Quattrocchi… quattrocchi!

Quando ero piccola chi portava glli occhiali si vergognava un po’ e veniva apostrofato con la parola del titolo, e non era contento. Ora invece pare che faccia «figo» indossare gli occhiali, anche quelli per vedere i film in tre dimensioni.

Ora, al di là che a me, per esempio, viene la nausea a vedere le immagini in 3D; al di là che aspetto pazientemente che escano i film in 2D, anche perché costa meno il biglietto (è una strategia di mercato anche quella: distribuiscono la pellicola solo in 3D per un po’, poi arriva anche quella in 2D); al di là dell’enorme quantità di rifiuti (perché chi vuoi che si ricordi di conservare gli occhiali e portarseli da casa? Nemmeno facendo lo sconto sul biglietto…); al di là che mi ritengo fortunata se – a 55 anni – posso permettermi di mettere gli occhiali solo per leggere e non voglio il fastidio degli occhiali, se posso evitarlo, oggi sappiamo anche che la visione tridimensionale è dannosa per l’occhio. E siccome ormai qualcuno usa gli occhiali anche a casa, col televisore domestico e non più solo al cinema, il Ministero della Salute e dello Sviluppo ha emanato una circolare: vi si impone l’obbligo per i produttori di inserire all’interno delle confezioni un foglietto illustrativo in cui siano elencate le raccomandazioni di salute per un uso corretto degli occhiali. Se ne ricava che l’uso di occhiali 3D è controindicato nei bambini sotto i 6 anni, e per tutti l’uso deve limitarsi alla durata di uno spettacolo cinematografico, va limitato alla visione di contenuti 3D ed è controindicato se ci sono infezioni, disturbi agli occhi o malessere. Inoltre si consiglia l’utilizzo contestuale di occhiali o lenti correttive (da tenere sotto gli occhiali 3D) per chi ha anche la necessità di correggere i difetti di visione. Ecco che il titolo di questa «Pillola» non dovrebbe più essere «Quattr’occhi», bensì «Seiocchi»…

Per non contestare se non a ragion veduta, ho voluto vedere il film «Avatar» a casa di amici, per notare che le scene in tre dimensioni erano veramente pochissime, e secondo le direttive si dovrebbero togliere gli occhiali quando ci sono le scene «normali», ma chi lo fa? Ora abbiamo delle indicazioni più precise per cercare di farlo, ne va della salute dei nostri occhi (che sono due e vedono in un certo modo. Forse una ragione ci sarà…). Fonte dei dati: «test salute», 107, dicembre 2013

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