In cammino verso l’essenziale. Un appello ai giovani – Segnalazione redazionale

Abbé Pierre, In cammino verso l’essenziale. Un appello ai giovani, Lindau, pp. 176, € 14,00

L’Abbé come il Mahatma (o viceversa)

L’«essenziale» non è quello di Marco Mengoni (Mengoni è un giovane cantante) e il sottotitolo ci aiuta a capire che il libro è rivolto soprattutto ai giovani. Ed ecco perché lo segnaliamo, proprio in questo periodo in cui non si sente altro che «La disoccupazione ai minimi storici, soprattutto per i giovani», «I giovani sono demotivati, il lavoro non lo cercano nemmeno più», «Ci sono moltissimi giovani che né studiano né lavorano…», «Non si ribellano, né lottano per una giusta causa» e via deprimendo.

Nel 2004 (10 anni fa, ma è attuale ancora adesso, soprattutto adesso), l’Abbé Pierre «[…] ormai novantenne, si rivolge alle giovani generazioni e le invita a una nuova rivoluzione, capace di assicurare all’umanità intera un’autentica prospettiva di futuro. Egli conosce i loro tormenti interiori e […] la loro difficoltà a ribellarsi in un modo omologato di vedere le cose e trovare altre strade, i problemi concreti che assillano le famiglie, le ingiustizie che dividono il mondo e le società, e indica una rotta diversa» (dal risguardo di copertina).

E qual è la rotta diversa, indovinate un po’? «[…] è anche necessario che si instauri un ordine delle cose più equo, che preveda una reale condivisione delle risorse e delle ricchezze» (ivi). Vi viene in mente qualcuno? Vi ricordate la frase di Gandhi sul fatto che la Terra ha risorse per i bisogni di tutti ma non per l’avidità solo di alcuni? Vi viene in mente che la soluzione non sono gli OGM, ma una più equa distribuzione delle «ricchezze» – per esempio il cibo? «Il futuro dell’Uomo e della Terra dipende in buona misura dalla volontà di costruire […] una più equilibrata convivenza tra ricchi e poveri, tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo. Solo questo ci consentirà di controllare i grandi spostamenti di popolazioni che assillano e mettono in crisi le nostre società ricche e fiorenti e che, senza una decisa sferzata delle politiche economiche mondiali, non potranno che intensificarsi» (ivi), con buona pace dei leghisti in ascolto, preoccupati che gli immigrati «ci tolgono il lavoro». E infine, ricordate il gandhiano «sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo»? Ecco, sempre dal risguardo della copertina: «Ognuno di noi, con il suo lavoro e il suo impegno, può costruire un mondo migliore, semplicemente facendo bene ciò che deve». 

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