TAP+TPP = “Tutti salvo la Cina” = Colpetto + Ribaltamento?

Johan Galtung

Washington sta lavorando sodo per riconquistare l’egemonia mondiale sfuggente; supponendo nella tradizione anglo-americana che il n° 2 – quest’anno forse n° 1 economicamente – sia un nemico, invece di intensificare la cooperazione.

Oltre al confronto militare, NATO (Organizzazione del Trattato NordAtlantico)-AMPO (Trattato sulla Sicurezza Giappone-USA) contro SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai) su Crimea-Ucraina, esclusione economica; isolare la Cina come stanno tentando di isolare la Russia sull’Ucraina. Insieme nella SCO, con nuovi legami tessuti quotidianamente nell’Eurasia ancora in boccio e accordi per il gas di portata immane in fieri, l’“isolamento” di questi due paesi – il più popoloso e il più vasto al mondo – sembra fuori contatto con la realtà. I paesi confinanti del subcontinente asiatico e del mondo islamico potrebbero per lo più propendere verso Cina-Russia, o preferire essere aperti tanto agli “isolatori” quanto agli “isolati”.

Sembrano mosse di disperazione. Ma Washington ha forze potenti dalla sua. Molti capi di stato sono ossessionati dalla crescita economica come misura di successo e possono procurarsene un po’. Dopo tutto, viene misurato solo il valore aggiunto alla quando si compra e si vende, i guadagni nell’attività aziendale.

I bisogni umani fondamentali e della natura non contano, solo l’aumento nel valore commercializzato per la trasformazione produttiva e/o le commissioni.

La diseguaglianza non è presa in considerazione; le classi basse e medie entrano in gioco solo nel consumo finale; per lo più negli acquisti, ben poco nel processo di compravendita.

Ma supponiamo che sia il TAP (Trans Atlantic Partnership, Partenariato TransAtlantico) sia il TPP (Trans Pacific Partnership, Partenariato TransPacifico) vengano debitamente firmati dai pochi coinvolti nell’elaborazione dei rispettivi testi; né il pubblico in generale, né i loro rappresentanti eletti salvo alcuni affidabili selezionati con cura. Supponiamo il primato del mercato della compravendita economica sul mercato delle opinioni, e il primato del potere del denaro e dei finanzieri sulla gente e gli operatori della parola. E che la National Security Agency, soffocando sul nascere l’opposizione, costruisca un mondo securitario, non solo un modesto stato securitario – gli USA.

Almeno non è più per nobile nascita, “solo” uno spostamento dalla gara per i voti alla gara per i soldi, comprando le elezioni e il processo decisionale. Funzionerà? O in qualche punto c’è un ribaltamento?

Ci sono cambiamenti significativi nell’UE relativamente agli USA, come il porsi positivamente rispetto all’accordo Fatah-Hamas, o – di più immediata rilevanza – dieci membri UE vogliono imporre una piccola imposta sulle transazioni finanziarie, anatema negli USA. Ci sono linee di faglia nella giga-comunità dei TAP-TPP. Un giornale non molto sbilanciato a sinistra, il Süddeutsche Zeitung (del 6 maggio 2014) riferisce di una tempesta politica, per mesi, contro quello che il giornale erroneamente definisce un “accordo di libero scambio” con gli USA. Tale scambio è liberissimo da decenni, c’è poco da ricavarne. Ma gli affari hanno molto da guadagnarci nell’essere sgravati dai costi sociali e nella diretta guida politica – avendo l’ultima parola le legislature, non le banche o gli apparati giudiziari orientati nella loro direzione.

Politici tedeschi vedono i parlamenti subordinati ad accordi segreti di democrazia. Contestatori in Malaysia si preoccupano per conservare l’accesso a “medicine locali” a basso costo, e per favorire una società più equa. Una viva preoccupazione ovunque. Come fa notare, tra molti altri, Thomas Piketty in Capital, aggiornando Marx, la diseguaglianza si ritorce contro coloro che la creano diminuendo il potere d’acquisto sul mercato, indebitando la gente anziché arricchirla. La Cina ha una formula: la diseguaglianza e la corruzione dilagano ma contribuiscono anche a sollevare i ceti più bassi permettendo loro di partecipare all’economia di mercato.

