Il Giappone e la comunità mondiale – Johan Galtung
Da Osaka, Kyoto
Oggi il Giappone avrebbe potuto essere una potenza mondiale guida.
Non una potenza militare imperial-coloniale del XIX secolo, bensì una potenza pacifica come la Svizzera, solo molto più grande. Se i suoi dirigenti politici avessero pienamente accettato la costituzione di pace con l’articolo 9 – finalmente nominata per il Premio Nobel per la Pace – che priva il Giappone del diritto alla guerra, con lo stesso entusiasmo della sua popolazione. Un recente sondaggio d’opinione pubblica ha indicato che i 2/3 della popolazione, 63%-64%, sono contrari alla difesa collettiva e alla revisione dell’articolo 9.
Non che l’art.9 – contro la guerra, non a favore della pace – sia perfetto. Tradito da politici che lo “interpretano” e usato da comodo cuscino per il sonno del movimento per la pace, avrebbe dovuto essere integrato con due solidi pilastri, come la difesa difensiva e la pace positiva.
Sì, il mondo può essere un luogo pericoloso, qualcuno potrebbe attaccare. Al fine di non provocare attacchi e costose corse agli armamenti, si affronti la guerra sul proprio terreno, con una difesa dei confini convenzionale (armi a breve gittata, addirittura fisse, nulla d’offensivo), una difesa paramilitare (milizia) e una difesa non-militare (non-cooperazione se occupati). Un insieme di proposte forti.
No, il mondo non è così pericoloso. Possiamo imparare come risolvere i conflitti di oggi e di domani, e riconciliare i traumi non guariti di ieri; e come cooperare con altri per un beneficio reciproco e uguale – equità – e sviluppare abbastanza empatia per sapere come si sentono gli altri.
Un Giappone potenza di pace avrebbe sviluppato competenza in tutto ciò, diventando un anfitrione che assiste i contendenti in conflitto, e propagando l’articolo 9 ovunque.
Un Giappone potenza di pace avrebbe abolito le centrali elettro-nucleari per non essere sospettato di produrre plutonio ad alto grado di arricchimento (utilizzabile per scopi militari, ndt), e si sarebbe unito ai vicini in comunità asiatiche dell’Est e del Nord Est. Le isole Senkaku-Diaoyu e Takeshima-Dockdo potrebbero essere di proprietà comunitaria, dividendone i ricavi, 40% al Giappone, 40% a Cina e Corea e 20% alla comunità d’appartenenza.
Un tale Giappone potenza di pace sarebbe stato ammirato come pioniere di una comunità mondiale migliore, e rispettato ed emulato – non temuto.
La sua voce non sarebbe stata l’eco del suo padrone, ma una voce di pace proveniente da un suo praticante. Altri investirebbero e commercerebbero, non rischiando la guerra. E altri aggressivi sarebbero dissuasi dall’attaccare.
Ma l’attuale regime rammenta alla comunità mondiale il Giappone militarista-nazionalista, di Hideyoshi-Showa. Sottostante al quale c’è un’infrastruttura economica basata sull’“easing” (agevolazione) – eufemismo per il conio di moneta come gli aggressori USA & UK – con un 2% d’ inflazione che fa male ai consumatori anziché una deflazione che fa male agli affari. La svalutazione dello yen giapponese condusse a un’esportazione cresciuta meno di quanto ci si aspettasse e (Le Monde Diplomatique gennaio 2014) al più alto deficit commerciale dal 1979 con prezzi superiori particolarmente per alimentari ed energia. La disoccupazione è bassa, ma 35% dei posti di lavoro sono a tempo parziale-temporanei, e il reddito reale cala. La miseria può essere un suolo fertile per il nazionalismo, e il Giappone militarista adesso fa soldi esportando armi perfino a paesi in guerra, interna o esterna.
Anziché equità ed empatia, ai vicini chiave, Cina e Sud Corea, si serve provocazione con la visita dei primi ministri al reliquiario Yasukuni che onora i soldati giapponesi, anche quelli criminali di guerra, essendo le scuse considerate “masochiste”, e un nazionalismo smaccato nei libri di testo scolastici autorizzati.
Il maggior quotidiano giapponese Asahi Shimbun ha svolto un sondaggio d’opinione:
Tema | Risposta | Giappone | Cina | S-Corea |
Problemi di guerra sistemati? | Sì
No |
48%
47% |
10%
88% |
3%
97% |
Visita al reliquiario Yasukuni OK? | Sì
No |
41%
47% |
0%
95% |
1%
97% |
Politica di pace post-bellica finora OK? | Sì
No |
93%
4% |
36%
62% |
19%
79% |
Futura politica di pace sarà OK? | Sì
No |
74%
17% |
21%
77% |
14%
82% |
Il Giappone è diviso a metà e i due vicini sono quasi unanimi contro le politiche giapponesi; La Corea anche più che la Cina (l’aggressione alla Corea risale al 1910 rispetto a quella del 1931 contro la Cina).
Più di 60 anni postbellici sprecati, ora peggio che mai, di sentimenti maledicenti; la loro riflessione: il Giappone può rifarlo.
Perché una politica così assurda? Un fattore è l’idea del Giappone di avere non solo il diritti, bensì il dovere di allevare e proteggere i propri vicini. Ma “Asia per l’Asia” divenne rapidamente “Asia per il Giappone”– Hideyoshi-Showa.
Altro fattore è la sottomissione al vincitore della guerra del Pacifico, desiderando essere il numero 2 regionale dopo gli USA; se il Giappone non può essere il numero 1.
Questo ci porta al tema fondamentale: le centrali nucleari avevano prodotto plutonio ad alto grado di arricchimento. La rivelazione che il plutonio era stato affidato agli USA per tenerlo al sicuro è arrivata senza sorpresa. Gli impianti furono costruiti sulla costa per un facile accesso dei sottomarini USA?
Il Giappone non ha bisogno di quell’energia nucleare e tutti e due potrebbero e dovrebbero denuclearizzarsi; dopo Fukushima con 100.000 profughi nucleari.
Hiroshima-Fukushima. Il Giappone è stato incapace di trattare il proprio trauma da cavia per due bombe nucleari dopo una capitolazione di fatto. Citate a mala pena in pubblico, note a tutti, il che vuol dire represse nel subconscio collettivo, il luogo peggiore, cui facilmente attinge un leader che vuole che gli USA assaggino un po’ dello stesso. Dalla servilità – perfino umiliati da un americano imposto nell’ufficio del primo ministro per vigilare sulla comunicazione su Fukushima – all’ aggressione il passo è breve. Molto meglio è un atteggiamento neutrale, né servile, né ostile.
Il padrone USA sta adesso rapidamente perdendo quota con fallimenti dappertutto, perfino in Medio Oriente e in Ucraina. Così anche nel Pacifico, persino il Giappone ha problemi con una “partnership trans-pacifica” che ridurrà ancor peggio i consumatori. E un Giappone nei guai non sarà salvato dagli USA, ma gettato via come “passività” se non servisse più gli interessi USA, come il Sud Africa – e un giorno Israele.
Svegliati, Giappone. Non c’è bisogno di scegliere fra USA e Cina; sii neutrale, in termini amichevoli con entrambi. Immaginiamo un Giappone trilingue con l’inglese e il cinese, che abbondanza! Accetta l’invito dell’Asia dell’Est e del Nord Est di congiungere le loro famiglie, come la Germania e il Sud Africa hanno congiunte le loro.
Diventa Giappone, potenza di pace.
14 aprile 2014
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Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis
Titolo originale: Japan and the World Community
http://www.transcend.org/tms/2014/04/japan-and-the-world-community/
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