi sui debiti? Potrebbero trattare i paesi adesso emergenti come essi stessi furono trattati dagli USA? O diventare un consiglio di sicurezza economica auto-nominato in competizione con il Consiglio di Sicurezza ONU, dove i BRICS hanno due facoltà di veto e gli EUSA tre. Poi c’è la Germania nel G5+1 – possono provare uno schema 5+1 anche con i BRICS. Sembra possa piacergli.

Nessuno di questi scenari deve accadere. Sicuramente il mondo starà a osservare, come pure i sindacati nei BRICS stessi. Una cosa potrebbero fare facilmente, che renderebbe meno probabile che si verifichino questi scenari: Nuova dottrina economica.

I BRICS dovrebbero lavorare su una nuova economia e una nuova dottrina economica di pari passo. Una buona teoria ispira una buona pratica, e viceversa. Molte idee sono emerse in questi ultimi decenni; già solo assemblarle, renderle visibili (anche reciprocamente) sarebbe un dono all’umanità. La dottrina economica ortodossa era orientata al sistema e alla crescita, cieca a qualunque cosa accadesse alla natura, agli umani e alla distribuzione; una nuova dottrina economica non dovrebbe errare in direzione contraria ma tentare di coprire tutto quanto. La teoria può guidare, perfino porsi al timone, ammonendo rispetto a derive come quella di essere al servizio dei ricchi dei paesi ricchi – essi stessi. Combattere una teoria sbagliata per farne una migliore; combattere istituzioni sbagliate per farne di migliori. È quel che hanno fatto.

Più in là, lungo la strada: un’economia non dominata dal $, un’internet non dominata dalla NSA. In che periodo stimolante stiamo entrando!

28 luglio 2014

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis
Titolo originale:BRIC(K)S for a New World Economic Order!

http://www.transcend.org/tms/2014/07/bricks-for-a-new-world-economic-order/

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