Meno 100 chili – Recensione di Cinzia Picchioni

cop cavallo Meno 100 chiliRoberto Cavallo, Meno 100 chili. Ricette per la dieta della nostra pattumiera, Edizioni Ambiente, Milano 2012, pp. 224, € 14,00

Comincia e finisce con una citazione di Italo Calvino (Le città invisibili, ovviamente, e Marcovaldo ovvero le stagioni in città, giacché il libro «parla» di rifiuti…) e di come molte città oggi sembrino Leonia.

L’elefante e la maglietta

Cosa? Sì, avete capito bene. Il dato proviene dal sito tedesco www.goethe.de e ci informa che una t-shirt nera ha uno «zaino» ecologico di di 4.583,70 chilogrammi, perché il calcolo comprende «il filo, la fattura e la durata di quest’ultimo, il modo in cui è stato colorato, confezionato, trasportato e, soprattutto, l’utilizzo. (La maglietta) viene lavata spesso e la lavatrice è a pieno carico, che temperatura ha l’acqua? Dopo viene stesa ad asciugare sul filo della biancheria o viene nuovamente consumata energa in un’asciugabiiancheria? Tutti questi fattori causano la produzione di tonnelleta di CO2 che vengono immessi nell’atmosfera. Esse fanno sì che una t-shirt nera pesi quanto un elefante adulto» (p. 63

Pensiamo che sia l’industria?

Crediamo che chi produce più CO2 sia l’industria? A volte si sente dire così, che non serve a nulla «stare attenti» noi piccoli cittadini, perché «tanto c’è l’industria che inquina talmente tanto più di noi…», be’ a p. 86 c’è una tabella che – oltre a dimostrarci che le sorgenti di inquinamento sono tutte rconducibili all’uomo e alle sue attività – ci istruisce sulle percentuali. Volete sapere qual è la più alta (26%)? La produzione di elettricità e calore. Tutte le altre fonti sono molto al di sotto del 20% (solo i trasporti producono il 17% di tutta la CO2 prodotta). La fonte è dell’European Environment agency.

Prevenire è meglio che curare

La prima regione a munirsi di un «piano di prevenzione» dei rifiuti è stata, indovinate un po’?, la Lombardia (scusate la «botta» di campanilismo, sono milanese, benché umbra di origine)! Nel 2009 i miei corregionali hanno stilato un elenco di undici azioni fondamnetali per ridurre i rifiuti all’origine: acqua alla spina (e tutto il possibile sfuso), vendita diretta e filiera corta, pannolini riutilizzabili e via… discernendo (fra quali prodotti acquistare). E naturalmente nello stesso capitolo – «Come possiamo ridurre i nostri rifiuti» – non mancano ricette divertenti per farsi il detersivo (p. 111)

Quando non c’è lo spazzolino…

… prima di tutto, perché non c’è lo spazzolino (riflessione filosofica)? Non mi sembra difficile portare in borsa, insieme al rossetto, uno spazzolino portatile, no? Così non saremmo costretti a usare il prodotto con cui termina la frase del titolino: una gomma da masticare (lo slogan dice, naturalmente, il nome del prodotto). Comunque, non era di questo che volevo parlare, ma di Chicza, una gomma da masticare rivoluzionaria, il cui slogan pubblicitario recita invece così: «Se un pesce o un uccellino ingoiano un qualsiasi chewing-gum possono morire, se ingoiano Chicza si nutrono (…)». Gli italiani masticano 45miliardi di gomme al giorno. E Chicza è l’unica gomma biodegradabile al cento per cento, mentre una «normale» gomma da masticare inquina e ci mette un sacco di tempo a smaltirsi. Quindi, se avete dimenticato lo spazzolino: Chicza! (p. 201)

Altissima, purissima… pesantissima!

No, non sui nostri reni, ma su tutti gli abitanti dell’intero pianeta. Così dichiara il capitolo «Quando la nostra pattumiera fa venire la febbre al cllima», dove il lettore è portato per mano a fare calcoli sul percorso dell’acqua dalla fonte alla nostra tavola, dai quali si evince che: «Sommando la CO2 emessa per produrre le bottiglie (…) con quella emessa per trasportarle (…) viene fuori che (…) la nostra acqua minerale tutti gli anni butta in atmosfera quasi un milione e mezzo di tonnellate (…) di CO2 » (p. 91)

Mi è piaciuto perché…

… ho trovato, tradotte in numeri e dat, molte delle intuizioni che ho da tempo. Per esempio le capsule per il caffè (con tutto il contorno di palette per girare lo zucchero, bustine mono-uso di zucchero – bianco! -, carta di alluminio che le avvolge una ad una – a volte due. Wow! Che bravi!): ogni anno un miliardo di queste maledette capsule, che non puoi nemmeno riciclare, inonda il pianeta, e rimepirebbero un palazzo di ottanta piani. Così, dopo aver avvelenato chi le ha bevute avvelenano tutti gli altri intorno! E poi un’altra intuiziione mi frulla nella testa, ma non so motivarla: quando sento dire «l’ho pagato poco» mi viene sempre da aggiungere «ti sembra» o «per ora», immaginando che se un bene o un servizio costano «poco» lo fanno per forza di cose solo apparentemente e momentaneamente. Alle pagine 47-8 del libro che ho letto e sto recensenso ho trovato un brano che – per me – vale tutto il libro. E per questo motivo ho deciso di riportarlo quasi per intero. Sul tema «l’illusione di pagare poco»:

«[…]C’è pure il telefonino usa-e-getta. E non da ieri, dal 2002 negli Stati Uniti. Lo compri con un po’ di carica dentro, la batteria dura circa 3 ore e quando hai finito lo butti. Così non ti intercettano. Così sei sempre anonimo. La questione di fondo è sempre la stessa: l’illusione di pagare poco [neretto mio]. Poco… per volta. Una sorta di rata, di plastica, di carta, di cotone sintetico e adesso anche di circuiti elettronici; così ti sembra di pagare di meno un rasoio, un fazzoletto, un pannolino o un elefonino, ma se solo uno sapesse fare le addizioni si accorgerebbe che dopo pochi utilizzi è già in perdita. Ma se uno sapesse fare le somme non ci sarebbe nemmeno stata la crisi finanziaria a fine 2008. L’usa-e-getta del debito e del credito. E non ti accorgi che la discarica dei tuoi debiti in banca è piena, proprio come la tua vita è vuota. E poi, le somme sei costretto a farle. Le somme bisogna farle, per ttrovare qualche posto dove metterci i rifiuti, che intanto sono crresciuti, un po’ con gli imballaggi, molto con l’usa-e-getta, anche di rifiuti ingombranti e durevoli (sic!), come gli elettrodomestici che di durevole non hanno più niente e durano un venetesimo di quelli di unja volta, un po’ per il cibo che, anxcora buono, buttiamo direttamente dagli scaffali o dai nostri piatti. I rifiuti sono cresciuti in peso, in volume, in resistenza, in complessità. Le bottigie di plastica da un litro e mezzo che consumiamo, in Italia, in un anno, messe in fila una dietro l’altra coprirebbero una distanza di circa 1.400.000 chilometri! Più di 35 volte il giro dell Terra, 3,5 volte la dstanza tra la Terra e la Luna. […]».

Per smaltire correttamente i rifiuti

www.covar14.it – 800.639.639 (ma da cellulare, costo a carico dell’utente: 011.96.98.800)

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