Maggio, il mese delle rose… ma…

Questa «Pillola» è una specie di recensione, perché ho letto un libro bellissimo (col titolo da una canzone di Fabrizio De Andrè), prestatomi da una cara amica, trovandovi molte «fonti d’ispirazione» e affinità con/per la semplicità volontaria.

Perché «No» ai fiori recisi…

«[…]Flower Confidential [*] ha condotto un’indagine approfondita sul “fiorente” mercato dei fiori, un semplice business intorno ai quaranta miliardi di dollari all’anno! Le rose che, se siete molto fortunate, avete appena ricevuto come regalo di compleanno probabilmente hanno viaggiato migliaia di chilometri prima di arrivare alla vostra porta. Oltre ad aver consumato più carburante di un campionato del mondo di formula uno, per rimanere fresche e inalterate, senza neanche una fogliolina ingiallita o un morso d’insetto, sono state irrorate di insetticidi potentissimi che respirerete a pieni polmoni alla prima annusata» (Serena Dandini, Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini, Rizzoli, Milano 2011, pp. 53-4)

[*Amy Stewart, Flower confidential: the Good, the Bad, and the Beautiful in the Business of Flowers, Algonquin Books, Chapel Hill 2007]

… perché «Sì» alle piante con le radici

Si narra di Hiroshima e Nagasaki, delle centinaia di migliaia di persone morte, ferite, senzatetto, e della parola giapponese «gaman»: «Ed è proprio con ammirabile gaman che si sono comportati i cittadini giapponesi sconvolti da questa incredibile violenza e, nel suo piccolo, anche uno sparuto albero di cachi che, “con pazienza e dignità”, è riuscito a sopravvivere sotto le ceneri del più orribile evento atomico provocato dall’uomo. Il dottor Masayuki Ebinuma, botanico di Nagasaki […] adottò questo sterpo malandato e con molta dedizione fu capace di riportarlo in buona salute. […] Oggi siamo già alla terza generazione di”«figli” di quel primo albero post-atomico; dal suo frutto sono stati prelevati alcuni semi da cui sono nate altre pianticelle […] Nell’agosto 1995, grazie al contributo dell’artista giapponese Tatsuo Miyajima, ha preso vita il progetto “Revive time – L’albero del cachi”, [**] che cerca genitori adottivi per nuovi virgulti da piantare in tutto il mondo (Serena Dandini, Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini, Rizzoli, Milano 2011, pp. 112-5)

[** kakitreeproject.com]

 

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