Etty Hillesum. Testimone di Dio nell’abisso del male – Recensione di Loredana Arcidiacono

cop Yves Bériault, Etty HillesumYves Bériault, Etty Hillesum. Testimone di Dio nell’abisso del male, Edizioni Paoline, Milano 2013, pp. 215, € 15,50

Ho letto per la prima volta Etty Hillesum nel 2006 grazie ad un’amica che mi prestò il suo Diario nella parziale ma unica versione disponibile in italiano fino al 2012 quando finalmente, a 26 anni dall’uscita in olandese, è stata pubblicata la versione integrale anche in Italia.

E da allora non ho mai smesso di meditare suoi sui scritti.

È con profonda emozione che leggo chiunque scriva su di lei. E sono in tanti a farlo. Perché il pensiero di Etty Hillesum è ancora tutto da scoprire.

Nel suo saggio, Yves Bériault, colpito dalla sua testimonianza nell’aprile del 2001, traccia le linee essenziali dello sviluppo religioso di questa donna che non ci racconta della Shoa, ma getta le basi per una vera comprensione della natura umana.

Il saggio ha uno stile semplice, diretto, pur esprimendo concetti profondi e complessi. Esattamente come il Diario dove si possono seguire con grande interesse le descrizioni che Etty fa dei suoi problemi, delle sue passioni, dei suoi tormenti di donna con amori intensi e difficili (non dimentichiamo la vicenda dell’aborto volontario, raramente citato), dei suoi conflitti di figlia nel rapporto con la madre dal carattere difficile. Ma tutti questi suoi lati non vanno ignorati se si vuole cogliere la personalità e quindi l’importanza del suo pensiero nella sua interezza, e soprattutto se si vuole seguire il suo percorso di avvicinamento a Dio.

Questo saggio svela il fulcro della vita spirituale di Etty, soprassedendo purtroppo su questi aspetti. Non condivido infatti la Prefazione al libro che indica «le prime 100 pagine del Diario che possono apparire insignificanti e prive di interesse». Quando lessi il Diario di Etty, ebbi l’impressione di entrare, sin dalle prime pagine, in un universo condensato di stati d’animo, gesti, sguardi e pensieri di una donna in preda ai tormenti e alla faticosa ricerca di un equilibrio. Una donna che si poneva già durante quegli anni la domanda che la facile risposta data dalla storia negli anni Cinquanta che Hitler fosse un pericoloso folle, non soddisfava. Le ricerche più recenti di storia ci descrivono infatti i nazisti come uomini comuni che, durante la guerra, furono disposti a commettere delle atrocità. Ed è questo che rende il suo Diario molto importante; la sua consapevolezza che ciò che accadeva in quel momento in Europa, accadeva a noi uomini comuni.

Consiglio quindi a tutti di non lasciarsi scoraggiare dal voluminoso Diario nell’edizione integrale che consta di 769 pagine (al netto di Prefazione e citazioni post) e di leggere l’intero percorso di questa straordinaria donna che nell’arco di due anni ha saputo donarci una lezione di umanità a mio avviso definitiva e non superata da altre testimonianze.

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