Gli Stati Uniti li lasciano sprofondare ancora di più. La lotta per realizzare gli stati del benessere (welfare states) è avvenuta prevalentemente in Europa – a parte un interludio USA aspramente contestato con Franklin Delano Roosevelt – ed è l’Europa in posizione tale da perdere molto dai guadagni che invertono il progresso sociale in regresso sociale per stimolare la crescita economica. Ma i rimedi di Piketty – un’imposta globale progressiva sul capitale e salari minimi molto più alti – sono remoti e legati a visioni individualistiche della società invece di rafforzare le comunità povere, le famiglie, i clan; cominciando dai più poveri, rendendoli autosufficienti per i bisogni fondamentali, per cominciare.

Nel frattempo stanno accadendo brutte cose in Europa e negli USA.

Le Nouvel Observateur scriveva recentemente dei giovani esausti (burnt-out) e dei vecchi con l’Alzheimer; forse 3 milioni di francesi in ciascuna categoria: oneri pesanti.

Fra le cause, sono citati il sovraccarico comunicativo da Internet, e il sovraccarico sociale da occupazioni multiple (multi-tasking). Forse il punto essenziale non è la quantità bensì l’ambiguità, le contraddizioni, i dilemmi irrisolti da carenza di addestramento nella gestione dei conflitti? Debilitante, comunque sia.

Passando alla Cina: essa ha conquistato i mercati mondiali alla vecchia maniera, con un buon rapporto qualità/prezzo (Q/P); non facile da battere. Auto e motorini elettrici riempiono le sue strade, meno rumorosi e inquinanti (benché l’intero sistema non sia così verde). Negli USA il rapporto Q/P cinese si aggiunge al rapporto proprio M+C/L, l’alleanza del management (M)e della clientela (C) contro i lavoratori (L), pagati miserabilmente da Walmart, la più grande catena di distribuzione al mondo. Il cliente USA può sopportare un cambiamento dalla deflazione all’inflazione per aiutare gli affari?

Possono TAP-TPP competere? Con la Cina in continua acquisizione dei diritti socio-economici e civil-politici che si stanno perdendo in Occidente?

La Cina ha enormi vantaggi comparativi culturali nella propria filosofia del “sia l’uno-sia l’altro” contrariamente a “o l’uno-o l’altro” occidentale. E strutturalmente, utilizzando i clan – famiglie molto allargate, per reclutare lavoratori-clienti – in Occidente guardate con sufficienza in quanto “Vettern-Wirtschaft“, economia basata sui cugini, sui parenti. La gente in Occidente ne sa a malapena i nomi. Società esauste? Incapaci a porsi in relazione, società con l’Alzheimer?

Si aggiunga il gas-petrolio russo, apparentemente inesauribile, situato a grande profondità. “Isolare” Cina-Russia dai mercati, abbassare il rapporto Q/P, aumentare i costi dell’ energia e spremere le società USA-UE da parte delle élite degli affari per ulteriori profitti, può condurre rapidamente a un punto di ribaltamento a favore proprio di Cina-Russia. E il loro enorme contesto eurasiatico, molti seduti sulla staccionata [in attesa], come l’ASEAN (Association of Southeast Asian Nations, Associazione delle Nazioni dell’Asia del Sud Est). Che possono volgersi a Cina-Russia, anche fra poco.

Al tempo stesso i BRICS lavorano a una valuta di scambio alternativa al dollaro USA come valuta di riserva mondiale. Quel che resta agli USA è una buona piccola guerra mondiale, per liberarsi dei deficit e ravvivare il morale; distruggere capitale per nuovi contratti, mantenere in funzione il sistema. La SCO lo sa ed è pronta. USA, per favore, smettetela; cooperate, invece.


12 maggio 2014

Titolo originale: TAP+TPP = “All But China” = TAP+TIPP?

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Sereno Regis


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