Aldo Capitini e Giorgio La Pira: profeti di pace sul sentiero di Isaia

Massimiliano Fortuna

Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira: profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008, p. 125

Aldo Capitini e Giorgio La PiraAldo Capitini e Giorgio La Pira: profeti di pace sul sentiero di Isaia di Maura Caracciolo è un piccolo libro, agile e scorrevole, che ci avvicina alle principali tappe della vita di questi due costruttori di pace e al loro percorso intellettuale. Uno strumento introduttivo utile soprattutto a chi con Capitini e La Pira non possiede molta familiarità.

Quasi coetanei, il percorso di vita dei due è stato segnato da tante affinità e alcune differenze. Entrambi antifascisti hanno fatto coincidere la loro avversione al regime con il rifiuto di forme di lotta violenta e armata. Tutti e due hanno vissuto pienamente immersi nella dimensione politica e in quella religiosa. Una vocazione, quella politica, che è corsa su binari paralleli, rivolta agli ultimi e alla costruzione dell’inclusione sociale. Mentre però in Capitini quest’impegno si è sempre manifestato in forma apartitica, La Pira ha scelto di seguire la via delle istituzioni, fu infatti sottosegretario al Ministero del lavoro e della previdenza sociale sotto De Gasperi e fu soprattutto, tra il 1951 e il 1965, uno straordinario e discusso sindaco di Firenze.

È probabilmente l’ambito religioso – come nota anche Maura Caracciolo – quello nel quale si è registrata una maggiore diversità. Capitini si è mosso su un terreno aconfessionale, da libero religioso, non identificandosi in nessuna tradizione religiosa specifica ma muovendosi principalmente all’interno di “categorie” cristiane con radicalità evangelica (è nota la grande ammirazione per il suo conterraneo Francesco d’Assisi, fonte di ispirazione continua) e forte spirito critico nei riguardi dell’istituzione cattolica. A questa Chiesa cattolica La Pira aderì invece con piena convinzione, manifestandole sempre sicura fedeltà. Ma, scrive la Caracciolo, “se, da una parte, egli riconosce nella struttura piramidale della Chiesa la volontà messianica, il ‘mistero sacro’, dall’altra è altresì convinto che tale organismo debba adeguarsi alle esigenze dei tempi, essere più disponibile nei riguardi delle varie necessità sociali e debba attivarsi maggiormente in favore dell’incontro tra le diverse culture e religioni” (p. 83-4).

Resta il fatto che, al di là delle divergenze sottolineate, sia Capitini che La Pira hanno concepito la religione e la politica come dimensioni indivisibili attraverso le quali l’uomo può esprimere la possibilità di incamminarsi su quel sentiero di Isaia che entrambi hanno cercato di percorrere con dedizione appassionata.


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